La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -27,7% sul primo, quando era diminuita dell'8,4% sul quarto 2019
Nei mesi primaverili, pil e produzione sono attesi diminuire in misura più forte rispetto a quanto osservato nel primo trimestre. E' l'indicazione che emerge dalle rilevazioni diffuse oggi dal Centro Studi di Confindustria. Nei mesi primaverili, per il pil e la produzione industriale sono attesi diminuzioni più forti rispetto a quanto osservato nel primo trimestre.
La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -27,7% sul primo, quando era diminuita dell'8,4% sul quarto 2019; se anche in giugno procedesse la lenta ripresa della domanda, nella media del secondo trimestre si avrebbe comunque una riduzione di oltre il 20% dell'attività, quasi tre volte la dinamica registrata a inizio anno. Questo calo comporterebbe un contributo negativo di circa 5 punti percentuali alla diminuzione del pil nel secondo trimestre.
A maggio la produzione industriale è diminuita del 33,8% rispetto a maggio 2019, quindi leggermente un calo meno forte dopo il 44,3% rilevato ad aprile sui dodici mesi. In termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente, si è avuto un rimbalzo del 31,4% in maggio, dopo una caduta del 24,2% in aprile. Gli ordini in volume sono diminuiti del 51,6% annuo in maggio (+12,3% sul mese precedente) e del 29,6% in aprile (-43,7% su marzo).
"Nei due mesi di rilevazione, l'attività nell'industria ha mostrato, in termini congiunturali, una dinamica molto oscillante - spiega il Csc - alla caduta della produzione in aprile è infatti seguito un rimbalzo 'tecnico' in maggio, spiegato da un effetto base, dovuto ai livelli estremamente bassi raggiunti nel mese precedente. In aprile, infatti, i volumi di attività nell'industria erano circa la metà di quelli rilevati nella media del primo bimestre dell'anno".
"Con la riapertura di tutte le imprese industriali a inizio maggio e di quasi tutte quelle dei servizi nel corso dello stesso mese - proseguono gli esperti di Confindustria - si è avuto un marginale aumento della domanda; in condizioni di bassi livelli di attività, anche minimi progressi dei volumi si traducono in significativi incrementi percentuali. Il dato di maggio, dunque, è viziato da questo effetto statistico e non deve essere interpretato come una robusta ripresa. Tutt'altro. La caduta di circa un terzo della produzione industriale rispetto a maggio 2019 offre la giusta chiave di lettura e mostra quanto siano ancora distanti da una situazione di 'normalità' le condizioni nelle quali opera l'industria italiana".