La scrittrice giapponese Rie Qudan: "Ecco perché scrivo libri con ChatGPT"

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Ludovica Passeri

Ludovica Passeri

Instagram: @qudanrie

Si chiama Rie Qudan, ma è più probabile che la conosciate come la “scrittrice che ha vinto un premio letterario con un romanzo scritto con l'intelligenza artificiale". Le sue dichiarazioni durante la conferenza stampa del Premio Akutagawa sono state rilanciate dai principali quotidiani internazionali. Di lei e del suo libro però non si sapeva quasi nulla. L'abbiamo intervistata per scoprire il suo mondo, fatto di chatbot e smart speaker, e per capire in che direzione sta andando la letteratura

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“Perché uso l’AI? Mi sento in dovere di superare i miei limiti e di trovare parole sempre più precise e più giuste”. A dirlo a Sky TG24 è Rie Qudan, ma forse la conoscerete come la “scrittrice che ha vinto un premio letterario con un romanzo scritto da ChatGPT”. Il riconoscimento in questione è l’Akutagawa, il più importante in Giappone. Due volte l'anno viene assegnato alle giovani promesse della letteratura nazionale. Durante la conferenza stampa successiva alla cerimonia di premiazione, Qudan ha dichiarato di aver scritto il 5% del libro con l'intelligenza artificiale e di essersi confrontata con il chatbot di OpenAI, come normalmente si fa con un amico o un collega. Ha perfezionato così gli sviluppi della trama e i contorni dei personaggi, il loro universo emotivo, raggiungendo nel dialogo con il software un grado di intimità tale da capire meglio anche se stessa. In Giappone non ci si è troppo soffermati su questa scelta. L’utilizzo dell’AI è passato in secondo piano. I giurati si sono limitati a valutare la qualità dell’opera e il risultato finale ha messo d’accordo tutti. “La torre della simpatia di Tokyo” è stato definito “universale, perfetto, divertente”. Tutto liscio fino a quando la notizia ha varcato i confini del Giappone e fatto il giro del mondo, travolgendo l’autrice e il suo entourage. Cosa abbiamo imparato da questo "caso letterario"? In Occidente c’è molta più diffidenza, se non ostilità, nei confronti dell’intelligenza artificiale, mentre a Est l’avvento dell’AI nella letteratura è accolto con un certo fatalismo, come un processo inevitabile.

Per capire cosa ci sia dietro la “scrittrice che ha vinto un premio letterario con un romanzo scritto da ChatGPT”, l’abbiamo intervistata. E abbiamo scoperto una ragazza di 33 anni che non è ossessionata dai robot, come si potrebbe pensare, ma che utilizza il web e i nuovi strumenti come tanti altri coetanei tra un selfie su IG e un retweet di autopromozione. Quando si parla di arte, però Qudan va oltre. Non vuole porsi limiti, inibire la sua creatività in nome della tradizione e di una fantomatica purezza della letteratura. Ha risposto alle nostre domande indossando la maglia del Milan, perché ama l'Italia, il cinema nostrano e in particolare i film di Luca Guadagnino. Quando le chiediamo chi sia la fonte d’ispirazione del suo romanzo, risponde: “Giorgio Agamben”, il filosofo che ha riformato con nuovi termini e categorie il pensiero politico contemporaneo partendo dai concetti di "vita" e di "sacro"

 

Lei è nata nel 1990, come descriverebbe la sua generazione?

Penso che la mia sia la prima generazione che possa parlare con onestà dei vantaggi e degli svantaggi della tecnologia. Da che ricordi, c’è sempre stato un PC in casa mia. E per quanto mi riguarda, ho sempre associato questo strumento alla possibilità di scrivere storie. Giocando con la tastiera iniziai a scrivere i primi racconti. È venuto tutto naturale

 

Quando ha capito di voler utilizzare ChatGPT per il suo romanzo?

Molto presto, quando ho cominciato a pensare alla natura dei personaggi. Dovevo tratteggiare la figura di una donna che era insofferente nei confronti  dell'uso pervasivo dell'intelligenza artificiale (n.d.r. Il libro è ambientato in un futuro non definito in cui l’AI fa parte in modo preponderante della quotidianità) e per fornire un ritratto autentico ho avuto bisogno di utilizzare lo stesso strumento che era la causa della sua insofferenza

 

 

Era un esperimento?

Non solo in questo lavoro, ma anche in altri ho utilizzato strumenti tecnologici all'avanguardia, costruendo la storia attorno all’utilizzo della tecnologia. In "Schoolgirl", pubblicato nel 2021, avevo già impiegato gli “smart speakers” basati sull’intelligenza artificiale (n.d.r. Parliamo di dispositivi che utilizzano una tecnologia di assistenza virtuale e che sono dotati di una casa audio che permette di interagire)

 

Quali sono le potenzialità dell’intelligenza artificiale in letteratura?

