Csc, a marzo affonda produzione -16,6%, in primo trim. -5,4%

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Le prospettive per i prossimi mesi dunque "sono più negative di quanto osservato nel primo trimestre

Impatto devastante del Covid-19 che affonda la produzione industriale: a marzo , mese su mese, l'indice tocca il -16,6% portando il valore indietro sui livelli di 42 anni fa; nel primo trimestre registra invece un -5,4, il calo maggiore da undici anni. E' quanto stima il Centro Studi di Confindustria nell'indagine rapida dedicata alla produzione industriale. Le prospettive sono in forte peggioramento. Per il secondo trimestre, prosegue il Csc, anche in conseguenza della chiusura di circa il 60% delle imprese manifatturiere, la caduta dell'attività potrebbe raggiungere il -15%. La diminuzione del valore aggiunto nell'industria contribuirà negativamente alla dinamica del Pil italiano che ribadisce ancora il Csc è previsto arretrare cumulativamente del 10%, il 3,5% nel primo trimestre e il 6,5% nel secondo.  

L'impatto del Covid-19, si legge ancora nella nota del Csc, si è abbattuto sul sistema produttivo italiano e internazionale "in maniera improvvisa, con una forza distruttiva e in maniera diffusa". In Italia la caduta dell'attività stimata per marzo (-16,6%), se confermata dall'Istat, rappresenterebbe il più ampio calo mensile da quando sono disponibili le serie storiche di produzione industriale (1960) e porterebbe i livelli su quelli di marzo 1978. L'arretramento stimato nel primo trimestre 2020 (-5,4% sul quarto 2019) sarebbe il più forte dal primo trimestre del 2009, quando l'attività era scesa dell'11,1% congiunturale, nel pieno della grande crisi finanziaria internazionale indotta dallo scoppio della bolla dei mutui subprime in Usa. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in marzo del 9,0% rispetto allo stesso mese del 2019; in febbraio è diminuita del 4,7% sui dodici mesi. Gli ordini in volume scendono del 7,6% in marzo su febbraio (-12,6% annuo), quando sono diminuiti dell'1,9% su gennaio (-2,7% annuo).

Le prospettive per i prossimi mesi dunque "sono più negative di quanto osservato nel primo trimestre: la variazione acquisita nel secondo è di -12,5% e la caduta dell'attività potrebbe raggiungere almeno il 15%", ribadisce Confindustria che prende atto della proroga nella chiusura delle attività produttive fino al 13 aprile.

"La riapertura avverrà gradualmente, mentre la domanda domestica in alcuni settori sarà ancora molto debole ed il contributo di quella estera peggiorerà in linea con l'allargamento del contagio nel resto del mondo. Occorre evitare ritardi nell'implementazione delle misure di sostegno alle imprese ed ai lavoratori per non aggravare le già drammatiche prospettive", dice ancora il Centro Studi. Sono state le misure di contenimento a determinare un doppio shock negativo.Infatti,si legge ancora nella nota, da marzo la situazione è rapidamente peggiorata, in linea con l'aumento dei contagi e la decisione di chiudere il 57% delle attività industriali a partire dal 23 marzo scorso, il 48% della produzione.

"Il restante 43% di imprese ha continuato a lavorare a un ritmo molto ridotto, con poche eccezioni (alimentari e farmaceutico), a causa della più bassa domanda, delle difficoltà della logistica e del parziale blocco delle attività nei principali partner commerciali dove, con ritardo rispetto all'Italia, sono state introdotte misure di contrasto al Covid-19. Ciò si è tradotto, ricorda ancora Confindustria in cancellazioni di ordini e blocco ulteriore delle filiere internazionali. I dati qualitativi disponibili confermano uno scenario estremamente negativo, nonostante le indagini siano state chiuse prima del lockdown del 23 marzo: il pmi manifatturiero è sceso sui valori più bassi da undici anni (a 40,3, da 48,7 di febbraio), con produzione ai minimi storici (27,8) e nuovi ordini sui livelli della primavera 2009 (31,1); anche la fiducia Istat delle imprese manifatturiere è scesa rapidamente in marzo (89,5 minimo dal 2013), con giudizi su ordini in forte peggioramento e scorte in accumulo (per una caduta della domanda più forte di quanto atteso).

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