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Cuore di Tenebra, così Kuper rilegge Conrad a fumetti

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Gabriele Lippi

Tunué

Un grande classico della letteratura tradotto in un graphic novel di grande impatto visivo, con un interessante ribaltamento di prospettiva in cui l'Africa riemerge riappropriandosi della sua dignità

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Prendere in mano un classico della letteratura e trasformarlo in immagini. Prendere in mano un’opera controversa, tacciata di razzismo, e donarle una nuova umanità, cercando di adattarla alla sensibilità attuale senza snaturarne lo spirito originario. Ci voleva un fuoriclasse come Peter Kuper (Rovine, Diario di New York) per trasformare Cuore di tenebra in un fumetto del 2020. Operazione complicatissima e riuscitissima. Nel volume pubblicato da Tunué (160 pagine, 19,90 euro) Kuper ricalca la struttura del romanzo originale, aprendo con Marlow che, a bordo della Nellie, sul Tamigi, racconta ai suoi compagni di viaggio l’esperienza vissuta in Congo.

Tunué

L'Africa finalmente protagonista

E qui c’è la prima sensibile differenza: l’Africa. Se nel romanzo di Joseph Conrad non viene mai nominata, tanto che Francis Ford Coppola non ebbe problemi a trasportare la narrazione in Vietnam nel suo Apocalypse Now sostituendo il Congo col Mekong, nel fumetto di Kuper è ben definita. Non nelle parole, che non aggiungono nulla (semmai, per ovvie ragioni di spazio, tolgono) a quelle di Conrad, ma nelle immagini. Il mappamondo di Marlow punta dritto verso il cuore del Continente un tempo sconosciuto, che da macchia bianca comincia a trasformarsi in qualcosa di sempre più definito.

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Tunué

Un nuovo volto per gli africani, una nuova consapevolezza per Marlow

Restituire dignità all’Africa e agli africani, scivolati nelle retrovie del romanzo di Conrad, a fare da sfondo a una vicenda in fondo tutta europea e profondamente bianca, è forse la sfida più complessa che Kuper ha consapevolmente scelto di affrontare. Gli indigeni assumono connotati più netti, lineamenti diversi, non vengono tutti assimilati come nel romanzo, dove sono descritti per sottrazione, puntando quasi esclusivamente sul colore della loro pelle e – talvolta – sui loro ornamenti, privati di un volto laddove i personaggi bianchi sono descritti minuziosamente. Nello stesso solco, Kuper sembra prendere decisamente distanza dalle pratiche coloniali violente e disumane, fin dall’inizio delle pagine, riscrivendo con delicatezza il personaggio di Marlow, narratore più cosciente del lato oscuro dell’imperialismo di Leopoldo II.

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Tunué

Immagini di grande impatto visivo e allegorico

A un’opera di sintesi pressoché perfetta, che non fa pesare affatto la riduzione del lato scritto, si accompagna una resa grafica autoriale e di grande impatto, che mischia i tratti più netti e definiti del presente con i contorni frastagliati di un passato che conosciamo per il racconto di Marlow, a cui ci è data libertà di credere in toto o meno. Con i suoi grigi, Kuper costruisce tavole di grande impatto visivo, come la scena in cui il fiume Congo assume i contorni di un serpente, o quella in cui la tratta dell’avorio è identificata nel passaggio dalla vitalità di un branco di elefanti alla tastiera di un pianoforte. Ancora una volta, viviamo un ribaltamento di prospettiva, con l’Africa che diventa protagonista quanto e più di Kurtz, presenza misteriosa la cui assenza per due terzi buoni dell’opera riempie il racconto.

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