Dopo l'esordio con "Il signore della bellezza", l'autore romano firma una storia sul valore dell'amicizia e sulla forza, a tratti disperata, dell'adolescenza. L'incipit del romanzo edito da La Nave di Teseo
Si intitola "Il pugile ragazzo", l'ha pubblicato la Nave di Teseo ed è un romanzo intenso sul valore dell’amicizia e sulla forza, a tratti disperata, dell’adolescenza. Dopo l'esordio con "Il signore della bellezza", Pier Luigi Amata torna in libreria con il suo secondo romanzo. Protagonista, Jasper Geremia Abbondanza, un ragazzo che vive in un quartiere popolare, sogna di fare il pugile e ama (non corrisposto) la compagna di liceo Flaminia. Una sera, all’uscita dalla palestra, si ritrova costretto a respingere le avances dell’allenatore di boxe, che l’ha invitato a salire in auto con la scusa di dargli un passaggio. Torna a casa da solo, decidendo di mettere una pietra sopra l’accaduto e di cercarsi una nuova palestra senza raccontare niente ai genitori. Tempo dopo, alla festa di compleanno di Flaminia, incontra Andrea Coretti, compagno di boxe della vecchia palestra: è un ragazzo ombroso e sfuggente, ma Jasper sente subito una forte affinità con lui. Andrea si rifà vivo dopo qualche mese, nel pieno di un torrido agosto, per chiedere a Jasper ripetizioni di matematica. Lui, quasi risentito, interpreta la richiesta come una forma di opportunismo, ma uno scassato motorino giallo rimediato chissà dove gli farà cambiare idea. La loro amicizia si stringe definitivamente l’estate successiva, in un indimenticabile viaggio in Grecia in compagnia di Christa e Blanca, due ragazze olandesi conosciute sul traghetto. Ma Andrea si separerà dall’amico e, al rientro a Roma, i due si perderanno di vista come spesso accade nella indeterminatezza dei sedici anni. L’assenza di Andrea insinua in Jasper il sospetto che anche l’amico sia stato vittima di molestie da parte del vecchio allenatore, provocandogli un incontrollabile desiderio di vendetta.
Per gentile concessione dell'editore anticipiamo l'incipit del romanzo.
L'incipit
Dal parcheggio alla riva del fiume c’era da camminare un bel po’. Jasper sistemò l’auto dentro al rettangolo di strisce bianche, spense il motore, fece suonare il cicalino elettronico dell’antifurto. Il primo tratto del percorso era pianeggiante, la vegetazione bassa e rada, poi iniziava il bosco che gradualmente scendeva fino alla sponda. Alex Abbondanza disse al padre che i suoi muscoli gli avrebbero permesso di andare velocissimo, che addirittura in alcuni punti più ripidi e senza ostacoli si sarebbe lasciato scivolare sul sedere.
“Alex, scendiamo insieme, non fare lo stupido.”
“Arrivo prima io papà.”
“Se ti graffi mi fai arrabbiare.”
“Non ti preoccupare, non mi faccio niente.”
“Ti sciuperai i pantaloni.”
“Basterà metterli in lavatrice.”
“Hai controllato che abbiamo preso tutto?”
“Certo che abbiamo preso tutto.”
“Alex, scendiamo insieme, non si sa mai.”
All’inizio del bosco fu evidente che non era possibile raggiungere la sponda in scivolata, tanto erano fitti i tronchi, e ilsottobosco avrebbe frenato un peso anche molto maggiore diquello del ragazzo. Jasper alzò la testa verso l’alto osservando lecime degli alberi e l’azzurro del cielo, Alex fece lo stesso.
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