Oscar Wilde e il mistero del ritratto mancante

Entrare nel National Liberal Club – oltre che un privilegio riservato a chi viene accompagnato dai soci - è come fare un salto indietro nel tempo di almeno un secolo. Le antiche sale di quello che per decenni fu il “dopo lavoro” di lusso per deputati e lord britannici sono rimaste più o meno com’erano alla fine del diciannovesimo secolo. Solo con l’arrivo del Covid – ci dicono – le regole dell’etichetta si sono un po’ ammorbidite ed è possibile entrare nel club anche sprovvisti di giacca e cravatta . Appesi alle pareti di saloni, buvette, scale e scaloni, le effigie di decine di membri del partito liberale che - tra la seconda metà dell’Ottocento fino alla Prima Guerra Mondiale - dominò la scena politica di quello che ai tempi era il più grande impero sulla terra, l’impero di sua Maestà Britannica la regina Vittoria. “Questo è il ritratto di Henry Campbell-Bannerman, quattro volte primo ministro. A sinistra invece abbiamo Henry Herbert Asquith e infine David Lloyd George, ultimo premier liberale che guidò l’Inghilterra attraverso l’inferno della Grande Guerra. Stranamente non c’è alcun ritratto di Lord Rosebery. Mi chiedo come mai” Il nostro anfitrione ci guida per le sale del Club londinese e ci offre un drink sulla terrazza da cui pochi metri più in là scorre placido il Tamigi. Ci mostra i ritratti di celebri personalità politiche inglesi – c’è anche quello di un giovane Winston Churchill - anche se tecnicamente non apparteneva al partito liberale – e inizia a raccontarci una storia che lo coinvolge anche professionalmente. Una vita da Oscar Wilde Neil Teitly è un attore di grido o quanto meno lo è stato per lustri. Da poco è in pensione. Per 40 anni ha calcato le scene dei teatri in lingua anglosassone di tutto il mondo, dal Regno Unito agli Stati Uniti, dal Canada ai vari possedimenti britannici. E lo ha fatto interpretando il suo perfetto alter ego: Oscar Wilde. Neil ricorda moltissimo anche fisicamente il celebre dandy, poeta e romanziere irlandese, la cui meravigliosa vita ricca di successi per le opere messe in scena al West End di Londra virò bruscamente in tragedia per colpa di un processo in cui fu condannato a due anni di lavori forzati. Fu ritenuto colpevole di “atti osceni”. Ai tempi infatti anche il solo sospetto di sodomia poteva essere punito con la reclusione in carcere e i lavori forzati. Una legge contro l’omosessualità, quella per cui Wilde fu condannato, rimasta in vigore nel Regno Unito fino al 1968. La triste vicenda di Oscar Wilde è collegata a quella di un primo ministro britannico liberale, Archibald Primrose, lord Roseberry, il cui ritratto - ci spiega Neil Teitly - stranamente non compare sulle pareti del National Liberal Club. Per capire il motivo di questa assenza, dobbiamo fare riferimento ad un altro personaggio di questa storia: il padre di Francis Douglas, il giovane amante del primo ministro. L'inventore delle regole della moderna boxe John Sholto Douglas, nono marchese di Queensberry, era un uomo tutto di un pezzo, a suo modo geniale. Fu lui a inventare le regole della moderna boxe. Militare fin da giovanissimo, boxeur, era ossessionato dai suoi due figli che, diversamente da lui, orgoglioso macho nonché padre autoritario – o forse proprio per questo – avevano tendenze sessuali di cui il padre stesso non osava nemmeno ipotizzare l’esistenza. Erano, entrambi, omosessuali. Due figli. Il maggiore Francis, colui che ebbe una storia con il futuro primo ministro Lord Rosebery e il fratello Alfred “Bosie” Douglas, che avrà invece una burrascosa relazione sentimentale con Oscar Wilde. Doppio scandalo Tutto iniziò da Alfred che, diversamente dal padre che era di simpatie politiche Tory, i conservatori, professava simpatie liberali. E già questo costituiva un dispiacere per il marchese di Queensberry che tanto avrebbe voluto entrare nella Camera dei Lord. Ad entrarci fu invece suo figlio che - poco più che ventenne - grazie alle conoscenze del nonno materno Alfred Montgomery - fu assunto alle dipendenze di un importante politico, che di lì a poco sarebbe divenuto segretario di stato per gli Affari esteri e poi addirittura primo ministro. Appunto Archibald Primrose, quinto conte di Rosebery, l'uomo del ritratto mancante. La storia tra i due segnerà l'inizio della fine per Oscar Wilde. La domanda che tutti all'epoca si facevano – ci racconta Teitley – era come aveva fatto un giovane di non eccelse doti intellettuali a diventare segretario di un ministro così influente. La risposta – ovvia - era che i due avevano una relazione sentimentale, una relazione omosessuale. “Omosessuale, che orrore!” La sola idea che il figlio potesse avere un rapporto di quel tipo faceva andare fuori di testa