Sono una scrittrice di “letteratura pura giapponese” (N.d.R. con “letteratura pura giapponese” si intende la letteratura alta e non commerciale che si contrappone a quella di massa), quindi è difficile generalizzare e parlarne a livello internazionale. Dal punto di vista della letteratura pura, che è un'arte linguistica, sento il dovere di utilizzare qualsiasi strumento abbia a disposizione per superare i limiti umani. Per fare questo,  non posso evitare il confronto con l’intelligenza artificiale e non posso astenermi dall’utilizzarla. L'AI mi aiuta nella scelta delle parole giuste

 

In che direzione sta andando la letteratura?

Il mio scopo è continuare a perseguire un'attività artistica che venga valorizzata dalla tecnologia e che esprima al meglio la bellezza dell'esistenza umana. Detto questo, credo che la narrativa di intrattenimento sia un ambito in cui l’intelligenza artificiale potrebbe prendere il sopravvento. La mia previsione è che in questo genere ci saranno sempre più macchine che scrittori in carne e ossa

 

Quali sono i rischi dell’intelligenza artificiale?

La tecnologia corre il rischio di degenerare, solo se utilizzata in modo errato. Non è un male di per sé. Se da un lato gli esseri umani possono usare la tecnologia in modo intelligente, dall'altro lato esiste la possibilità che gli esseri umani vengano utilizzati dalla tecnologia. Se da scrittrice mi lasciassi travolgere da ChatGPT, quello sarebbe un errore. Credo che sia importante riconoscere che l’uomo è vulnerabile. In altre parole, bisogna essere sempre consapevoli di chi sta utilizzando la tecnologia e per quale scopo. Tutto dipende dall’uomo che è dietro la macchina.  C’è poi il tema del diritto d’autore che è al centro del dibattito attuale: su questo fronte penso e sono fiduciosa che in futuro verranno messe a punto dagli esperti delle linee guida internazionali. Arriveranno un po' alla volta e non nell'immediato, ma con delle regole definite ci sarà un maggior controllo

 

E i limiti?

Ho capito che può essere utile in determinati campi, ma non può sostituire completamente la penna dello scrittore. La differenza tra un’intelligenza artificiale e una umana sono le relazioni. E a farmi scrivere i romanzi è proprio la contingenza e il caos che deriva dalle relazioni tra persone. Questa è la ragione per cui scrivo

 

 

Le sue dichiarazioni sull’uso di ChatGPT hanno fatto il giro del mondo, se lo aspettava?

Sono stata sorpresa. Non immaginavo che la conferenza stampa del Premio Akutagawa, il Premio Akutagawa per i Nuovi Scrittori, avrebbe avuto un impatto così internazionale. Tuttavia, come scrittrice, sono felice che del mio libro si sia parlato ovunque, perché voglio scrivere opere che non si limitino al mondo della fiction ma che abbiano risonanza nel mondo reale

 

Alla luce dell’attenzione internazionale, i suoi libri saranno tradotti in inglese e in altre lingue?

“Schoolgirl" sarà tradotto in inglese quest'estate. La traduzione non è qualcosa che io possa decidere da sola. Spero che la “La torre della simpatia di Tokyo" venga tradotto anche in Italia, perché il protagonista del romanzo è un giovane che lavora per un marchio di moda italiano. Ma non solo per questo...

 

Ci spieghi meglio

Nel romanzo si troveranno molti "homines miserabiles”. Ho coniato dal latino la formula “homo miserabilis” influenzata dalle idee del filosofo Giorgio Agamben e dalla sua opera “Homo sacer” (n.d.r. In questo testo Agamben presenta la biopolitica come cifra distintiva della modernità in cui vita naturale e esistenza politica coincidono). Il suo contributo è estremamente importante per il mio lavoro. “La torre della simpatia di Tokyo” ha per questo una forte influenza italiana

 

Sappiamo che la trama del suo libro si sviluppa attorno alla costruzione di una torre “accogliente” progettata per ospitare criminali da reinserire nella società, ma che significa “Homo miserabilis”?

Il mio è un romanzo fantapolitico, in cui i criminali sono definiti come "persone miserabili" dall'intellighenzia, da quelli che chiamo “permissivisti carismatici”. Sono considerati tali perché hanno commesso crimini a causa del loro "svantaggio acquisito", delle condizioni di partenza ineguali. In un certo senso i criminali del romanzo vengono discriminati più che nel mondo reale, perché vengono definiti con il termine pietoso di “miserabili”. La mia è una distopia in cui racconto una società futura controllata in parte dal "politically correct" e all'insegna dell’intelligenza artificiale

Ha in cantiere nuovi libri?

Un libro intitolato "Shi Wo Kaku Uma" (La poesia del cavallo) uscirà presto in Giappone e questo romanzo parlerà di una tecnologia futura che ancora non esiste. È una tecnologia che per il momento esiste solo nel mio romanzo.

 

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