Secondo le orgnizzazioni sindacali di categoria sono circa 70mila gli addetti del comparto della vigilanza privata che sono esposti al rischio salute in questo momento con l'emergenza coronavirus
Anche i 70mila addetti del comparto della vigilanza privata sono esposti al rischio salute in seguito ad un possibile incremento del servizio conseguente alle chiusure disposte dalle aziende private e pubbliche per effetto del Dpcm dell’11 marzo 2020 ed è pertanto necessario ottemperare alle disposizioni varate dal Governo ed emanare una normativa cogente per disporre gli equipaggi nel settore del trasporto valori volta a garantire il servizio sull’intero territorio nazionale coerente con le misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica Covid-19. In una missiva trasmessa al dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs accendono i riflettori sulla situazione degli addetti del comparto esposti anche alla sospensione delle attivitaÌ e dunque alla conseguente sospensione della retribuzione e della contribuzione in mancanza del differimento dei termini per l’ottenimento del rinnovo dei titoli e della licenza per il conseguimento dei quali, secondo la normativa vigente, è necessario sottoporsi periodicamente a visite mediche di controllo, posticipate a data destinarsi, ed esercitazioni presso i poligoni di tiro, allo stato chiusi.
Per le tre sigle "le criticità nel comparto della vigilanza armata sono diverse anche considerata l’oggettiva difficoltà a mantenere la distanza tra le unità lavorative consigliata dall’Organizzazione mondiale della sanità". I sindacati sottolineano che "sebbene in attesa di rinnovo contrattuale atteso dal 2015, seppur ignorati dalle associazioni, questi lavoratori anche durante l’emergenza pandemica, continuano con impegno e professionalità a presidiare tutti i luoghi, garantendo la sicurezza dei beni ma anche la nostra salute, contrastando anche gli assembramenti di persone".
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs evidenziano inoltre che "la maggior parte degli istituti di vigilanza non hanno provveduto a fornire ai lavoratori dispositivi di sicurezza e ordini di servizio precipui in tal senso". "Purtroppo -stigmatizzano- il settore della sicurezza privata sconta gli effetti delle gare di appalto sottocosto e questo da tempo compromette proprio la salute degli addetti". Nell’esortare i lavoratori «a rispettare le misure igienico sanitarie indicate dall’Iss e ad utilizzare i dispositivi di sicurezza» i sindacati sollecitano infine le Istituzioni "a condividere tutte le azioni da mettere in campo per il superamento delle criticità che investono il comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari".