Con Flash torniamo all’ADI Design Museum per un mostra molto particolare, il tema è l’architettura, progettata però cambiando scala e prospettiva perché al centro non c’è l’uomo ma il cane con le sue necessità. Architecture for Dogs, a Milano fino al 16 febbraio 2025.
C’è il tappeto fatto a mano con fili di lana ma dall’aspetto di una bistecca al sangue; c’è l’altarino, con tanto di specchi e luci pensato per un vanitosissimo barboncino; c’è il cocoon, un bozzolo morbido con al suo interno una sorta di tavolino, e poi c’è Il D – Tunnel disegnato dal designer giapponese Kenya Hara, curatore della mostra nonché designer del brand Muji: una scala e una sorta di terrazzino sopraelevato che, portando il cane faccia a faccia con il suo padrone rappresenta perfettamente l’iidea alla base dell’intero progetto, ossia “mettere l’uomo e il cane sullo stesso piano”.
Perché in questa mostra gli animali domestici non sono più spettatori dello spazio umano, ma protagonisti consapevoli e fruitori di un design che si plasma sulle loro caratteristiche.
All’ADI la versione inedita della mostra con due nuovi progetti italiani
Per la prima volta in Italia e alla sua seconda edizione europea dopo quella londinese del 2020, la mostra arriva all’ADI Design Museum in una versione inedita, con due nuove architetture a firma italiana: l’hangar per cani di Piero Lissoni e la tenda da campo di Giulio Iacchetti, realizzate da Riva 1920, in linea con la produzione aziendale da sempre ecologica e sostenibile.
"Il nostro studio è aperto agli animali domestici e li vediamo spesso andare a infilarsi sotto i tavoli o le panche per riposare, per questo abbiamo pensato di offrire loro uno spazio sicuro e invitante dove poter ‘atterrare’ in attesa del prossimo decollo”, ha raccontato Francesco Canesi Lissoni.
“Per me il levriero italiano è un cane rinascimentale perché è spesso presente nei dipinti di quel periodo, oltre a essere estremamente ben disegnato,” ha affermato Giulio Iacchetti. “Quindi ho pensato a un rifugio degno di lui, ispirato a quello che si vede nel Sogno di Costantino di Piero della Francesca".
Non semplici cucce ma rifugi, tane, microarchitetture appunto che non vogliono essere semplice divertissiment ma un’indagine per un nuovo modello di interazione.
Con il loro aspetto ludico e la precisione progettuale, i progetti evocano un senso di appartenenza e di riconoscimento nei cani stessi, rendendo il design un ponte tra la sensibilità animale e quella umana.
Un invito a riflettere su una nuova versione di habitat condiviso
Sono circa 15 milioni i cani che vivono nelle case italiane, a Milano 1 persona su 3 possiede un animale domestico. Sulla base di questa premessa Architecture for Dogs invita a una riflessione sul concetto di habitat condiviso.
"Il nostro rapporto con gli animali è molto cambiato nel tempo e tende sempre più all’orizzontalità, a diventare cioè una relazione tra pari”, ha dichiarato il presidente dell'ADI Luciano Galimberti. “Oggi un italiano su tre vive con un animale domestico e le statistiche ci dicono che spende in media 800 euro l’anno per il suo mantenimento. C’è uno slittamento culturale che non possiamo ignorare, in particolare per quanto riguarda l’importanza che diamo ai nostri amici pelosi e il rispetto che portiamo nei loro confronti. Anche qui da noi le porte sono aperte ai cani, e siamo uno dei pochissimi musei a farlo”.
Il progetto Architecture for Dogs è una sfida alle convenzioni, uno spazio di sperimentazione in cui la pet-tecture – architettura per animali domestici – assume una veste artistica e critica, che stimola il pubblico a riconsiderare questo legame ancestrale, rispondendo a una chiara direzione della nostra società.
La mostra proclama l’architettura e il design come strumenti di esplorazione delle relazioni tra esseri viventi e ambiente costruito, allontanandosi dal concetto tradizionale di uno spazio puramente funzionale per gli animali domestici e i propri umani.