Tra paure ed emozioni, ecco “Come funziona il cervello di un adolescente” di Alvaro Bilbao
Lifestyle @elenadivincenzo
Il nuovo libro del neuropsicologo e psicoterapeuta indaga il labirinto della mente della cosiddetta generazione ansiosa. “L’adolescenza non è un momento di rottura, di cesura con l’infanzia, ma una continuità”, spiega Alvaro Bilbao a Sky TG24. Un periodo nel quale i genitori giocano un ruolo fondamentale affiancando i figli nel processo di cambiamento e non vivendolo come una “malattia, ma come l’inizio di una nuova tappa”
Gli adolescenti di oggi, una generazione che è stata definita ansiosa, depressa, sottoposta all’iperprotezione dei genitori e a una iperdigitalizzazione e virtualizzazione della crescita. Gli adolescenti di oggi, un mondo nel quale è difficile entrare, che prova a barcamenarsi tra nuove esperienze, prima indipendenza, stupore per il mondo ma anche paura per il futuro, difficoltà di integrazione, scoperta della propria identità. Per i genitori orientarsi in quel labirinto può essere complesso ed è proprio a loro, ma in senso ampio a tutta la comunità, che si rivolge il nuovo libro di Alvaro Bilbao, neuropsicologo e psicoterapeuta spagnolo che tramite metafore, racconti e riflessioni aiuta a entrare nella testa dei ragazzi. "Come funziona il cervello di un adolescente", edito da Salani, è un libro attuale. Una guida chiara e completa tra i desideri, le fragilità e le emozioni dei ragazzi.
Prima di tutto un chiarimento: qual è il range di età degli adolescenti oggi?
Parliamo di una adolescenza che inizia intorno agli 11/12 anni con lo sviluppo degli organi sessuali che inondano il cervello e danno avvio a una trasformazione. L’adolescenza non è solo una cambiamento biologico ma anche sociale e mentale e si prolunga fino ai 17/18 anni in funzione del soggetto. Arriva al suo apice di complessità intorno ai 14 anni, ovvero quando si manifestano i conflitti con i genitori.
Facendo una classifica, quali sono le tre principali problematiche che individua oggi negli adolescenti?
Il problema che rileviamo di più ha a che fare con i disturbi d'ansia. Può essere un’ansia fine a se stessa o legata a disturbo ossessivo compulsivo o a disturbi di carattere fobico. In secondo luogo le dipendenze dagli schermi: molti ragazzi che hanno problemi di studio, nel conciliare il sonno o nei rapporti con i genitori. In terzo luogo le dipendenze da droghe che iniziano a manifestarsi un po’ più tardi ma sono molto ricorrenti e provocano problemi di aggressività, esattamente come le dipendenze dagli schermi.

Ha citato la dipendenza dagli schermi e nel libro c’è un passaggio in cui parla di mania di perfezione, senso di inadeguatezza e bisogno costante di piacere a tutti: i social influiscono?
Sì perché la società ci rende tutti esigenti. Siamo in una società complessa quindi l’indipendenza arriva molto più tardi, si studia di più, si devono parlare più lingue. E in questo contesto i social aggiungono un maggior grado di complessità perché il paragonarsi ad altri, che di per sé è una cosa normale, sia da adolescenti che da adulti, è un paragone ingiusto. Perché non ci paragoniamo a persone vicine a noi ma iniziamo a paragonarci a calciatori, personaggi famosi che hanno una vita che sembra meravigliosa ma che magari non è reale. Questo ci porta a provare un sentimento di insoddisfazione.
Ha parlato anche di dipendenze da droghe e di suicidi. Nota un aumento di queste tendenze?
L’adolescenza è sempre stata un periodo della vita complesso per la salute mentale. È il periodo in cui si manifestano per la prima volta disturbi come schizofrenia, disturbo bipolare, anoressia o anche casi di suicidio. Ma ci sono studi che ci dicono che già prima della pandemia erano in aumento gli indici di ansia e di suicidio tra gli adolescenti. Quindi è una tendenza che è in aumento già da tempo. Pensiamo che abbia a che fare con due fattori principali: il cambiamento del sistema educativo che ha reso gli adolescenti meno tenaci, meno in grado di autocontrollarsi; il consumo di social network che fa sì che la sensazione di insoddisfazione e il bullismo non finiscano mai: non solo a scuola ma anche nel loro rifugio che è la loro casa, la loro stanza, quindi non hanno un attimo di respiro.
Parlando con alcuni genitori pare quasi che l’adolescenza venga vissuta come una malattia, si attende quel momento con paura. Perché?
Certamente c’è una piccola percentuale di ragazze e ragazzi che vivono un'adolescenza complessa con problemi gravi, comportamentali, di salute mentale. Questi problemi si manifestano proprio durante l’adolescenza e fanno sembrare che tutti gli adolescenti abbiano dei problemi. Tuttavia secondo la mia esperienza l’adolescenza resta una fase della vita molto bella, dove i giovani iniziano a rendersi indipendenti, a scoprire il mondo, ad avere le prime vere amicizie, è una fase piena di entusiasmo. Quindi no, l’adolescenza non è una malattia, è l’inizio di una nuova tappa mentale nella persona e il 90% degli adolescenti sono meravigliosi per il 90% del tempo.
“A mio parere, l’autoconoscenza è la migliore pillola che una persona possa prendere per prevenire e risolvere molti dei suoi problemi”. Perché è così importante?
È necessario che l’adolescente sviluppi la propria identità, cosa che succede tra i 12/13 anni e si protrae fino ai 19/20. Questo è importante per definire chi siamo e come ci differenziamo dagli altri. Per una buona autostima nell’adolescenza è importante avere genitori presenti che supportano e che offrono un feedback alla vita dei figli durante il suo cambiamento: i genitori devono aiutare l’adolescente a mantenere un filo di identità che lo unisca al suo sé bambino. L’adolescenza non è un momento di rottura, di cesura, ma una continuità.
Affettività, bullismo, integrazione nella società sono temi delicati. Perché gli adolescenti fanno così fatica a gestire questi aspetti e a crearsi una rete sana?
Il bullismo è un fenomeno che è sempre esistito perché è il modo più semplice che hanno gli adolescenti di unirsi in un gruppo: ovvero identificare un comune nemico. Per gli adolescenti quindi può essere difficile integrarsi in un gruppo perché se sei un bravo ragazzo avrai amici che iniziano a fare cose nelle quali tu non ti identifichi, come il consumo di droghe o atteggiamenti sessisti. Bisogna trovare delle persone con cui condividere i valori e che siano affini alla tua identità: questa cosa alcune volte è semplice e spontanea, in altri ambiti più emarginati è più difficile.
Parliamo di intelligenza emotiva. Nel libro cita l’importanza di dare un nome alle emozioni, di non averne paura…
Prima di tutto, l’intelligenza emotiva è l’abilità di risolvere anche questioni emozionali e relazionali includendole nel normale processo di risoluzione dei problemi. L'intelligenza emotiva permette ai giovani di stabilire cause ed effetti dei loro problemi e di risolverli senza compromettere le relazioni con altre persone. Chi ha un’alta intelligenza emotiva è capace di chiedere aiuto quando ha delle difficoltà che non possono essere risolte da soli. In questo senso i genitori possono fare molto: devono essere reattivi nei confronti delle emozioni degli adolescenti, essere disponibili quando hanno problemi e aiutarli a identificare le red flags, i segnali negativi, nelle relazioni così da aiutarli a costruire relazioni sane e soddisfacenti.
