CONSIGLI DI LETTURA La scrittrice torna in libreria con "Trio", un romanzo breve pubblicato da Rizzoli e incentrato sulla storia di un'amicizia tra due donne nella Sicilia del Settecento colpita dalla peste. E durante la rubrica Instagram dedicata ai consigli di lettura dice: "Un narratore deve dire la sua verità con limpidezza e chiarezza"
"Volevo dimostrare che l'amicizia può superare la gelosia". Così Dacia Maraini a Sky Tg24 racconta il suo ultimo romanzo, "Trio" (Rizzoli, pp. 112, euro 16), incentrato sul legame tra due donne siciliane del Settecento durante un'epidemia di peste.
Un'amicizia che resiste nonostante le due protagoniste amino (e si contendano) lo stesso uomo. E' un aspetto decisivo, racconta Maraini durante la rubrica sui "Consigli di lettura" di Sky Tg24 (qui le puntate precedenti), e non solo nel romanzo: "Questa forma di comprensione e di rispetto reciproco non proviene solo dal buon carattere delle due protagoniste. C'è qualcosa di più: entrambi i personaggi, anche grazie al privilegio della lettura, vivono un cambiamento epocale che investe non solo la Sicilia ma l'Europa intera. E questa novità, che poi sfocerà nell'Illuminismo, si basa sul rispetto della libertà altrui; una concezione che spazza via la visione feudale di verticalità dei diritti di un uomo su un altro".
"Non esiste uno stile femminile, semmai un punto di vista"
L'idea di "Trio", racconta Maraini, nasce nella seconda metà degli anni Ottanta: "Mentre facevo le ricerche per 'La lunga vita di Marianna Ucria', incappai in una cronaca della peste a Messina. La trovai interessante ma in quel contesto fuori tema. La depositai così nella memoria, prima di decidere di scriverne, venti anni dopo, un racconto. E proprio quel racconto, nei mesi passati in cui sono stata costretta a chiudermi in casa e a isolarmi per la pandemia, mi è tornato in mente e mi è venuta voglia di lavorarci".
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"La scrittura segue sempre la vita"
"Trio" è una storia di donne, costrette a fare i conti con l'indifferenza e l'incomprensione maschile, ma Maraini precisa che in letteratura non c'è spazio per uno stile femminile. Semmai, spiega, " c'è un punto di vista femminile, che non è ovviamente dovuto a un fattore genetico ma a una storia millenaria. E' una questione di educazione e di cultura: le donne, alle loro spalle, hanno un'eperienza di reclusione e la scrittura, ricordiamocelo sempre, segue sempre la vita". Anche per questo, per Maraini nel racconto di una storia conta il pudore, mai la reticenza. "Questa parola non mi piace: penso che uno scrittore debba poter parlare di tutto, mettendo in pagina con limpidezza e chiarezza la sua verità".