Piccoli "Amazon" crescono? Come sta il mercato dei libri online

Forse i titoli allarmistici degli ultimi mesi sulla crisi della lettura globale non erano poi così centrati. Abbiamo un problema con le lancette dell’orologio, più che con i libri. Ce lo raccontano i dati diffusi pochi giorni fa dall’Osservatorio dell’Associazione italiana editori. Nel 2025 i lettori sono aumentati, soprattutto tra i giovani, ma a calare sono tempi e frequenza di lettura. Siamo in media sempre meno disposti a dedicare una finestra della quotidianità all’attività del leggere. E non stupirà dunque che tutto questo abbia un forte impatto anche sul modo in cui concepiamo l’acquisto dei libri. Per chi va veloce Amazon, la più grande piattaforma di retailing mondiale, è il luogo perfetto: basta un click. Una comodità a cui molti non rinuncerebbero per niente al mondo, specie se in periodi concitati come quello delle feste natalizie in cui si punta a non restare imbottigliati nel traffico o in lunghe file alle casse. Ma esistono delle alternative a questo gigante che ci tiene lontani dalle librerie, soprattutto dalle quelle più piccole che hanno bisogno di essere sostenute? La pandemia ha rappresentato una fase di grande sperimentazione sul fronte dell'e-commerce applicato alle librerie piccole e medie. Una fioritura di iniziative che ha promosso uno shopping etico a favore delle microrealtà, piegate dai lockdown e dalla conseguente crisi economica. Nel 2020 negli Usa venne lanciato Bookshop.org sul modello di altri siti, sia americani come Indie Bound, sia europei: dall’inglese Hive fino al francese Paris librairies, passando per la Spagna con Todos tus libros. Bookshop.org, che sostiene più di 2500 negozi e che riserva l’80% dei profitti alle casse delle librerie indipendenti, è sopravvissuta con successo alla fine dell’emergenza sanitaria. Non si può dire lo stesso per gli equivalenti italiani. Da un lato BookDealer che ad ottobre ha annunciato di trovarsi in una situazione di difficoltà con forti arretrati nei pagamenti, dall’altro GoodBook, antesignano nato nel 2013, che ha chiuso i battenti due anni fa. Di prospettive, alternative, e futuro del mercato librario online abbiamo parlato con Giorgo Gizzi, direttore di Risguardi, rivista delle librerie per le librerie che unisce le voci dei librai a quelle dei protagonisti delle piccole e medie case editrici italiane. “Tanto gli editori quanto i librai sono le stazioni meteorologiche per capire dove va la scrittura e la lettura”, sottolinea a Sky TG24. L'impressione è che tutto il fermento che c'è stato nel 2020, innescato dalla pandemia, si sia spento in Italia. Cosa è successo? Chiaramente il periodo della pandemia con le librerie fisiche costrette alla chiusura, come tanti altri negozi, ha favorito un ritorno alla lettura e soprattutto all'uso di piattaforme online per quanto riguarda l'acquisto dei libri. Allo stesso tempo finita l’emergenza, inevitabilmente, chi desidera il consiglio del libraio e chi vuole avvalersi di questi mediatori culturali, avendo la possibilità di andare nelle librerie su strada, nei negozi vicinato, è tornato a privilegiare i luoghi fisici. Il declino era prevedibile, ma c’è dell’altro. Ci spieghi. L’attuale situazione di commercio impedisce la possibilità di tenere in piedi piattaforme simili a BookDealer, perché sono considerate antieconomiche rispetto ad Amazon, che non fa pagare costi di spedizione per gli abbonati ad Amazon Prime. La spedizione è il vero motivo su cui si infrangono queste attività, perché quando una spedizione in Italia fino ai 20 kg costa circa 4,90 euro per un player, essendo il prezzo medio di un libro di vendita di 14,63 euro, diventa molto difficile per qualunque concorrente riuscire a farcela. Questo malgrado la presenza di una legge, la legge Levi, che ha tutelato la vera concorrenza e ha limitato gli sconti sul libro al massimo al 5%. E il resto dell’e-commerce? Ci sono poi una serie di piattaforme Libraccio, Libreria Universitaria, Feltrinelli, Mondatori, ma guarda caso tutte quante sono alleate o di proprietà di distributori e questo permette un'economia di scala ben diversa da quella del distributore di libri online che si propone di allearsi con piccole librerie che invece distributori non sono. Manca in Italia una concorrenza vera ad Amazon che arrivi dal basso come può essere negli Stati Uniti una realtà come Powell's, che è questa gigantesca libreria di Portland che si vanta di riuscire ad arrivare un po' ovunque negli USA, soprattutto attraverso le proposte diffuse attraverso