il marchese di Queensberry che arrivò addirittura a scontrarsi con il principe di Galles, futuro re Edoardo VII, anche lui - secondo alcuni biografi forse per reazione al puritanesimo della madre, la regina Vittoria - con inclinazioni sessuali "oscillanti" tra il maschio e la femmina. Con un termine moderno, oggi diremmo che era “fluid”. Il padre di Francis si presentò dunque in Germania, nella cittadina di Homburg, dove il figlio - insieme al segretario di Stato Rosebery e al principe di Galles - stavano passando un allegro weekend di relax. Queensberry si presentò alla reception dell'albergo armato di una frusta per cani! Il marchese fu però subito bloccato dalla sorveglianza e rispedito in Inghilterra su un treno direttamente dalla locale polizia tedesca su indicazione del principe di Galles. Contro questi personaggi politici così influenti - un futuro re e un futuro primo ministro - John Sholto Douglas poteva fare ben poco. Tuttavia, tornato in patria, iniziò a scrivere lettere ingiuriose al segretario di Stato Rosebery che però non rispose mai a queste missive, né in forma ufficiosa né attraverso i suoi legali. Intanto, forse per placare i rumours su una presunta relazione con l'uomo politico, il giovane Francis decise di sposarsi con una rispettabile nobildonna inglese. Ma ormai era troppo tardi. La morte del figlio Nel 1894 Primrose diventò primo ministro, Francis stava per convolare a nozze, ma poco prima del matrimonio, mentre si trovava nel Somerset, rimase vittima di un tragico incidente. Secondo la versione ufficiale, a causa di un colpo di fucile sparato accidentalmente in bocca. Lord Queensberry è furioso. L'unica cosa che è riuscito ad ottenere, nel vano tentativo di impedire una relazione omosessuale del figlio con Primrose, è che lo stesso si fosse tolto la vita. Non solo. Ironia di un crudele destino, anche il suo secondo figlio, Alfred detto "Bosie", era omosessuale. Che punizione per un padre macho inventore delle regole della boxe! E così Queensberry, non potendo far nulla contro Primrose, decide di scaricare la sua rabbia contro l'amante del secondo figlio, ovvero Oscar Wilde, disperatamente innamorato del suo Bosie. “Con eterno amore tuo Oscar”. Un amore folle - quello di Wilde per Douglas - che si rivelerà molto pericolosa. Sarà infatti lo stesso Bosie a convincere Wilde a citare in giudizio il padre, dopo che questo aveva lasciato al club frequentato da Wilde un bigliettino con su scritto scritto: “Oscar Wilde si atteggia a sondomita”. Scritto proprio così, compreso l'errore ortografico. Il bigliettino in realtà è solo l'ultima goccia che fa traboccare il vaso di un rapporto più che contrastato tra Queensberry, Bosie e WIlde. Il padre di Douglas viene arrestato e portato in carcere. L’accusa è per diffamazione. Inizia così il primo processo che vede Wilde accusatore e John Sholto Douglas imputato. Oscar Wilde a teatro "Atti osceni, tre processi a Oscar Wilde" è lo spettacolo teatrale che ricostruisce l’intera vicenda che portò alla condanna dello scrittore irlandese. Per la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, registi storici del Teatro dell’Elfo di Milano, è stata una delle pietre miliari della drammaturgia italiana su Oscar Wilde. A interpretare lo scrittore, l’attore Giovanni Franzoni. Attore e registi raccontano la genesi dell’opera teatrale nella puntata del podcast trafug’Arte dedicata a questa vicenda. Insieme a loro, potete ascoltare anche la voce di Neil Teitly, l'interprete inglese di Oscar Wilde per eccellenza. Franzoni il suo omologo italiano. Tre processi a Oscar Wilde Tre processi dunque. Il primo fu quello iniziato da Wilde, aizzato dall'amante che ce l'aveva a morte con il padre. Gli altri due furono invece quelli che videro capovolgersi la situazione con Wilde che da accusatore diventa accusato. Iniziò così la sua rovina. Dai successi e fasti di una Londra scintillante alla miseria più assoluta del carcere di Reading . Il caso va a processo il 3 aprile del 1895. A quei tempi Archibald Primrose, amante del primo figlio del marchese di Queensbury morto suicida, è in carica come primo ministro di sua Maestà Britannica. Presto però la situazione di Wilde si fa più delicata, dal momento che appare quasi subito chiaro che le accuse di omosessualità rivoltegli dal marchese di Queensberry sono fondate. Dopo tre giorni, l'avvocato di Wilde si vede costretto a ritirare la denuncia e le autorità emanano un mandato di arresto questa volta nei confronti di Wilde con l'accusa di atti osceni. Il nuovo, secondo processo si apre il 26 aprile 1895. Wilde si dichiara non colpevole, “libero di amare chi vuole”, come disse nel famoso intervento seguito alla frase pronunciata da Bosie che si era definito cosi: “io sono