La donna ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa: “Per Eitan è meglio stare qui, come volevano i suoi genitori, che gli hanno sempre detto che a breve sarebbero tornati in Israele”
"Sono solo concentrata su Eitan adesso. E non bado a tutto quello che avviene intorno". Così, in un'intervista al quotidiano La Stampa, Gali Peleg, la zia materna di Eitan, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, costata la vita a 14 persone, tra cui i genitori del piccolo. La 29enne, che era in silenzio da quando suo padre, Shmuel Peleg, l'11 settembre ha portato il bimbo in Israele infrangendo le leggi italiane, aggiunge: "Vorrei credere che riusciremo a raggiungere un qualche accordo, un'intesa. Noi siamo pronti a mettere tutto da parte. Vogliamo mostrare loro (ai Biran, ndr) che per Eitan è meglio stare qui, come volevano i suoi genitori, che gli hanno sempre detto che a breve sarebbero tornati in Israele".
Le dichiarazioni
La zia materna del bambino poi sottolinea: "Sono concentrata su Eitan adesso. Voglio onorare le volontà di mia sorella adesso, avevamo un patto". Quindi aggiunge: "Voglio adottarlo e crescerlo come figlio mio. Mia sorella era anche la mia migliore amica. Eitan è la cosa che più mi importa, l'unica che interessa a me e alla mia famiglia". La zia assicura: "Per lui farò tutto. Faremo tutto".
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La nonna: ”Tutti i mezzi necessari affinché resti in Israele”
"Ci stiamo preparando con tutti i mezzi necessari affinché Eitan rimanga qui in Israele, da ebreo, in una scuola israeliana e in un ambiente israeliano e con la famiglia calorosa e amorevole che conosce dalla nascita". Queste le parole, invece, della nonna dei Eitan, Esther (Etty) Peleg, in un'intervista diffusa ieri sera dalla tv N12. La donna ha anche definito "una sciocchezza" le accuse di "lavaggio del cervello" avanzate dalla famiglia della zia Aya Biran-Nirko (affidataria della tutela) e dai suoi legali. "Dal momento in cui è tornato qui - ha spiegato Esther Peleg - è insolitamente felice. Questo è il suo mondo da 6 anni. Perché questa è una famiglia calorosa e amorevole rispetto alla famiglia in Italia che si incontrava con lui al massimo una volta alla settimana". La donna - a fronte dell'udienza di discussione del caso prevista al Tribunale di Tel Aviv del 23 settembre che potrebbe confermare l'affido ad Aya Biran - si è poi augurata che "alla fine anche i Tribunali israeliani capiscano" quello che è "il bene" per Eitan. Infine ha spiegato che la famiglia ha ottenuto il "permesso del Comune di Tel Aviv per iscriverlo a scuola e tutti lo stanno aspettando".
Lo zio paterno: "Eitan torni in Italia dove si deciderà su adozione"
"I giudici israeliani devono toglierlo dalle mani dei suoi rapitori e riconsegnarlo alla sua tutrice Aya", sostiene Or Nirko, zio paterno di Eitan e marito di Aya Biran, tutrice legale del bimbo. "Abbiamo saputo che la zia materna ha presentato un'istanza in Israele per chiederne l'adozione, ma il tribunale competente per decidere sull'adozione è quello italiano", ha aggiunto Nirko, che ha spiegato che per Aya sarà "complicato" riuscire a vedere il piccolo prima dell'udienza di giovedì a Tel Aviv.