newsletter Come possono migliorare le librerie italiane? Esistono tutta una serie di librerie indipendenti italiane che puntano molto sulle spedizioni che sono però prima precedute dal consiglio e quindi riescono attraverso ordini che sono congrui per lettori molto forti ad abbattere totalmente le spedizioni e diventare concorrenziali. In quel caso il rapporto che si instaura tra il libraio e il cliente che preferisce queste librerie è sempre un rapporto che ha alla base la competenza del libraio e la sua mediazione e la sua conoscenza dei libri, dei cataloghi. Queste sono strategie molto interessanti che ogni libreria poi si trova a escogitare e a praticare. Un esempio positivo? Ci sono tante librerie che riescono a fare pre-order online molto interessanti in termini numerici su titoli che possono riguardare vaste platee di persone o librerie che puntano nel loro assortimento e anche per la loro vendita online su editori che non sono rappresentati in maniera molto forte su Amazon o su piattaforme analoghe. Questi sono spazi di resistenza decisamente da valorizzare e che sono interessanti anche a livello di fatturato, però non possono assolutamente essere considerati degli online veri e propri. Cosa tiene lontani dall’online le librerie indipendenti? Un catalogo di una bibliografica online per una libreria indipendente è pesantissimo con dei costi di gestione e di affitto che sono effettivamente molto forti e a cui si deve aggiungere poi la manutenzione e la sicurezza dei dati del cliente che è altrettanto delicata. Lei dirige un’importante libreria indipendente, l’Arcadia di Rovereto. Quali sono le sue di strategie? Abbiamo mantenuto dal periodo della pandemia tutta una serie di rapporti diretti con clienti che ci telefonano per sentire la nostra voce e quindi i nostri consigli e poi provvedono a inviarci la loro mail di desiderata oppure abbiamo il sito della libreria, in cui di tanto in tanto immettiamo prodotti che vengono richiesti dai clienti. Partecipiamo inoltre anche a diverse fiere che sono dei momenti importanti per intercettare un certo tipo di lettore che andiamo via via fidelizzando e che si rivolge a noi tutto l'anno per ricevere i nostri pareri. Si tratta di una nicchia di mercato che ci dà molta soddisfazione. Gli eventi come i gruppi di lettura che teniamo fuori dal nostro contesto cittadino sono un’altra grande opportunità. Lei quindi è pessimista sul fronte della possibilità e della prospettiva di piattaforme come Bookdealer e simili su modello di Bookshop.org? Sì, esattamente io credo che una piattaforma su larga scala per le librerie indipendenti sia impossibile da attuare, mentre ritengo che sia assolutamente possibile coltivare dei rapporti preferenziali con un certo tipo di lettori che sono quelli che non trovano soddisfazione semplicemente nei suggerimenti che gli arrivano dall'algoritmo ma vogliono una consulenza ad hoc, personalizzata, che si rivolgono al libraio tutto l'anno sia tramite email tramite sia tramite una semplice telefonata. Pensa che ci sia un problema culturale alla base: non si percepisce la necessità di sostenere le piccole realtà? Secondo me è una cultura che invece si sta sviluppando sempre di più e ci sono molte persone che capiscono la differenza e che cosa voglia dire anche in termini di ripercussioni sociali: la differenza tra l’acquistare su una piattaforma che non paga la stragrande maggioranza delle tasse in Italia o acquistare in un negozio di vicinato. Ci sono tante librerie indipendenti che sono andate in crisi è anche vero che ci sono tante librerie indipendenti che si sono rafforzate avendo capito come lavorare e in che direzione andare negli ultimi anni Sono settimane di scelta dei regali, per chi volesse donare un libro quali libri consiglia? Il primo consiglio di lettura è sicuramente “La via del mare” di Erika Fatland , una delle grandi scrittrici di narrativa di viaggio che ha percorso le rotte dell’Impero perduto del Portogallo. Tra le nuove uscite c’è “Varie cose sulle sequoie e sul tempo” che è davvero un capolavoro: un romanzo di formazione di questo grande scrittore islandese nato nel ‘63. Poi segnalo a livello italiano il Lunario di Braccia Rubate e "C’era una volta in Italia. Gli anni Ottanta” di Enrico Deaglio con la partecipazione di Ivan Carozzi. Dopo i due precedenti volumi dedicati ai decenni ‘60 e ‘70 Deaglio passa in rassegna la storia italiana di un decennio interessantissimo e ricchissimo, pieno di considerazioni

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Ludovica Passeri