Manga Issho, la sfida della prima rivista di manga europei

Da qualche giorno è disponibile in fumetteria e in libreria, e su Amazon, il primo numero di “Manga Issho”, la rivista di euromanga pubblicata da quattro degli editori europei più importanti: altraverse per la Germania, Kana per la Francia e il Belgio, Planeta Cómic per la Spagna e Star Comics per l’Italia. Issho, in giapponese, significa insieme. E sulla carta, quindi a un livello puramente speculativo, questa è una buona idea: raccogliere risorse ed energie per dare spazio ad autori e storie, cercando di creare non un’alternativa ma un’offerta complementare rispetto a quella dei manga più tradizionali. In realtà, “Manga Issho” presenta diversi limiti, e sono limiti di natura strettamente editoriale. Il nodo della periodicità Prima di tutto, è una rivista trimestrale. Questo significa che per poter leggere un nuovo capitolo di una storia il lettore dovrà aspettare – se, ovviamente, non ci saranno ulteriori ritardi – almeno tre mesi. Ed è difficile tenere traccia di una storia se di quella storia tutto ciò che abbiamo è un solo capitolo. È vero, poi, che gli autori europei fanno decisamente più fatica di quelli giapponesi, per una questione di abitudini e di impianto narrativo, a essere abbastanza sintetici e chiari da riuscire a realizzare un capitolo capace non solo di attirare l’attenzione del lettore ma addirittura di appassionarlo così tanto da convincerlo a continuare a comprare la rivista. Il rischio del cliché Si rischia, e alcune storie di questo primo numero di “Manga Issho” lo dimostrano, di cadere nei cliché, credendo davvero che il fumetto giapponese sia banalmente un insieme di luoghi comuni e di personaggi piatti e prevedibili. Sembra, e questa è una sensazione, che ci sia quasi una divergenza di punti di vista tra i vari editori coinvolti. Per Kana, per esempio, non è così importante avere una rivista di euromanga: fanno benissimo già da soli. E quindi “Manga Issho” è un appuntamento trimestrale che non aggiunge nulla di nuovo, o nulla di più, alla sua linea editoriale. Altrove, invece, la consistenza dell’investimento di “Manga Issho” può essere interpretata in maniera diversa, più – diciamo così – seriamente. Ma è evidente che, con questi tempi e questa impostazione, è complicato riuscire a creare – o almeno, a raccogliere – un pubblico verticale, di riferimento, disposto ad aspettare tre mesi e a spendere quasi 7 euro . Un formato difficile per il mercato italiano Come oggetto, “Manga Issho” non è un volume da collezione o da libreria. Ed è normale. Come le riviste giapponesi che riprende a modello, anche questa è pensata per un consumo di massa, con un chiaro compromesso tra costi e obiettivi editoriali. Non ci sono pagine colorate, e a parte gli editoriali di apertura e l’intervista di chiusura con uno degli autori non ci sono nemmeno contenuti speciali. Più volte, in Italia, c’è stato il tentativo di lanciare una rivista per raccogliere nuove storie e per provare a dare spazio a nuovi autori. E quasi mai questi esperimenti sono andati bene. Forse è perché, come pubblico, non siamo abituati a una fruizione del genere. Oppure, molto più probabilmente, è il sistema stesso dell’editoria a fumetti a non essere preparato. L'importanza di rischiare Sfogliando “Manga Issho”, c’è la possibilità di conoscere tanti fumettisti europei, tra cui anche alcuni italiani . E da un punto di vista grafico, quasi tutte le storie di “Manga Issho” sono interessanti. Ci sono influenze più o meno dichiarate, che riprendono e citano il manga, ma c’è pure una ricercatezza nel disegno importante e significativa. Il punto è: tanto può bastare per convincere i lettori a seguire “Manga Issho”? O ci ritroviamo davanti all’ennesimo progetto che non punta a lasciare un segno e che ha un piano editoriale già deciso e contenuto? Il periodo che stiamo attraversando, con una chiara diminuzione delle vendite, non sembra essere il più favorevole per sperimentare. Probabilmente, però, è proprio adesso che è fondamentale rischiare. Per provare ad andare oltre le solite serie e i soliti personaggi, e per tracciare una terza via – una via, insomma, alternativa – per i fumetti. “Manga Issho” va in questa direzione oppure non ha nessuna intenzione di rivoluzionare, o di cambiare in maniera più lieve, l’equilibrio del mercato?

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