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Osservatorio Fondazione Prada, in mostra gli storyboard del Cinema

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Sabrina Rappoli

Sabrina Rappoli

FLASH A Kind of Language, in mostra storyboard del Cinema
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FLASH A Kind of Language, in mostra storyboard del Cinema
00:02:55 min

Sui tavoli e sulle pareti dell'Osservatorio di Fondazione Prada, ci sono gli storyboard di 47 registi e case di produzione, tra gli altri Bertolucci, Godard, Hitchcock, Fellini, Almodovar, Sofia Coppola e poi Pixar, Disney, Anderson, Gilliam, Pasolini. Una mostra che porta il visitatore proprio dove nasce una storia. L'abbiamo visitata per la rubrica FLASH

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“A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema”, è il titolo della mostra in corso all’Osservatorio di Fondazione Prada, in Galleria Vittorio Emanuele, nel cuore di Milano. Un’immersione nel linguaggio del Cinema, o meglio, in ciò che accade prima della realizzazione di un film. Registi, disegnatori, sceneggiatori, grafici, lasciano appunti, segnano frasi, imprimono sulla carta le loro idee, che in questo modo iniziano a circolare, a essere scambiate, modificandosi a ogni passaggio, diventando quei veri e propri strumenti di lavoro che tutti conosciamo col nome di storyboard.

Ritratti

Abbiamo chiesto di approfondire l’argomento a Melissa Harris, che della mostra è curatrice e all’architetto Andrea Faraguna, che si è occupato dell’allestimento.

“Il titolo è venuto da David Byrn, (musicista, cantautore, artista visuale, regista, conosciuto dai più come fondatore della band dei Talking Heads) ndr. Si sa che lui fa storyboard di tutto e quindi gli ho scritto chiedendogli se volesse dire qualcosa sullo storyboard. Lui ha replicato proprio con le parole che abbiamo scelto per il titolo “Una sorta di linguaggio”; una bella risposta, secondo me, nella quale ha ha usato il termine “una sorta di linguaggio” e ha parlato di questi disegni come tali, perché a volte è necessario comunicare visivamente. Non è tutto e soltanto una questione di parole e quando fai qualcosa di visivo, a volte, è utile comunicare in quel modo. Poiché gli storyboard non sono altro che qualcosa che viene utilizzato e sono pragmatici, sono anche belli ma sono funzionali, in un certo senso adoriamo questa idea di condivisione delle informazioni. Sembra parlare dell'idea di condivisione del processo di comunicazione: ecco da dove abbiamo preso il titolo”.

Hitchcock

“Penso che tu possa – attraverso lo storyboard - capire tutti i diversi modi in cui le persone immaginano e come prendono quei primi momenti di ciò che sta accadendo nella loro mente, proprio quando iniziano a concepire un progetto e poi come lo rendono, perché questo è ciò che accade molto presto nel processo e può cambiare col tempo. Gli storyboard cambiano, le idee cambiano e gli storyboard aiutano a chiarire, a volte, alcune di queste idee. Qui abbiamo storyboard che sono narrativi, ne abbiamo alcuni che sono semplicemente singolari e riguardano il senso del luogo. Ne abbiamo altri che riguardano i video, dove gli artisti dello storyboard sono più utilizzati, specialmente ce n'è uno per YOLO dove l'attrice è anche regista. Quindi, nel suo storyboard sta filmando sé stessa in modo che possa capire cosa sta succedendo. Poi abbiamo gli animatic di Wes Anderson, per esempio. Quindi, abbiamo tutti i diversi tipi di storyboard nello spettacolo che servono tutti i diversi tipi di scopi e ovviamente l'animazione iniziale. Quindi, varia davvero, perché - grazie al cielo - tutte queste sensibilità sono così diverse. Quindi, ovviamente, gli storyboard saranno diversi, anche se svolgono per tutti la stessa funzione di comunicazione”.

Colorato

“La sfida più grande è stata trovare le persone e poi, anche una volta trovate, non sai se realizzano storyboard. Quindi, per prima cosa, abbiamo dovuto raggiungere quante più persone possibile, trovarle e poi chiedere loro "Lavori in questo modo?” Perché alcuni hanno detto “Wow, è un grande spettacolo, ma non realizzo storyboard”; quindi, questa è stata la sfida più grande. E poi, certo, a volte la gente diceva "Oh, ne ho realizzati di storyboard, ma non so dove siano", perché per molti registi lo storyboard è funzionale, non è un oggetto prezioso. È qualcosa con cui lavorano e con cui scherzano, annotando e facendolo girare tra i collaboratori o altro. Come con le loro graffette che poi le mettono in un cassetto e rimangono lì dentro. Quindi, a volte si trattava davvero di trovare il materiale”.

