Le badanti dell'Est rinunciano alle ferie per paura della quarantena in Romania, Moldavia o Ucraina e perché, una volta tornate in Italia, dovrebbero sottoporsi a un’ulteriore quarantena
Una nuova ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza dispone la quarantena per chi abbia soggiornato, negli ultimi 14 giorni, in Romania e Bulgaria: è la prima volta dalla riapertura delle frontiere che due paesi Schenghen vengono esclusi dalla libera circolazione. Tra le conseguenze del provvedimento, non si può sottovalutare l’allarme badanti. I Paesi dell’est Europa rappresentano, infatti, il 40,9% di tutti i lavoratori domestici regolari che operano in Italia, più di 347mila (dato Istat 2019). Dalla Romania, tra l’altro, proviene la comunità di stranieri più numerosa: il 1 gennaio 2020 erano censiti, nel nostro Paese, più di 1,2 milioni di romeni, quasi un quarto del totale degli stranieri. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio nazionale Domina sul lavoro domestico, il 30% della popolazione proveniente da quel Paese è occupato nei servizi alla persona.
In una situazione nella quale la pandemia sembra riprendere vigore anche in alcuni Paesi d’Europa, le decisioni politiche e sanitarie per evitare la diffusione del coronavirus in Italia pongono una molteplicità di problemi. Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, ne cita alcuni: “la questione più urgente e importante è questa: dove faranno la quarantena le badanti conviventi? Sicuramente non nella casa del datore di lavoro. Le famiglie non hanno obblighi per il soggiorno alternativo e lo Stato deve aprire gli hotel per questi lavoratori che non sanno dove vivere durante la quarantena”.
Il momento non è facile: “dall'est Europa – continua Gasparrini – stanno ritornando poche badanti e le famiglie sono alla ricerca di lavoratrici italiane. Registriamo inoltre un aumento preoccupante delle vertenze post-lockdown”. Come se tutto questo non bastasse, le badanti dell'Est rinunciano alle ferie per paura della quarantena in Romania, Moldavia o Ucraina e perché, una volta tornate in Italia, dovrebbero sottoporsi a un’ulteriore quarantena. Il timore più grande che invita alla prudenza è che queste lavoratrici sono a contatto giornalmente con anziani e persone immunodepresse: se non venisse preso alcun provvedimento si rischierebbe un nuovo caos, come quello esploso nelle rsa. Tuttavia, datori di lavoro e lavoratori chiedono di risolvere le questioni ricordate precedentemente, per evitare ulteriori disagi e difficoltà alle famiglie e alle badanti e per non mettere in ginocchio l’intero settore.