L'inchiesta - che parte dalla vicenda del capannone di Cormano - sta cercando di appurare anche se i contabili abbiano o meno raccolto 'fondi neri' per il partito
Si è tenuto al settimo piano del Tribunale di Milano l'interrogatorio davanti al gip, Giulio Fanales, di Alberto Di Rubba, il direttore amministrativo per la Lega al Senato ed ex presidente della Lombardia Film Commission, finito agli arresti domiciliari giovedì scorso assieme ad altri due commercialisti di fiducia della Lega, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, e al cognato di quest'ultimo Fabio Barbarossa. (LA VICENDA - GLI INDAGATI) Davanti al magistrato Di Rubba "ha chiarito la sua posizione nei termini di estraneità agli illeciti che gli sono stati contestati", ha spiegato il suo legale, l'avvocato Piermaria Corso. L'interrogatorio di garanzia è durato circa due ore e mezzo. Di Rubba deve rispondere di peculato e turbativa d'asta.
Gli altri interrogatori
Scillieri e Barbarossa hanno deciso di non presentarsi per gli interrogatori di oggi e di non rispondere al giudice, mentre l'interrogatorio di Manzoni, revisore contabile della Lega alla Camera, si terrà dopo quello di Di Rubba, perché i due contabili del partito, assistiti dall'avvocato Piermaria Corso, hanno deciso di difendersi dalle accuse probabilmente rimanendo nel perimetro del caso del capannone venduto alla LFC per 800mila euro. Prezzo gonfiato, secondo l'accusa, per drenare soldi pubblici dalla fondazione partecipata dalla Regione Lombardia. Presente agli interrogatori anche il pm Stefano Civardi, titolare dell'indagine con l'aggiunto Eugenio Fusco. Scillieri non si è presentato perché, come ha chiarito il suo legale Massimo Di Noia, "c'è troppa pressione mediatica, sarebbe come sottoporlo a delle forche caudine".
L'inchiesta
Intanto, l'inchiesta che parte dalla vicenda del capannone di Cormano sta cercando di appurare anche se i contabili abbiano o meno raccolto 'fondi neri' per il partito. Indagine che si muove in parallelo a quella genovese sul riciclaggio dei famosi 49 milioni di euro di cui non si trova più traccia.
Dalle carte dell'indagine, ossia da migliaia di atti depositati in questi giorni, sono emerse una serie di movimentazioni finanziarie sospette tra la Lega, i contabili finiti ai domiciliari e anche l'imprenditore Francesco Barachetti, titolare della Barachetti service srl che incassò più di 200mila euro per la ristrutturazione del capannone e che negli ultimi anni avrebbe ottenuto anche pagamenti per oltre due milioni di euro dal Carroccio.
In questi giorni stanno arrivando in Procura diverse segnalazioni dal mondo bancario di operazioni sospette da parte di imprenditori con controparte o la Lega o società riconducibili ai contabili finiti ai domiciliari giovedì scorso.
Le intercettazioni
"La banca non ha perso un centesimo, io non ho preso un soldo, l'ho fatto solo per amicizia e in buona fede". Così Marco Ghilardi, all'epoca direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo), parla intercettato il 21 maggio scorso con Di Rubba. Ghilardi è molto preoccupato per il suo futuro, e legge a Di Rubba tutte le contestazioni che l'istituto gli ha fatto per le mancate segnalazioni di una serie di operazioni sospette sui conti di società di Di Rubba e dell'altro revisore del Carroccio Andrea Manzoni. Contestazioni disciplinari che porteranno poi al suo licenziamento. "Perché a 50 anni dove c...o vado? (...) chi c...o mi assume (...) Allora lì dovrò contare ancora su di te o su qualcuno", dice preoccupato l'uomo. E Manzoni il giorno successivo, parlando con un avvocato che assiste Ghilardi, gli dice: "Hanno fatto adesso una contestazione disciplinare di (...) non so quante pagine (...) tutto legato a noi per il discorso Lega". Ghilardi, che è stato sentito dai pm di Milano come teste, ha poi raccontato le "anomalie" delle movimentazioni su quei conti: "Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, al di là degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent'anni". Il teste nel verbale del 22 luglio ha parlato anche dei "giri di soldi tramite 'Più voci'", l'associazione di cui era legale rappresentante il tesoriere della Lega Giulio Centemero, e del fatto che "Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega".
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