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Morte di Daniele Belardinelli, ultrà del Napoli posto ai domiciliari

Lombardia
Foto di archivio

Era stato arrestato il 18 ottobre per omicidio volontario per aver travolto e ucciso col suo suv l'ultrà del Varese all'inizio degli scontri del 26 dicembre 2018 in via Novara a Milano

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Fabio Manduca, l'ultrà napoletano di 39 anni accusato di omicidio volontario per aver travolto e ucciso col suo suv Daniele Belardinelli (CHI ERA) durante gli scontri del 26 dicembre prima di Inter-Napoli, esce dal carcere e va ai domiciliari (VIDEO - FOTO - MORTI DOPO SCONTRI ULTRAS: I CASI). A deciderlo è stato il gip di Milano, Guido Salvini, con l'ok dei pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro. Per la prossima settimana è fissata, intanto, un'udienza al Riesame, a cui ha fatto ricorso la difesa del 39enne, coi legali Dario Cuomo e Luigi Alaia, e nella quale i difensori potrebbero puntare su un'eventuale riqualificazione del reato da omicidio volontario a stradale, anche se Manduca non ha mai ammesso di aver investito Belardinelli. Nell'ultimo interrogatorio davanti ai pm non ha risposto.

Le parole del gip

La decisione è stata presa perché gli stessi inquirenti, come ha precisato il giudice, hanno ascoltato in questi giorni di nuovo "tutte le persone, facenti parte della colonna napoletana, che si trovavano sulla autovettura di Manduca" e anche "altri testimoni cosicché tale segmento dell'indagine risulta sostanzialmente completato". In questo caso, quindi, viene meno una delle esigenze cautelari che si basava "essenzialmente sul rischio di condizionamento" dei testi da parte dell'arrestato, che aveva cercato di 'avvicinare' nel corso delle indagini. I domiciliari ha specificato il gip, vanno eseguiti "in modo rigido" col "divieto" per Manduca "di avere contatti con persone diverse dai suoi familiari".

"Confermati i gravi indizi di colpevolezza"

Il giudice nell'ordinanza sottolinea che dopo l'arresto l'ultrà "ha reso spontanee dichiarazioni" in cui, nonostante abbia negato l'investimento, "ha fra l'altro ammesso di essere stato al volante della Renault Kadjar al momento dei fatti e di essersi trovato, nel superare l'incrocio tra via fratelli Zoia e via Novara, subito dopo la volante della polizia e cioè in una posizione pienamente compatibile con la responsabilità dell'investimento di Belardinelli". Cosa che, tra l'altro, "risulta dai fotogrammi e dalla complessiva ricostruzione" nelle indagini. Rimangono quindi confermati, spiega Salvini, "i gravi indizi di colpevolezza e non vi è stata da parte dell'indagato alcuna ricostruzione alternativa a quella dell'accusa".
Il gip ha aggiunto che anche il pericolo di reiterazione del reato "appare allo stato improbabile sia perché il fatto contestato a Manduca è avvenuto in un contesto del tutto particolare che difficilmente può ripetersi", che perché quegli scontri di Santo Stefano "hanno avuto una vasta eco mediatica che rende di per sé difficile la ripresa di contatti" per lui "con l'ambiente in cui sono accaduti".