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Coronavirus, sottosegretaria Zampa: "Su Trivulzio ispezione conclusa"

Lombardia
Sandra Zampa (ANSA)

Secondo Zampa l'ispezione era necessaria per "comprendere come mai lì siamo arrivati a un numero di decessi così grande"

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"Sul Trivulzio noi abbiamo fatto quello che era doveroso fare". Lo ha dichiarato la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, durante la trasmissione Circo Massimo su Radio Capital, sottolineando che "l'ispezione è già conclusa". Secondo Zampa era necessaria per "comprendere come mai lì siamo arrivati a un numero di decessi così grande" durante il primo periodo dell'emergenza Coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - L'EMERGENZA IN LOMBARDIA). Il 14 aprile la Guardia di finanza di Milano ha effettuato delle perquisizioni nelle sedi del Pio Albergo Trivulzio. Durante l'operazione sono stati sequestrati dei documenti relativi all’inchiesta aperta dalla Procura in cui è indagato il direttore generale della struttura.

"Nelle Rsa non dovevano entrare possibili soggetti contagiati"

Secondo quanto sostiene la sottosegretaria le disposizioni per le Rsa prevedevano che "non entrassero dall'esterno possibili soggetti contagiati e quindi possibili diffusori del virus. Io tra l'altro - ha affermato Zampa - mi troverò proprio oggi nel pomeriggio a rispondere a un'interrogazione su questo. Ci sono i nostri esperti al Ministero che stanno ovviamente predisponendo la risposta. Si tratta di una materia molto delicata. Di certo le disposizioni che erano state date a tutti, in particolare dall'Iss e dal Ministero con una circolare - ha concluso - prevedevano, non soltanto per la Lombardia, ma per tutte le Rsa, che non entrassero dall'esterno possibili soggetti contagiati e quindi possibili diffusori del virus".

Le indagini in corso

I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria oggi sono tornati negli uffici della Regione Lombardia, in particolare in quelli dell'Avvocatura, per completare, dopo aver preso appuntamento e come emerso già ieri, l'acquisizione di atti richiesti al Pirellone e utili secondo la Procura di Milano nelle indagini riguardanti le Rsa. L'attività di acquisizione (non di perquisizione) iniziata ieri dalla Gdf serve per far entrare negli atti delle inchieste tutte le delibere, le indicazioni, le comunicazioni dalla Regione alle Ats (ex Asl) riguardanti le case di riposo e le direttive date dall'inizio dell'emergenza, dal 20 febbraio in poi. Al centro delle indagini, in particolare, la carenza di dispositivi di protezione per ospiti e operatori nelle Rsa e il trasferimento di pazienti Covid in alcune strutture (sulla base di una delibera dell'8 marzo) che potrebbe aver influito sulla diffusione del contagio.
La Procura di Milano inoltre è pronta a nominare un epidemiologo che possa affiancare i pm del pool, guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, come consulente nelle indagini. Gli inquirenti stanno vagliando alcuni nomi prima di assegnare l'incarico di consulenza. Le indagini, è stato chiarito, riguardano le Rsa e non si sono allargate, al momento, agli ospedali. Anche il fronte economico dei rapporti (convenzioni e rimborsi) tra le case di riposo e la Regione, relativo ai pazienti trasferiti dagli ospedali, è un aspetto che potrebbe essere valutato. Viene precisato, però, che le indagini stanno muovendo i primi passi e ci sono migliaia di atti da visionare. 

Al Trivulzio molti ricoveri per polmonite

In merito alle indagini in corso, in serata l’ANSA avrebbe appreso che da gennaio in poi al Pio Albergo Trivulzio di Milano sarebbero stati ricoverati molti pazienti con polmoniti o con sintomi da insufficienza respiratoria e "criticità" di questo tipo le avevano anche alcuni dei pazienti (una ventina e ufficialmente 'non Covid') trasferiti al Pat dopo lo scoppio dell'emergenza Coronavirus. Lo ha appreso l'ANSA in merito alle indagini sulla diffusione del contagio nelle Rsa e sulle morti di anziani, coordinate dalla Procura e condotte dalla Gdf che ha sequestrato al Trivulzio centinaia di cartelle cliniche due giorni fa.

