Studio, a marzo e aprile Cig-Covid per oltre metà imprese

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È quanto emerge dallo studio ‘Le imprese e i lavoratori in cassa integrazione Covid nei mesi di marzo e aprile’, effettuato dalla Direzione Centrale Studi e Ricerche dell’Inps in collaborazione con la Banca d’Italia

Nei mesi di marzo e aprile oltre la metà delle imprese italiane ha fatto uso della cig-Covid: la cassa integrazione ha riguardato quasi il 40% dei dipendenti del settore privato. È quanto emerge dallo studio ‘Le imprese e i lavoratori in cassa integrazione Covid nei mesi di marzo e aprile’, effettuato dalla Direzione Centrale Studi e Ricerche dell’Inps in collaborazione con la Banca d’Italia, e pubblicato nella sezione del sito Inps “Studi e Analisi”. L’utilizzo della cig-Covid è risultato più elevato nei settori con una dinamica più sfavorevole dell’attività in seguito allo scoppio della pandemia. I settori con alta incidenza di attività definite 'non essenziali', cioè sottoposte a lockdown in marzo e aprile, hanno fatto un ricorso più generalizzato alla cig-Covid e meno correlato ai cambiamenti dell’evoluzione ciclica determinati dalla crisi. Anche in settori in cui i livelli produttivi o il fatturato non sono diminuiti rispetto al periodo precedente la pandemia, l’utilizzo della cig-Covid ha coinvolto una quota significativa di imprese (circa il 20% nella manifattura e il 30% nei servizi).


La quota di imprese che ha fatto ricorso alla cig-Covid è pari al 45% nel Nord Est, al 48% nel Nord Ovest, al 52% nel Centro e al 55% nel Mezzogiorno. Buona parte delle differenze tra macroaree è spiegata da eterogeneità nelle caratteristiche delle imprese, con riferimento in modo particolare al settore di attività, relativamente più sbilanciato nel Mezzogiorno a favore dei settori dell’alloggio e della ristorazione, delle costruzioni e del commercio al dettaglio non alimentare, che hanno maggiormente subito le conseguenze della crisi.


Nello studio si analizzano i dati relativi all’effettivo utilizzo, nei mesi di marzo e aprile, degli strumenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro, così come modificati dal decreto Cura Italia (DL n.18/2020). L’analisi è basata sui microdati presenti nell’archivio dell’Inps e si riferisce a tutti gli strumenti di integrazione salariale previsti per fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid: Cassa integrazione guadagni ordinaria, assegni dei Fondi di solidarietà e del Fondo di integrazione salariale (Fis) e cig in deroga, sia pagati direttamente dall’Inps sia portati a conguaglio dalle imprese. I dati, aggiornati al 15 luglio, si riferiscono al mese di competenza del pagamento, cioè al periodo nel quale i lavoratori sono stati sottoposti alla riduzione dell’orario di lavoro e non al mese in cui la cig-Covid è stata autorizzata dall’Inps: il decreto Cura Italia ha infatti riconosciuto alle imprese la facoltà di richiedere l’autorizzazione all’uso della cig-Covid anche in un momento successivo all’effettivo utilizzo degli strumenti di integrazione salariale. Ciò comporta che i dati commentati non possano essere ancora considerati come definitivi.

 

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