Fond. Moressa, straniero 1 su 10 fra imprenditori in difficoltà

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Sono in tutto 722.712, pari al 9,6% degli imprenditori totali.

Tra le imprese in difficoltà a causa del coronavirus, non bisogna dimenticare che una componente significativa (una su dieci) è rappresentata dagli imprenditori immigrati. A fine 2019 gli imprenditori nati all’estero erano 722.712, pari al 9,6% degli imprenditori totali. Negli ultimi dieci anni, mentre i nati in Italia sono diminuiti (-6,9%), i nati all’estero sono aumentati (+32,7%). La stessa tendenza si conferma, anche se in modo molto meno marcato, nell’ultimo anno: -0,6% per gli italiani, +1,9% per gli stranieri.

Questi i dati dello studio presentato dalla Fondazione Leone Moressa, realizzato con il contributo di MoneyGram all’interno del progetto Coffee Break, in cui si fotografa la situazione al 31 dicembre 2019. Nel 2019 la Cina si conferma il primo paese (75.542), seguita da Romania e Marocco, entrambe con circa 70 mila imprenditori. Sommando queste tre nazionalità otteniamo il 30% di tutti gli imprenditori nati all’estero.

Gli imprenditori cinesi sono cresciuti del +52,4% negli ultimi 10 anni. Nell’ultimo anno, gli imprenditori cinesi continuano ad aumentare (+2,4%), così come i rumeni (+3,4%), mentre calano i marocchini (-3,5%). Negli ultimi anni sono in forte crescita le comunità dell’Asia meridionale: su tutte il Bangladesh (+133,6% dal 2010, ma in flessione nell’ultimo anno), ma anche Pakistan (+145,4%) e India (+146,9%).

Esaminando il settore di attività, un terzo degli imprenditori di origine immigrata opera nel commercio (33,4%). Seguono i servizi (23,1%) e le costruzioni (21,0%). Prendendo in considerazione invece l’incidenza degli immigrati per ciascun settore, il comparto in cui la componente straniera ha il peso maggiore è l’edilizia, con il 15,4%. Seguono commercio (13,2%) e ristorazione (12,0%). La prima regione per numero di imprenditori stranieri è la Lombardia, con oltre 150 mila unità (oltre un quinto del totale nazionale). In questo caso, la componente immigrata rappresenta l’11,3% dell’imprenditoria complessiva. La seconda regione è il Lazio, con oltre 86 mila imprenditori: qui si registra l’incidenza più alta in assoluto (12,8%). Seguono poi tre regioni con oltre 60 mila imprenditori stranieri: Toscana, Emilia-Romagna e Veneto.

A livello provinciale, in termini assoluti le concentrazioni più importanti di imprenditori immigrati sono nelle grandi città: Milano, Roma, Torino e Napoli. Se invece consideriamo l’incidenza sul totale imprenditori, il picco massimo si raggiunge a Prato, dove il 23,7% degli imprenditori è straniero. Altre 5 province segnano un valore al di sopra del 14%: Trieste, Imperia, Milano, Roma e Firenze. Nel 2019 le imprese condotte (prevalentemente) da imprenditori immigrati sono 548 mila, il 10,7% del totale. Tra queste, la stragrande maggioranza (95,4%) è gestita al 100% da imprenditori nati all’estero, segno di una ancora debole interazione tra imprenditori italiani e stranieri.

Il valore aggiunto prodotto ammonta a quasi 126 miliardi di euro, pari all’8% del totale. A livello territoriale, quasi un quarto del valore aggiunto delle imprese straniere si concentra in Lombardia (30 miliardi). Osservando l’incidenza del valore aggiunto delle imprese straniere in ciascuna regione, i valori massimi si registrano in Toscana (11,0%) e Liguria (10,6%). Valori sopra la media nazionale anche in molte altre regioni del Centro Nord tra cui Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Lazio.

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