l'amore che non osa pronunciare il suo nome”. Wilde finì alla gogna per avere avuto li coraggio di pronunciare il nome del suo amore, per essere stato sinceramente se stesso contro l'ipocrisia dei suoi tempi. Le cose si potevano pure fare ma non lo si doveva dire - ricordano Ferdinando Bruni e Francesco Frongia registi storici con Elio De Capitani del teatro dell'elfo a milano, fucina di tanti grandi talenti italiani. Wilde mette in discussione la società ipocrita, il puritanesimo vittoriano, e ne paga le conseguenze anche perché in quegli anni era appena entrato in vigore un emendamento alla legge contro la sodomia che non puniva più come una volta l'atto in sé ma anche il semplice atteggiamento esteriore che poteva destare sospetti di un comportamento immorale, come ricorda Gino Scatasta, presidente della Italian Oscar WIlde Society italiana. Anche lui lo potete ascoltare nella puntata di trafug’Arte. L'Italian Oscar Wilde society è composta da quattro professori che si occupano di far conoscere la figura di questo grande artista. Insieme a Gino Scatasta, abbiamo intervistato anche Elisa Bizzotto che ci ha aiutato a capire meglio il contesto sociale in cui Wilde era prima diventato celebre e poi imprigionato e condannato. Wilde "vittima sacrificale" Oscar Wilde dunque capro espiatorio di un'intera società, l'uomo diverso, perché non appartiene all’aristocrazia ma solo all’alta borghesia, perché non è inglese ma irlandese. Ma soprattutto, Oscar Wilde vittima sacrificale. Se infatti fosse fosse venuto fuori il nome del primo ministro Archibald Primrose Lord Rosebery, l'intero governo liberale sarebbe crollato. E non parliamo del governo di uno stato europeo ma di quello che in quel momento era l'esecutivo più potente al mondo: quello dell'Impero britannico. Wilde andava dunque sacrificato ad ogni costo. Cosi Neil Teitly: “Nel corso del primo processo, furono trovate lettere compromettenti che riguardavano il primo ministro che gli erano state inviate dal marchese di Queensberry, quando era ancora in vita il figlio maggiore, Francis. Ma fu deciso di non rendere in alcun modo pubbliche queste lettere. Sfortuna volle che un membro della giuria fosse un giornalista francese che le fece trapelare e cosi le lettere furono pubblicate sulla stampa francese. Oltre Manica dunque, mai in Inghilterra. A quel punto, l'unico modo di evitare che saltasse fuori il nome di procedere ad un nuovo processo contro Oscar Wilde, che fu condannato a due anni di prigione che si fece poi a Reading vicino Londra.” SI decise così di processare Oscar Wilde, anche se all’epoca quasi nessuno veniva giudicato per atti osceni e questo per due motivi. Il primo era che tutta l’attenzione mediatica doveva concentrarsi sul "poeta immorale", cosicché nessuno si sarebbe occupato del primo ministro, Lord Rosebery. Il secondo motivo, più concreto, era costituito dalla spada di Damocle in mano al marchese di Queensberry. Di fatto, stava ricattando tutti. Se non avessero condannato Wilde, avrebbe fatto sapere a tutti la vicenda che aveva coinvolto Rosebery e che aveva portato alla morte del suo primo figlio Francis. Wilde fu condannato e uscito dal carcere due anni dopo, non fu più lo stesso. Con i pochi soldi rimasti in tasca, fu costretto ad espatriare, Andò a Parigi, poi per un breve periodo a Napoli e ancora nella capitale francese dove, per le conseguenze di un’infezione ad un orecchio presa durante la permanenza in carcere, morì in un albergo di Parigi. "Come un barbone", dicono alcuni. “Niente sesso please, siamo inglesi!” E così, grazie al sacrificio di Oscar Wilde, il primo ministro inglese evitò lo scandalo. Anche se, solo pochi mesi dopo il processo, lasciò la politica, si ritirò a vita privata e si trasferì a Napoli dove acquistò una villa a Posillipo, Villa Rosebery, dove continuò a “frequentare amici” per trent’anni. Una curiosità. La villa, dopo la morte del suo proprietario, fu donata dagli eredi al governo italiano. E divenne per un certo periodo la casa dei reali Savoia. Dal giugno 1944, durante la luogotenenza del figlio Umberto, Vittorio Emanuele III e la regina Elena vi si trasferirono in forma privata nella casa rinominata Villa Pia. Oggi Villa Rosebery è la residenza estiva del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E così Lord Rosebery salvò la faccia e l’onore. Ma il suo ritratto nel prestigioso National Liberal club di Londra, non è mai stato appeso. E’ l’unico mancante. Trafug’Arte, il podcast su Oscar Wilde e il ritratto mancante Accedendo a questo link potete ascoltare dalla diretta voce dei protagonisti tutta la vicenda: https://open.spotify.com/episode/4a2MYJW4Stx6iXTyZXBQzV?si=xnO-kq5AQQmzYkqCfGHDBA

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