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Crif: frenata prestiti a novembre

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Calo del 22,4% dei prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi

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Dopo le costanti flessioni che perdurano ininterrottamente dal mese di marzo, con la brusca frenata coincisa con l’introduzione delle prime misure restrittive per limitare la diffusione del Covid-19, anche a novembre si registra una contrazione del numero di richieste di finanziamenti da parte delle famiglie italiane (istruttorie formali contribuite sul Sistema di informazioni creditizie gestito da Crif), con la componente dei prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi che si caratterizza per un calo del -22,4% rispetto al corrispondente mese del 2019, a fronte di un ancor più marcato -27,4% fatto segnare dai prestiti personali.


"Nemmeno le iniziative promosse nelle settimane subito prima e dopo il Black Friday sono riuscite a stimolare più di tanto i consumatori in questa fase di incertezza, sebbene quasi la metà delle richieste di prestiti finalizzati si sia concentrata nell’ultima settimana del mese, che ha fatto segnare un incremento del +13% rispetto alla media delle settimane precedenti", si legge nella nota in cui prodotta da Crif che rivela una crescente tendenza dei consumatori a privilegiare gli acquisti online: le richieste di credito riconducibili alle piattaforme di e-commerce hanno fatto registrare una crescita del +19% rispetto alla media delle settimane precedenti. Un’ulteriore evidenza che emerge dallo studio riguarda la contrazione del valore medio dei finanziamenti richiesti, che nell’aggregato di prestiti personali e finalizzati nell’ultimo mese di osservazione si è attestato a 8.644 euro (-3,4% rispetto al dato di novembre 2019).
Nel dettaglio, per quanto riguarda i prestiti finalizzati l’importo medio richiesto si è attestato a 5.934 euro (-3,7%), mentre per i prestiti personali è risultato pari a 12.765 euro (-1,1%). Relativamente ai prestiti finalizzati, il 61% delle richieste riguarda importi al di sotto dei 5.000 euro, anche per i prestiti personali la quota al di sotto dei 5.000 euro è quella maggioritaria, con il 30,8% del totale. In merito alla durata dei contratti di finanziamento, per quanto riguarda i prestiti finalizzati le richieste privilegiano piani di rimborso inferiori ai 12 mesi (con il 22,9% del totale) mentre per i prestiti personali le preferenze si stanno indirizzando sempre di più su durate superiori ai 5 anni, che arrivano a spiegare il 45,2% del totale.


Dopo la battuta d’arresto fatta segnare a ottobre, anche a novembre le richieste di mutui e surroghe restano in territorio negativo, facendo segnare una flessione del -11,4% rispetto al corrispondente mese del 2019. Nel complesso, dopo la fase di lockdown della scorsa primavera, caratterizzata sia dalla contrazione della domanda delle famiglie sia dalla limitata operatività da parte degli istituti di credito, le richieste di mutuo erano tornate a crescere in modo solido a partire dal mese di giugno (+26,7% nel terzo trimestre dell’anno), riassestandosi su volumi persino superiori a quelli pre crisi.


In questo momento gli italiani non trovano stimolo nemmeno da condizioni di offerta particolarmente vantaggiose, con la media dei migliori spread online per mutui a tasso variabile che nel terzo trimestre dell’anno risultava stabile allo 0,8% mentre quella per i mutui a tasso fisso si attestava allo 0,4%. "Le preoccupazioni delle famiglie trovano conferma anche nell’analisi delle moratorie per la sospensione delle rate, tanto che quasi la metà dei contratti di finanziamento che hanno beneficiato della sospensione del pagamento delle rate riguarda un mutuo immobiliare", si evidenzia. In compenso a novembre risulta in crescita (+1,5%) l’importo medio, che si è attestato a 134.599 euro; nel complesso, il 72,1% delle richieste presenta un valore inferiore ai 150.000 euro. Per quanto riguarda la distribuzione per classe di durata dei mutui, invece, anche il mese di novembre ha visto gli italiani orientarsi verso piani di rimborso più lunghi, con più del 75% delle richieste che prevede una durata superiore ai 15 anni. "Con l’arrivo della seconda ondata di contagi gli italiani hanno ridotto in modo significativo le richieste di credito per sostenere i propri progetti di spesa e gli acquisti di servizi e beni durevoli. Ma l’atteggiamento attendista sta frenando anche i mutui, con le famiglie che sembrano aver tirato il freno a mano in attesa che l’emergenza sanitaria venga superata e si torni ad una situazione di normalità", commenta Simone Capecchi, executive director di Crif. "In questa fase è estremamente difficile fare previsioni sull’evoluzione del comparto nei prossimi mesi ma, indubbiamente, per la ripartenza sarà fondamentale che gli istituti di credito possano sostenere famiglie e imprese anche attraverso processi agili e veloci, ad esempio sfruttando le nuove tecnologie per accelerare sul fronte della digitalizzazione. Al contempo saranno fondamentali le iniziative di sostegno da parte del governo, come nel caso degli incentivi al settore auto o il superbonus 110% varato per stimolare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano" conclude Capecchi.