Il fumettista romano cerca di riflettere sul tema della salute mentale attraverso le emozioni del suo alter ego Panda. Diventa “una piccola guida contro ansia, stress e pensieri intrusivi”, come si legge in copertina. Il libro si avvale della consulenza del neuroscienziato ricercatore alla Sapienza di Roma, Stefano Lasaponara e di Mattia Castrignano, osteopata e influencer
Un mondo che corre troppo veloce. E noi che lo rincorriamo. Senza fermarci. “Non facciamo in tempo a passare in rassegna ciò che viviamo, ciò che osserviamo, ciò che sentiamo, perché siamo subito proiettati verso una nuova cosa, siamo bombardati da reel, da pubblicità, da notizie, da input di ogni tipo, e il nostro sistema limbico, che non è progettato per assimilare una quantità tale di informazioni in brevissimo tempo, esaurisce molto prima le energie” ci racconta Giacomo Keison Bevilacqua, fumettista romano, classe ’83. Il suo ultimo libro “A panda piace... capirsi” cerca di affrontare con umorismo e sensibilità il tema della salute mentale. Una “piccola guida contro ansia, stress e pensieri intrusivi”, come si legge in copertina. Il libro si avvale della consulenza del neuroscienziato ricercatore alla Sapienza di Roma, Stefano Lasaponara e di Mattia Castrignano, osteopata influencer. Non vuole sostituire la terapia ma rappresenta un punto di partenza per chi desidera capire meglio sé stesso dando risposte sia dal punto scientifico che pratico. Infatti, in questa nuova graphic novel, Panda – che è sempre stato l’alter ego di Giacomo – si fonde ancora di più con l’autore, che ripercorre anche attraverso di lui una parte della sua storia.
Come mai il tema della salute mentale oggi? E come mai proprio i giovani?
A me hanno sempre detto che l’ansia è ereditaria, ce l’ho io, ce l’hanno i miei, ce l’avevano almeno un paio dei miei nonni, così come la depressione, “è di famiglia”, negli ultimi anni ho scoperto che non sono “problemi”, che vanno risolti, ma un groviglio di sentimenti, pensieri, sensazioni, che chi ha un determinato tipo di carattere, lascia scendere a spirale nella propria mente fino a restarci aggrovigliato. Prima viene spiegata questa cosa ai giovani, prima impareranno a riconoscere i loop e i pattern e a non rimanerci incastrati.
Qual è il legame tra Panda e la salute mentale?
Panda è sempre stato il mio alter ego, negli ultimi anni ho iniziato un percorso personale per capire e scardinare certe cose, e le strisce di panda che pubblico su instagram (@apandapiace) riflettono questo mio percorso, panda è il mio modo di parlarmi, di fare un punto sulle cose della mia vita e della mia testa.
Lei scrive “l’ansia è una parte di noi stessi” e di utilizzare il libro “come una bussola”, cosa vorrebbe trasmettere ai ragazzi?
L’ansia spesso non viene spiegata, forse perché non si conosce a fondo, forse perché non si capisce bene, forse perché spaventa, in realtà l’ansia è presente in ognuno di noi, a livello evolutivo proprio, è il primo sentimento di cui siamo dotati quando veniamo al mondo, ed è quello meno spiegato, proprio perché in ognuno di noi si comporta in modo diverso. Quello che fa il mio libro è, semplicemente, spiegarla a livello scientifico, e imparare a riconoscerla e scardinarla.
Il libro porta con sé anche un passato a tratti complicato, quanto è stato importante per lei scrivere questo libro?
Molte delle sensazioni di cui parlo nel libro, che ho vissuto, di cui ho fatto esperienza, come tante persone come me, si portano dietro una buona dose di paura, uno dei motivi per cui non ho mai parlato prima d’ora di questa roba è perché la paura di poterla “rievocare” di nuovo mi bloccava, una volta capito che più che il sintomo in sé, il problema è ciò che ci costruivo attorno, gran parte del loro potere è crollato. Costruiamo costantemente impalcature di pensieri attorno a qualsiasi sensazione, finendo vittima dei nostri stessi pensieri e intrappolando il sintomo stesso, che, ovviamente, così facendo, tratteniamo.
Qual è secondo lei la forza dei fumetti?
I fumetti sono uno dei medium più potenti che abbiamo, ed è un medium attivo a tutti gli effetti: Il lettore stabilisce i tempi di lettura, il cervello del lettore riempie lo spazio bianco tra una vignetta e l’altra con le scene mancanti, il lettore decide quanto tempo prendersi prima di girare pagina, e magari scoprire che la trama prende una svolta inaspettata (cosa che con i libri non è possibile fare, poiché edizioni e foliazione cambiano costantemente), il lettore trasforma le onomatopee in suoni, i balloon in dialoghi, i fumetti arrivano con forza a chi legge, ma è chi legge a reggere il gioco. I fumetti sono un dialogo tra chi li fa e chi li legge, e creano legami molto più forti di tanti altri medium.
(A cura di Paola Arrigoni)