Il lavoro che cambia: entro 10 anni scomparirà il 40% degli impieghi

Il lavoro, così come lo conosciamo, sta per essere ridisegnato. Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum già all’inizio dell’anno – un anno in cui ne sono successe di ogni colore, da OpenAI ad Amazon - parlava chiaro: entro il 2030 il 22% dei ruoli attuali sarà completamente trasformato, e nei prossimi 5-10 anni fino al 40% degli impieghi rischia di sparire o mutare forma sotto la spinta combinata di intelligenza artificiale, automazione e transizione ecologica. La fotografia globale è duplice: 170 milioni di nuovi posti di lavoro nasceranno, certo, ma 92 milioni andranno perduti, con un saldo positivo di 78 milioni — una crescita che tuttavia non cancella le disuguaglianze e la necessità di una riconversione massiccia delle competenze. Un saldo, insomma, che non dice tutto. La trasformazione non colpirà solo i settori tecnologici. Il WEF evidenzia che i ruoli più dinamici si concentrano nei campi dell’IA, dei dati e della cybersecurity ma anche nei servizi essenziali come assistenza sanitaria, educazione e agricoltura, spinti e talvolta stravolti da tendenze demografiche e sociali. Allo stesso tempo, figure tradizionali come cassieri, assistenti amministrativi e persino grafici subiranno un calo significativo a causa dell’automazione spinta e dell’adozione dell’IA generativa. Fin qui, in fondo, poche sorprese. Competenze ibride e nuove priorità Il tema centrale è dunque quello delle competenze. Quasi il 40% di quelle richieste sul lavoro cambierà entro il 2030. Non basterà conoscere gli strumenti digitali: serviranno capacità umane — pensiero critico, flessibilità, collaborazione, le celebri “soft skill” — che possano integrarsi con l’intelligenza artificiale e i big data. Il 63% dei datori di lavoro, secondo il WEF, individua proprio la carenza di competenze come l’ostacolo principale alla trasformazione aziendale, mentre il 77% prevede di avviare programmi di aggiornamento interni. Ma l’allarme è chiaro: 59 lavoratori su 100 avranno bisogno di riqualificazione, e 11 di loro – destinati dunque a essere espulsi dal mercato del lavoro - non la riceveranno mai. È una bomba sociale pronta a esplodere se governi, imprese e istituzioni educative non agiranno in modo coordinato. Come sottolinea Till Leopold, responsabile globale per il lavoro e la creazione di occupazione del World Economic Forum, “è giunto il momento per le imprese e i governi di lavorare insieme, investire nelle competenze e costruire una forza lavoro equa e resiliente”. L’era del micro-learning A fronte di questa trasformazione, le piattaforme di apprendimento continuo stanno emergendo come uno degli strumenti più efficaci per colmare rapidamente il divario di competenze. È il principio del cosiddetto micro-learning: un modello di formazione elastico, sempre aggiornato rispetto alle evoluzioni dell’intelligenza artificiale e dei nuovi strumenti digitali. Diversamente dai percorsi accademici tradizionali, offre aggiornamenti costanti e personalizzati, adattandosi ai bisogni specifici di professionisti, manager e studenti che vogliono restare competitivi in mercati in continua mutazione. Questi ecosistemi digitali — che uniscono l’apprendimento asincrono, la personalizzazione tramite IA e la certificazione delle competenze — rispondono quindi a un’esigenza concreta: imparare velocemente ciò che serve davvero, quando serve, schivando l’estromissione da un mercato del lavoro che sotto certi punti di vista potrebbe apparire impazzito. E soprattutto, trasformare la formazione da evento occasionale a processo permanente, in grado di anticipare le rivoluzioni del lavoro prima che arrivino. In Italia è nata per esempio The Future Play, la prima piattaforma di micro-learning generata con l’AI e dedicata alle professioni del futuro. Ideata dalla Fondazione Ateneo Impresa, con oltre 35 anni di esperienza nella formazione manageriale, The Future Play introduce appunto questo paradigma: un modello di apprendimento rapido, personalizzabile e continuo, strutturato in oltre 200 micro-corsi e 40 percorsi tematici, fruibili in abbonamento come un servizio di streaming. Il cuore dell’innovazione è rappresentato dagli Avateacher, docenti avatar sviluppati con intelligenza artificiale che combinano gestualità umane, fonti autorevoli e aggiornamento costante sui trend emergenti — dall’intelligenza artificiale alla green economy, dalla blockchain alla medicina digitale. Accanto a loro, manager e professionisti reali animano webinar e incontri live, creando un ponte tra conoscenza teorica e pratica applicata. Fra umano e artificiale. The Future Play non si limita a trasmettere nozioni: costruisce una cultura della formazione elastica, adatta a studenti, professionisti e imprenditori che vogliono anticipare il cambiamento. O almeno evitare di esserne travolti. In un mercato in cui solo il 16% dei lavoratori si dichiara soddisfatto della formazione ricevuta, e dove l’AI ridisegna ruoli e competenze a ritmi inediti, la piattaforma propone un apprendimento immediato e a misura di tempo, restituendo alla formazione il suo ruolo strategico: non subire il futuro ma imparare a costruirlo. D’altronde in un contesto dove l’intelligenza artificiale non solo automatizza ma riscrive intere professioni, l’unica strategia efficace è rendere l’aggiornamento un’abitudine strutturale. Non si tratta più di “formarsi per trovare lavoro”, ma di “formarsi per restare nel lavoro”. Il futuro non premierà solo chi conosce la tecnologia, ma chi saprà combinarla con visione, empatia e capacità di apprendimento continuo. Le piattaforme di micro-learning mostrano che il cambiamento non è necessariamente una minaccia: può diventare un’occasione per ridefinire il concetto stesso di lavoro, trasformando la paura dell’automazione in una nuova cultura della conoscenza. Le 100 professioni del futuro The Future Play ha anche pubblicato un documento, la Guida alle 100 Professioni del futuro, con una serie di figure professionali impensabili fino a ieri: dai Digital Tailor che personalizzerebbero abiti venduti online intervenendo direttamente a domicilio agli Augmented Reality Tour Builder che progettano esperienze turistiche immersive, larivoluzione delle competenze attraversa tutti i settori. Non si tratta semplicemente di automazione, come detto, ma di un'evoluzione che richiede nuove capacità: come quelle dei ClimateRisk Analyst che valutano l'impatto ambientale sugli investimenti o degli Human AI Collaboration Specialist che ottimizzano il lavoro tra team umani e sistemi intelligenti, fino agli Space Traffic Controller, gestori del traffico satellitare in orbita, o altre figure emergenti in un tripudio di anglicismi come il Vertical Farmer, il Genomic Data Analyst, il Chief Metaverse Officier, il Blockchain Legal Consultant, l’AI Generative Prompt Designer, il Drone Security Coordinator, il Time Broker o lo Smart City Planner. E voi quale di questi lavori vorreste fare

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Simone Cosimi