“Ma li hai davvero letti tutti?”: un libro racconta come è facile (e complicato) leggere

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Filippo Maria Battaglia

©LaPresse

IL LIBRO DELLA SETTIMANA In “Neuropsicologia della lettura” Davide Crepaldi affronta le infinite implicazioni che l'esercizio del leggere ha sul nostro cervello. Sfatando un po’ di luoghi comuni dietro ai quali ci nascondiamo

 

“Ma come fai ad averli letti tutti?”. Alzi la mano il lettore forte che - di fronte a una libreria con qualche migliaio di volumi - non si sia sentito rivolgere almeno una volta nella vita la fatidica domanda. 

La replica, generalmente, oscilla tra l’evasivo e l’imbarazzato. A provare ora a rispondere anche a questa domanda è il neuroscienziato Davide Crepaldi: “In media - scrive in Neuropsicologia della lettura (Carocci, pp. 112, euro 12) - leggiamo a una velocità di circa 240 parole al minuto. I più rapidi tra noi raggiungono picchi di 350 parole al minuto”. Non è dunque una questione di tempo, spiega Crepaldi. Semmai, è una questione di attenzione (e di elaborazione).

Un esempio? Guerra e pace di Lev Tolstoj, davanti alla cui mole si sono inabissati i buoni propositi di diverse migliaia di lettori (senza probabilmente mai sapere cosa si sono persi), si legge in appena 26 ore continuative di lettura. 

 

Cosa accade nel nostro cervello quando leggiamo

Fin qui, la parte facile. La faccenda si complica se vogliamo capire cosa accade nel nostro cervello mentre leggiamo. Negli ultimi anni, la ricerca e la tecnologia ci hanno dato comunque una grossa mano, anche grazie a una tecnica dal nome impronunciabile (magnetoencelografia). Grazie alla “meg” abbiamo così scoperto, ad esempio, che bastano appena 100 millisecondi (lo stesso tempo che un atleta impiega per staccarsi dai blocchi di partenza dopo lo sparo in una finale olimpica) perché diverse aree del nostro cervello rispondano in modo diverso a seconda che una parola si riferisca a un oggetto grande o piccolo, costruito dall’uomo o presente in natura, vivente o non vivente. In sostanza, spiega Crepaldi, in quel lasso di tempo “il nostro cervello ha già estratto una quantità enorme di significato nella parola che gli è stata presentata”, trasformando una sequenza di simboli grafici (cioè le lettere) in conoscenza.

 

Queste informazioni sono solo una manciata delle infinite implicazioni che il nostro cervello attua quando si imbatte in una parola scritta. E il libro di cui stiamo parlando in sostanza affronta esattamente questo. Con un grande merito: il suo autore, professore associato di Neuroscienze cognitive della SISSA di Trieste, riesce a farlo attraendo il lettore verso implicazioni a prima vista assai remote grazie a una scrittura molto agile e di grande efficacia comunicativa.

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