Mario Desiati: "Il meno è meglio, anche in un romanzo"

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Filippo Maria Battaglia

Foto di Valentina Calledda

Lo scrittore torna in libreria con "Spatriati", un romanzo pubblicato da Einaudi in grado di raccontare le screziature e le contraddizioni di un'intera generazione. E durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, dice: "Per chi scrive, la poesia è un vero esercizio delle parole che ti insegna come piegare le frasi"

"Ramingo, senza meta, interrotto". Ma anche "balordo, irrisolto, allontanato, sparpagliato, disperso, incerto". Così il dizionario di Gaetano Marangi definisce il termine "spatriètə", che nel dialetto martinese (siamo in Puglia, a Martina Franca)  sarebbe "spatriato". 

"Un parola che - racconta Mario Desiati durante l'ultima puntata di 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - in molti dialetti pugliesi ha anche una sfumatura non proprio positiva . 'Spatriato' viene detto a volte con sgomento per qualcuno di irregolare, altre volte in maniera un po’ più ironica, ma insomma si tratta spesso di una persona che, arrivata a una certa età, non ha ancora raggiunto un riconoscimento sociale preciso, una famiglia, un lavoro o un luogo in cui vivere".

 

Le screziature e le contraddizioni di una generazione

Quel participio, declinato al plurale, è diventato anche il titolo dell'ultimo romanzo di Desiati pubblicato da Einaudi e con protagonisti Francesco e Claudia, il loro incontro, la loro amicizia e la loro crescita nella provincia italiana, prima della fuga di quest'ultima che la fa diventare appunto "spatriata". 

"Ti senti sradicato solo se sai quali sono le radici che non percepisci, e dunque se puoi mettere a confronto quello che eri con quello che sei diventato", spiega Desiati, prima di aggiungere che "puoi capire ciò che sei diventato solo dopo che sei andato via dal posto in cui pensavi di poter rimanere per sempre".

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"Un grande autore sa anche cosa togliere"

Il romanzo di Desiati indaga le screziature e le contraddizioni di un'intera generazione, quella dei quarantenni, sospesa tra il desiderio di evasione e la necessità di ritrovarsi, con una scrittura di singolare eleganza e intensità, in cui conta anche l'omissione e il sottinteso. 

"C'è un proverbio tedesco ('weniger ist mehr') che in italiano si traduce con 'meno è meglio' e che secondo me è perfetto per il mondo del romanzo", spiega lui, che da vent'anni affianca il lavoro di editor a quello di scrittore. "Un grande autore - dice - non è soltanto chi sa scrivere bene una frase o raccontare una storia: è anche colui che sa dove fermarsi e sa cosa togliere, e dunque sa ciò che è che può rovinare un libro". In questo, osserva Desiati, aiuta la poesia, "un vero esercizio delle parole che, col verso libero ma anche col verso che rispetta la metrica, ti fa vedere come puoi piegare le frasi, permettendoti di scrivere di cose che pensavi di non poter raccontare".

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