Popeye

“Penso che sia una mostra per tutti. Se ci porti i bambini, ebbene, saranno attratti dalle storie di animazione e auspicabilmente anche da altre storie, perché sono su carta e la carta è qualcosa di tangibile. Se a visitarla saranno le persone che amano i film, credo proprio che la troveranno interessante. Poi, ci sono coloro che amano il disegno; ecco, loro amano quella sorta di cacofonia di cose interessanti che si ritrova quando vedi tanti disegni, bozzetti, moodboard, fotografie, scrapbook, sceneggiature, appunti di lavoro, tutti insieme. Dunque, penso che sia una mostra per tutti; non una mostra particolarmente esoterica, bensì, davvero visuale: una mostra che si esprime con grande semplicità. Qualcosa che può anche spingere i visitatori a vedere certi film; io ne ho visti talmente tanti negli ultimi due anni! Chi ama il Cinema è probabile che molti di questi film li conosca oppure che sia indotto a scoprirne qualcuno che non ha mai visto”.

Fleischer

L’allestimento della mostra è stato curato dallo studio berlinese di Architettura che si chiama Sub. Uno dei fondatori è l’architetto Andrea Faraguna. A lui abbiamo domandato per quale tipo di allestimento abbiano optato, quali siano state le difficoltà e quali aspetti lo abbiano maggiormente colpito dei materiali in esposizione.

“I tavoli sui quali sono esposti i materiali richiamano uno studio di Architettura, quelli che un tempo erano usati dai disegnatori per fare gli storyboard. Mi ricorda un pochino uno studio di Architettura. Io l’ho usato soltanto per qualche anno, il tavolo da disegno, poi, ovviamente, abbiamo usato il computer. Però sì, è stata un’ispirazione molto forte, per la mostra”.

Zòcalo

“Se vedi il floorplan, la pianta dell’allestimento, sembra proprio una pellicola cinematografica. È anche molto interessante il taglio prospettico, questo taglio visivo creato dai tavoli, con questa visione sui tetti di Milano che è molto cinematica. Ci sono un sacco di film, che rimandano ai tetti, ci sono inseguimenti, cose rocambolesche e anche questo mi è piaciuto: usare lo spazio fuori dall’Osservatorio e farlo entrare dentro, nelle sale espositive, collegandolo – ovviamente – ai film e ai bozzetti”.

Morti_a_terra

“Vedi la quantità di materiale che c’è in mostra? Sono circa un migliaio di elementi, tra carte, disegni, bozzetti, fotografie e così via. La cosa positiva è stata che non tutti ma solamente pochi sono originali, molti sono copie o copie di copie. È proprio la natura dello storyboard: non era mai l’originale, la cosa importante. Era una cosa che circolava nella squadra di persone che lo usavano, che lavoravano a un film. Dunque, la cosa positiva è stata che non dovevamo proteggere troppo questo materiale ed è per questa ragione che invece di vetrine abbiamo potuto usare dei tavoli, che quasi permettono di toccare le cose sui tavoli. Insomma, l’organizzazione è stato l’aspetto che ha preso più tempo, anche per capire la sequenza logica, in collaborazione con i curatori. Capire la sequenza logica dei lavori, dando una sorta di sequenza narrativa, un lavoro dopo l’altro, creando collegamenti tra un film e quello successivo”.

Esagono

“La cosa che mi ha stupito è che vedi delle cose molto intime. La cosa bella della mostra è che ci sono tantissimi stili diversi; alcuni sono precisi, fatti proprio alla fine del processo creativo ma alcuni sono proprio all’inizio, quando le cose non erano ancora state decise. Aver la possibilità di vedere quel momento lì, nel processo di creazione di un’idea, è veramente incredibile. Capire gli appunti diversi, la velocità nel fermare su carta le idee, da Bergman a Pasolini, che sapeva disegnare molto bene; alcuni erano negati, per esempio Hitchcock, e allora c’erano delle persone che si prendevano cura di questo aspetto”.

AppuntiFacce

“Nel mio mestiere lo storyboard si usa in maniera nascosta. Non facciamo mai vedere i disegni che realizziamo ai nostri clienti. A Berlino, nel nostro studio, lavoriamo molto con visualizzazioni che sono iperrealistiche e i disegni fatti, ovviamente, al computer. Però, nel processo, soprattutto nella comunicazione tra collaboratori, è veramente super importante disegnare, perché si capiscono direttamente le idee e molto più velocemente”.

PiediCatene

La mostra “A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema”, sarà visibile fino all'8 settembre. www.fondazioneprada.org, è il sito utile da consultare  per gli orari di visita e per l’acquisto dei biglietti.

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