Azzoni: "Agghiacciante quadro di malasanità"

Al Pio Albergo Trivulzio c'è "un agghiacciante quadro di malasanità". A dirlo all'ANSA è Alessandro Azzoni, che ha creato il Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio e sta raccogliendo quotidianamente denunce e testimonianze di parenti dei pazienti della più grande rsa di Milano. L'uomo è il figlio di una donna di 76 anni ricoverata al Trivulzio da due anni. "Nessuno sa dirmi da quanti giorni ha smesso di mangiare", precisa Azzoni, secondo cui al Trivulzio "si sta assistendo alla cronaca di una serie di morti annunciate. Questo dopo che la pandemia è già arrivata da un mese e mezzo e quindi non può più essere considerata un'emergenza: i dirigenti lo sanno quello che sta succedendo, ma hanno altro a cui pensare, a partire dalle indagini".

"Class action? Per ora pensiamo a chi è ancora dentro"

Per Azzoni "non c'è tempo ora per una class action, bisogna salvare le persone che sono ancora dentro al Pat" perché "non è caduto un aereo e ci sono morti su cui indagare. La situazione è ancora fuori controllo e i morti continuano a esserci ogni giorno. Sono in contatto con tante famiglie che hanno perso i loro cari, non voglio fare la stessa fine e vogliamo che si agisca subito, commissariando il Pat e mettendo in atto tutte le azioni urgenti oggi per salvare vite che hanno la dignità di vivere. Vogliamo fare un esposto subito, poi valuteremo come proseguire per capire chi è responsabile per le morti, che cosa non ha funzionato". "A una signora ieri hanno detto che l'ospite di fianco a sua nonna ha i sintomi del Covid ma non la spostano, la lasciano lì e così la condannano a morte", prosegue Azzoni, che ha la madre malata di Alzheimer e ricoverata da due anni nel reparto Fornari del Pat: "Oggi - racconta - ho litigato con un medico per farle fare una flebo, era nel letto senza parlare, non sapevano da quanto non mangia, probabilmente da almeno una settimana, ha una saturazione che richiederebbe una maschera d'ossigeno ma non gliela mettono". "La sua dottoressa curante è sparita - aggiunge - un terzo del personale è a casa infettato e quello che è rimasto fa il possibile ma senza una linea guida. Di fatto il Pat non ha più dirigenza, ci sono mille e più ospiti che riescono ad andare avanti solo e semplicemente grazie a lavoro del personale medico e infermieristico che sta dando tutto. Ma non vengono fatte scelte e nel reparto di mia madre dove ci sono 20 persone, ne sono morte sei già la settimana scorsa".

Trivulzio scrisse: "Mascherine non si trovano"

Sono state inviate "plurime" richieste su "fabbisogni urgenti di mascherine chirurgiche e Dpi", come "mascherine FFP2", a "società operanti nel settore, nonché alla Centrale regionale di committenza", ma tutte "allo stato prive di riscontro". Così scriveva il Pio Albergo Trivulzio di Milano in un documento datato 19 marzo, e dunque quasi un mese dopo l'inizio dell'epidemia da Coronavirus. Nello stesso documento il Pat dava conto di essere, comunque, riuscito ad individuare una società per una fornitura di 100mila mascherine chirurgiche e 18mila di tipo FFP2 e ne disponeva l'acquisto. Erano rimaste, invece, senza "riscontro", si legge nel documento, le richieste inviate ad altre società e ad Aria spa, la "Centrale regionale di committenza", anche "per il tramite della Sezione della Protezione Civile della Regione Lombardia”