Flash ci accompagna in un luogo tanto affascinante quanto misterioso: La Scarzuola. Siamo in provincia di Terni, nella campagna umbra, precisamente nella frazione Montegiove del comune di Montegabbione. Qui, su quello che prima fu la dimora di San Francesco e poi un convento, Tomaso Buzzi costruì la sua città ideale.
Un tempo sulle terre dove ora si erge maestosa la Scarzuola, nel 1218 avrebbe dimorato tra ruderi e grotte dormendo in una capanna fatta di scarza – da qui Scarzuola - Francesco d’Assisi. Divenuto convento in muratura fu poi acquistato nel 1957 da Tomaso Buzzi, protagonista di uno dei periodi più fiorenti dell’architettura italiana. L’obiettivo era creare la sua città ideale.
Ad accompagnarci in questo viaggio surreale è Marco Solari, nipote del celebre architetto che alla morte dello zio, sulla base di una grande quantità di appunti e disegni decise di portare a termine il progetto della Scarzuola.
“E’ proprio dai Frati Francescani che nel 1957 Tomaso Buzzi acquista il convento con i terreni annessi”, ci spiega Solari. “Qui per vent'anni, costruendo e distruggendo scenografie teatrali, l'architetto ha pietrificato se stesso. E’ un luogo dove Buzzi ha potuto essere libero di creare, e diciamo, di rappresentare se stesso in tutte le sfaccettature. Se stesso e il mondo, con le sue bellezze ma anche le sue bruttezze.”
Il viaggio iniziatico creato da Tomaso Buzzi
Il viaggio iniziatico comincia davanti a un giullare, rappresentante della follia. Del resto per costruire un luogo come la Scarzuola bisogna essere un po’ folli, o quantomeno geniali.
L’obiettivo del celebre architetto era costruire un luogo impossibile da rappresentare attraverso le linee e le geometrie che l’avevano guidato per tutta la vita. E anche noi che entriamo come visitatori, dobbiamo abbandonare le categorie logiche con le quali ragioniamo.
Sproporzioni, piccole e grandi scale, allungamenti architettonici, porte di accesso al mondo del sogno e una quantità di simboli.
“Quando era qui Buzzi diventava bambino, era come se giocasse con il lego - che in questo caso è il tufo - per creare scenografie attraverso la prospettiva", precisa Solari. "La Scarzuola è infatti un’enorme scenografia che ogni giorno cambiava a seconda del suo umore.”
Ed in effetti passeggiando si scopre che l’anfiteatro nasconde in realtà un galeone e, varcando le porte che conducono ai sette teatri, si comprende come sia necessario abbandonare le categorie logiche con le quali interpretiamo la realtà per fare spazio al sogno. Perché la Scarzuola è un luogo onirico, appunto, dove è possibile intraprendere una sorta di viaggio iniziatico e la nave è il mezzo per rimettersi in navigazione e conoscere se stessi. Un luogo non luogo, perché tutto quello che ci circonda è un’allegoria dell’esistenza.
L’architetto fatto casa
“La Scarzuola non è la casa dell’architetto”, tiene a precisare Marco Solari, “ma l’architetto fatto casa”.
Una casa dove però Buzzi non abitò mai e che ora, grazie alla grande quantità di disegni e appunti lasciati dall’architetto, viene completata, immagine per immagine, dal nipote, curatore, custode e guida per chi vuole intraprendere il viaggio verso la conoscenza di se’.
“Io ho costruito quello che Buzzi non aveva costruito, o meglio, che aveva costruito solo dentro di lui. Per esempio in questo momento stiamo costruendo un’opera composta da un serpente piumato dentro a 7 sfere.”
Alla fine della nostra visita la Scarzuola continua a mantenere il suo mistero, nonostante le spiegazioni di Marco Solari che, da giovanissimo laureato, lasciò una promettente carriera nel mondo della finanza per trasferirsi qui è proseguire il folle progetto dello zio.
Chiediamo allora alla nostra guida che consiglio può dare a chi si avventurerà nel viaggio iniziatico della Scarzuola?
“Avere una mente aperta”, ci risponde, “allora sarete ben accolti!”