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Il Financial Times: l'Italia è campione del mondo di fake english o inglese farlocco

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©Getty

La testata economica dedica un editoriale alla nostra propensione per gli inglesismi, da "Prisencolinensinainciusol" di Adriano Celentano negli Anni 70 fino a "smart working", "Jobs Act" e "underdog" in politica, e "boomer". La linguista Corbolante: "Quella italiana è una lingua vitale"

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Noi italiani siamo campioni del mondo di fake english, alias inglese farlocco. A dirlo, in un articolo dissacrante, il Financial Times con un editoriale firmato dalla giornalista Amy Kazmin. "Ricordo la prima volta che mi sono imbattuta nell'ipnotizzante video in bianco e nero degli nni '70 dell'icona del rock-and-roll italiano Adriano Celentano, che cantava a squarciagola una canzone con le vocali nasali e il ritmo dell'inglese americano", tra le parole che sfuggivano, scrive. Succede spesso a noi italiani che usiamo "parole inglesi in modo esuberanti che spesso non hanno nessun senso immediato". La giornalista cita le acrobazie linguistiche di Celentano in Prisencolinensinainciusol, brano del 1973. E riflette sul fatto che nel nostro linguaggio quotidiano ci siano parole come self-bar, pullman, autostop che nel vocabolario inglese in realtà non esistono.

La linguista: "Usare l'inglese rimanda a uno status"

"Usare l'inglese trasmette modernità, freschezza, progresso tecnologico e, in un certo senso, uno status", dice la linguista Licia Corbolante sentita dal Financial Times. L'esperta, che spesso si occupa del tema attraverso diversi post sul suo blog, spiega che "l’infatuazione degli italiani per l’inglese è iniziata nella Seconda guerra mondiale, quando le truppe statunitensi hanno liberato il Paese dai fascisti". Tuttavia", continua, "poiché le scuole privilegiavano le lingue classiche, come il latino e il greco antico, pochi in quelle generazioni svilupparono la conoscenza dell’inglese. Eppure, la lingua ha avuto un importante effetto di richiamo". E rimanda a uno status, appunto. Corbolante parla di "inglese farlocco", sostenendo ci sia anche un elemento "divertente" nel vedere l’inglese usato in modo improprio e abusato.

Da "smart working" a "Jobs Act"

Anche stare al passo con le notizie, secondo il Ft, richiede una certa padronanza dell’inglese farlocco. Parliamo degli "hotspot", i centri di accoglienza per i migranti, o della comunità "Lgtbt+", fino allo "smart working" sdoganato e abusato in tempi di pandemia. E poi, addentrandoci in politica, "Jobs Act" e "underdog", fino al Ministero del Made in Italy. Alcuni membri di Fratelli d’Italia, scrive il giornale economico, vogliono vietare l’inglese in qualsiasi comunicazione pubblica, con multe molto salate per le violazioni: misure dure per combattere l'“anglomania” che minaccerebbe il collasso della lingua italiana.

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Da "schedulare" a "boomer"

Lorenzo Pregliasco di YouTrend, sempre sul Financial Times, ricorda poi che il fake English è "molto usato anche negli ambienti economici del Nord Italia, dove i verbi italiani vengono aggiunti all’inglese per creare ibridi come “schedulare”, programmare una riunione, o “ti brieffo”, ti aggiorno". A Milano, per esempio, non si fa che parlare di "call". E poi ci sono i termini più giovanili come "boomer", "baby boomer" e "cringe". Comunque, il pezzo di Ft si conclude con un'assoluzione del fake English italiano: per la linguista Corbolante  quello dell’italiano è soltanto "dinamismo linguistico" perché la nostra, in conclusione, è una "lingua vitale".

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