Premiata con l'Eisner come miglior graphic novel nel 2007, l'opera che ha lanciato la carriera del fumettista sinoamericano torna in una nuova edizione italiana pubblicata da Tunué
Non deve essere semplice la vita di un giovane adolescente americano figlio di due genitori cinesi. Gene Luen Yang, fumettista americano nato ad Alameda, in California, 49 anni fa, lo sa bene. Sul passaporto ha la cittadinanza americana, ma il suo volto e la sua famiglia parlano cinese. Ed è certamente dalla sua esperienza di vita personale che nasce American Born Chinese, l’opera che gli ha dato la fama (e un Eisner Award come migliore graphic novel del 2007) e ne ha lanciato la carriera verso le grande major del fumetto americano e che 16 anni dopo la sua pubblicazione, Tunuè riporta in Italia a ridosso dell’uscita della serie animata attesa su Disney+.
Tre storie per raccontarne una
American Born Chinese è un racconto di formazione, un coming of age, che segue tre binari narrativi apparentemente distinti tra loro ma uniti da un filo comune: il rifiuto della propria identità e il desiderio di accettazione. Al suo interno si alternano uno stile di racconto più realistico e autobiografico, elementi di cultura popolare, mitologia e folklore cinesi, un umorismo tagliente che fa il verso alle peggiori caricature razziste ribaltandone il significato.
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L'integrazione di Jin Wang
Jin Wang è il giovane protagonista di quella che appare come la principale di queste linee narrative. Un adolescente americano di origine cinese, che frequenta una scuola in cui nessuno gli somiglia si innamora di una giovane coetanea che è il prototipo della teenager americana e finisce per vedersi specchiato in un nuovo compagno di classe proveniente da Taiwan, apparentemente meno popolare eppure molto più a suo agio con la sua identità.
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Il Re Scimmiotto e Chin-Kee
Parallela alla sua storia scorrono quella del Re Scimmiotto che dominando gli stili del kung fu arrivò a rinnegare la sua natura e quella di Danny, giovane americano molto popolare, membro della squadra di basket scolastica, che ogni anno riceve la visita di un misterioso cugino cinese, Chin-Kee, perfetta caricatura razzista nell’aspetto, nel modo di parlare e nei comportamenti, che lo mette in imbarazzo al punto di costringerlo a cambiare ogni anno scuola. Le tre storie finiranno per confluire poi in un’unica in un finale sorprendente ed emozionante.
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Una fiaba moderna
Lo stile grafico è quello caricaturale tipico di Gene Luen Yang che, senza alcuna pretesa di realismo anatomico, si presta perfettamente a quella che appare come una fiaba moderna. La scrittura è delicata e sensibile, capace di toccare ed essere particolare e universale al tempo stesso, di rappresentare un individuo, una comunità e chiunque nella sua vita abbia sperimentato la sensazione di essere escluso fino a perseguire l'integrazione sociale attraverso un'opera di disintegrazione individuale.
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Carezza e pugno
American Born Chinese è una carezza alle minoranze emarginate e un pugno in faccia alle maggioranze discriminanti. Perché nel percorso di crescita di Jin Wang è impossibile non percepire il dolore e la sofferenza di un protagonista costretto a lottare semplicemente per poter riconoscere e accettare se stesso. Un’opera necessaria, oggi quanto sedici anni fa, per dar voce a chi quotidianamente la sente soffocare nel fracasso della maggioranza.