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Expo: Appello Milano, prescrizione per sindaco Sala accusato di falso

Lombardia

La Corte d'appello di Milano ha dichiarato la prescrizione del reato per il primo cittadino, ex ad e commissario unico di Expo

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La Corte d'appello di Milano ha dichiarato il non doversi procedere per prescrizione del reato per il sindaco Giuseppe Sala, ex ad e commissario unico di Expo, nell'ambito del processo con al centro il maxi appalto per la Piastra dei Servizi. (LE TAPPE)

Il sindaco è finito imputato per falso per aver firmato, nel maggio 2012, due verbali retrodatati che servirono a sostituire due commissari incompatibili nella gara per la Piastra dei servizi. In primo grado, il 5 luglio 2019, era stato condannato a sei mesi di reclusione convertiti in una pena pecuniaria di 45 mila euro, e gli era stata riconosciuta l'attenuante dell'aver agito per motivi di "particolare valore morale o sociale". Il reato si era prescritto nel novembre 2019.

La sentenza

La quarta Corte d'Appello, presieduta da Cornelia Martini, affiancata dai giudici Antonella Lai ed Elsa Gazzaniga, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale, rigettato quello della parte civile Mantovani Spa presentato solo nei confronti dell'ex dg di Ilspa Antonio Giulio Rognoni, e il non doversi procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione nei confronti di Sala. Per il resto è stata confermata la sentenza di primo grado. Nel luglio 2019 il Tribunale aveva assolto l'allora manager Angelo Paris, che rispondeva pure di tentato abuso di ufficio, Antonio Giulio Rognoni, accusato di turbativa d'asta sulla gara d'appalto, e Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani spa, la società che si aggiudicò il maxi appalto, accusato di tentato abuso d'ufficio. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Angelo Paris, unico imputato presente in aula, ha dichiarato: "la sentenza di oggi è importante perché è stato riconosciuto il lavoro che si è fatto per Expo".

Il legale del sindaco Sala: "Riconosciuto suo merito"

La Corte quindi non ha accolto la richiesta del legale di Sala, Salvatore Scuto, che aveva chiesto l'assoluzione nel merito per il primo cittadino. "Adesso leggeremo la sentenza, il reato è stato dichiarato prescritto, del resto era prescritto. Rimane un fatto storico che è stato giudicato da un punto di vista penale sotto il profilo di responsabilità, da un punto di vista sociale e sostanziale è stato riconosciuto un grande merito a Beppe Sala non solo nei confronti di Milano ma di tutto il Paese". E' il commento dell'avvocato. Il legale ha fatto riferimento all'attenuante dell'aver agito per motivi di "particolare valore morale o sociale" riconosciuta in primo grado, malgrado la condanna. "A volte la giustizia - ha aggiunto Scuto - non ha ali così forti per potersi elevare oltre determinate situazioni e dinamiche e quindi rimane questo aspetto, rimane una sentenza di prescrizione che leggeremo e poi valuteremo". La difesa aveva chiesto l'assoluzione perché, ha chiarito Scuto, "c'è una possibilità che ci sia anche davanti alla prescrizione, una possibilità molto più ristretta rispetto a quando non è maturata. Adesso in questo senso leggeremo le motivazioni della sentenza e poi faremo una valutazione". In una nota il legale Scuto ha spiegato anche di aver "persuaso Beppe Sala a non rinunciare alla prescrizione, maturata già lo scorso mese di novembre, così ponendo fine a una vicenda giudiziaria figlia dell'inconsueta iniziativa della Procura Generale, intrapresa quando, nel novembre 2016, era facilmente presumibile che il termine prescrizionale per il reato contestato sarebbe maturato nel corso del procedimento". 

L'avvocato Scuto nella nota ricorda che la Procura generale "decise di avocare a sé il procedimento nonostante la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura" che "aveva peraltro già ritenuto penalmente irrilevante la retrodatazione dell'atto di nomina dei commissari della Commissione aggiudicatrice del principale appalto di Expo". Una valutazione "non molto distante da quella effettuata dal Tribunale che ha chiaramente affermato come la retrodatazione venne compiuta per assecondare l'interesse superiore del Paese, che individuava appunto nella realizzazione dell'Expo un obiettivo di preminente e generale interesse nazionale". Per il Tribunale, aggiunge Scuto, "non è emersa alcuna volontà di avvantaggiare taluno dei concorrenti alla gara o danneggiare altri, ma solo quella di assicurare la realizzazione in tempo utile delle infrastrutture per la realizzazione ed il successo dell'Esposizione". Argomentazioni "ben radicate e largamente condivise nella coscienza pubblica al punto di aver meritato l'apprezzamento dello stesso Tribunale" col riconoscimento della "attenuante". In più, il comportamento processuale di Sala è stato "ritenuto dal Tribunale 'ineccepibile', il che esclude che l'odierno esito processuale sia stato in qualche modo ricercato e/o favorito da strategie difensive". Una scelta diversa, conclude il difensore, "avrebbe rappresentato una non fisiologica torsione del sistema Giustizia, idonea solo a produrre una ulteriore ed inutile perdita di energie soprattutto dal punto di vista umano e personale".