Sindacati, domani in piazza addetti pulizie e mense

Lavoro
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Workers from the FIOM metalworkers union join other workers and unions from all sectors coming from all over Italy, particularly from the South (Mezzogiorno) for a protest in downtown Rome on December 10, 2019, against the industrial crisis, the closure of factories, lay-offs and for public and private investment, best working conditions and social protection. - Italy is negotiating a new plan with the world's biggest steelmaker ArcelorMittal to save the Taranto steel plant that involves partial state ownership, the Italian Prime Minister said on December 9. (Photo by Vincenzo PINTO / AFP) (Photo by VINCENZO PINTO/AFP via Getty Images)

Manifestazioni in almeno 60 città in tutta Italia. Sono gli oltre 80mila i lavoratori a casa per l’emergenza Covid-19 dalla dichiarazione di lockdown e non più tornati al lavoro

 

Scenderanno in piazza in almeno 60 città in tutta Italia. Sono gli oltre 80mila lavoratori e lavoratrici dei servizi di mensa e pulizie scolastiche e aziendali, a casa per l’emergenza Covid-19 dalla dichiarazione del lockdown e più tornati al lavoro. Dai presidi nelle piazze delle principali città, chiamati alla mobilitazione da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti, faranno sentire la loro voce, per chiedere che venga estesa la copertura degli ammortizzatori sociali, erogate le indennità e, soprattutto, garanzie per una rapida ripresa delle attività.

 

"Sono circa 80mila gli addetti (la metà – circa 39mila – solo nelle mense scolastiche) che dall’inizio di marzo, con il decreto che imponeva il lockdown per emergenza sanitaria, sono di fatto senza lavoro e molti senza reddito. Tre mesi senza stipendio per le responsabilità incrociate di aziende e Inps, numerose delle prime per non aver anticipato, in molti casi, gli assegni ordinari ai dipendenti, l’ente di previdenza per non aver ancora corrisposto le indennità che spettano loro", spiegano i sindacati.

 

A questi tre mesi di inattività forzata, per molti di loro, spiegano i sindacati, "si sommerà un periodo altrettanto lungo di sospensione delle assunzioni, che coincide da sempre con la fine dell’anno scolastico. Altri tre mesi senza stipendio e, soprattutto, senza la garanzia di riprendere a lavorare, a settembre, per la riapertura delle scuole. La manifestazione nazionale unitaria è articolata su base territoriale, si è detto, in circa 60 città. In alcune grandi città (Torino, Firenze, Genova) i presidi sono stati anticipati al 22 e 23 giugno per la coincidenza della festa del santo patrono, San Giovanni, il 24 giugno", continua la nota.

 

Pur avendo già più volte sollecitato, senza successo, le istituzioni, le organizzazioni sindacali "chiedono a governo, regioni, comuni e imprese, confronti per individuare percorsi condivisi e soluzioni per prorogare, di almeno 27 settimane gli ammortizzatori con causale 'Covid-19'; la ripresa dell’anno scolastico a settembre, in presenza e in sicurezza per tutti, prevedendo il mantenimento del servizio mensa; prevedere l’accesso agli ammortizzatori sociali ordinari senza condizionalità rispetto al committente per le imprese e i lavoratori delle mense e delle pulizie c.d. 'aziendali'; una riforma degli ammortizzatori sociali per non discriminare i lavoratori in appalto e dare risposte strutturali per i lavoratori part time ciclici; misure di sostegno economico straordinarie per affrontare l’emergenza. Non c’è tempo da perdere: servono certezze oggi, per il lavoro e per il futuro", concludono i sindacati.

 

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