Don Winslow: "Addio romanzi, ora combatto Trump"

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Federico Leoni

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Una scelta senza rimpianti, ma anche senza ipocrisie: "Mi mancheranno persino i vincoli che la scrittura impone. In realtà continuerò a scrivere, solo che non pubblicherò: sono due cose diverse"

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Il re del crime mantiene la promessa fatta prima di dare alle stampe la sua più recente trilogia, ora in libreria con l'ultimo capitolo ("Città in rovine", Harper Collins): lascia la carriera di scrittore e si dedica all'attivismo politico. L'abbiamo incontrato al Salone del Libro di Torino.

"Scrivere mi mancherà, inutile dirlo". Quella di Don Winslow è una scelta senza rimpianti, ma anche senza ipocrisie: "Mi mancheranno persino i vincoli che la scrittura impone. Quando non ero ancora un romanziere affermato mi ero imposto di scrivere almeno cinque pagine al giorno. Poi la scrittura è diventata il mio mestiere e le pagine quotidiane sono diventate ancora di più. Svegliarmi senza questa pressione mi trasmette una sensazione strana, e anche questa pressione mi mancherà. Ma sapete una cosa? In realtà continuerò a scrivere, solo che non pubblicherò: sono due cose diverse".

 

Abito scuro, faccia abbronzata da vero surfista, aria rilassata di chi non ha nulla da dimostrare. Forte di una lunga e fortunata carriera, Don Winslow guarda con entusiasmo alla sua nuova vita. Una vita da attivista, con milioni di follower e un obiettivo ben chiaro: "in questo momento voglio concentrarmi sulla politica americana. A novembre ci saranno le elezioni, che per noi sono l'evento politico più importante degli ultimi 150 anni. Sono così importanti che ho pensato fosse necessario qualcosa di più rapido dei romanzi, qualcosa di diverso. Ora la mia concentrazione sarà tutta rivolta a questo, almeno fino a novembre".

Qual è il campo di battaglia, i social media?

"I social sono lo strumento principale, ma non mi limito a post e commenti, pubblico regolarmente anche video di carattere politico che stanno avendo un riscontro incredibile: finora abbiamo avuto 300 milioni di visualizzazioni. Con l'avvicinarsi delle elezioni ne posteremo sempre di più".

Quali sono le sue sensazioni rispetto alle presidenziali?

"Non ho la sfera di cristallo, quindi sono molto preoccupato, perché Trump può vincere e i sondaggi danno i due candidati molto vicini. Non credo che i cittadini siano ancora concentrati sulle elezioni, manca ancora troppo tempo. Dunque sono ottimista - possiamo farcela - ma sono anche preoccupato, per l'appunto, ed è per questo che dobbiamo rimanere concentrati e lottare".

L'indice di gradimento di Biden è piuttosto basso, anche fra i democratici. È lui l'uomo giusto per battere Trump?

"Sì, senz'altro. Se vogliamo mettere a confronto Biden e Trump possiamo anche farlo per tutto il giorno, ma bisogna ammettere che le differenze tra i due sono nette ed evidenti".

 

 

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Questa è la nostra terza chiacchierata negli ultimi tre anni. Com'è cambiata l'America dal 2021?

"È una domanda complicata, perchè credo che in questo momento siamo più divisi che mai. La pandemia ha avuto effetti devastanti sulla cultura e sulla società americane. Ovviamente spero che nel prossimo futuro, dopo le elezioni, il popolo possa tornare a essere unito e la tensione ad allentarsi".

L'intelligenza artificiale è uno dei temi del momento. È preoccupato per come potrebbe essere utilizzata nel mondo della letteratura?

"Credo che l'intelligenza artificiale possa essere utile in certi campi, per esempio per le ricerche, ma non credo che possa sostituire uno scrittore, perché può darti tanto ma non un'anima, e l'anima è fondamentale per qualunque forma di arte: la scrittura, l'arte visuale, la musica... L'intelligenza artificiale è quello che è, per l'appunto: artificiale".

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