Le misure restrittive e di contenimento sanitario adottate negli ultimi tempi mettono a serio rischio le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia.
“L’estensione del contagio del Coronavirus dalla Cina all’Italia e agli altri paesi europei e le misure restrittive e di contenimento sanitario adottate negli ultimi tempi mettono a serio rischio le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia e dell’Europa intera. L’impatto sull’economia sarà rilevante, se tale situazione non sarà fronteggiata in tempi rapidi e con misure e strumenti non convenzionali". Ad affermarlo è Confindustria nel documento illustrato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione dell'incontro con le parti sociali a Palazzo Chigi sull'emergenza coronavirus. L’auspicio, rileva viale dell'Astronomia, "è che il lavoro comune che Governo e parti sociali stanno avviando possa portare a una normalizzazione dell’emergenza sanitaria, potenziando i reparti di terapia intensiva e circoscrivendo al massimo gli effetti, evitando però allarmismi infondati e percezioni errate anche sul piano della comunicazione".
Per Confindustria "serve un grande piano massivo di investimenti che punti a realizzare infrastrutture materiali, sociali e immateriali all’avanguardia. Servono investimenti pubblici, serve riattivare rapidamente tutti i cantieri e non solo quelli delle opere considerate prioritarie: la domanda pubblica deve compensare l’arretramento di quella privata".
Oltre a interventi urgenti che rimuovano le situazioni di blocco operativo e produttivo delle imprese, che sono state generate e, per alcuni aspetti, "persino alimentate e ampliate dai provvedimenti restrittivi adottati per fronteggiare l’emergenza sanitaria", secondo Confindustria, "bisogna immaginare un piano massivo e straordinario che si snodi su sei grandi assi, di cui i primi tre assumono carattere di urgenza e immediatezza".
I sei grandi assi prevedono il "rilancio degli investimenti pubblici e delle infrastrutture, come primo motore della crescita economica"; un "piano di rilancio a livello europeo, con una connotazione transnazionale delle opere da realizzare e una massiccia dote finanziaria (a partire da 3mila miliardi di euro), resa possibile dall’emissione di Eurobond a 30 anni garantiti anche dalle infrastrutture oggetto del piano"; "misure volte a garantire liquidità alle imprese, precondizione essenziale per aiutare le imprese in questa fase di transizione e criticità economica"; "l’avvio di un nuovo e vasto programma di semplificazioni, su base triennale, per liberare, attrarre e fidelizzare investimenti"; "incentivi all’occupazione giovanile che rafforzino, rispetto a quelli attualmente previsti, la probabilità per i giovani di 'imparare lavorando' e poi stabilizzarsi in azienda; "un piano di azioni volte ad attrarre, stimolare e rilanciare gli investimenti privati, italiani ed esteri (InvestItalia), che includa misure di carattere fiscale, societario e finanziario".
"La politica monetaria - spiega - che pure ha svolto un ruolo decisivo in Europa dopo il 2011, oggi deve essere affiancata da un set più ampio e articolato di strumenti e nuovi approcci di politica economica. Ai banchieri centrali devono affiancarsi i governi nazionali e l’Ue, con misure forti che sostengano l’economia e permettano di cogliere l’occasione per accelerare la transizione del nostro modello economico e sociale verso gli obiettivi fissati dalla stessa Commissione europea". Questa crisi, rileva Confindustria, "può diventare l’occasione per fare quello che in situazioni ordinarie i governi non riescono - o non vogliono - fare. Se questa occasione non verrà colta, si correrà il rischio che le traiettorie economiche e sociali dei Paesi Ue divergano in misura insostenibile".
Questo, aggiunge viale dell'Astronomia, "deve essere il momento dell’ambizione e del coraggio, per reagire, rilanciare e trasformare l’Italia e l’Europa in chiave moderna, mantenendo il primato di area più ricca del mondo, che garantisca benessere diffuso ai propri cittadini, li protegga dalle minacce esterne e continui ad assicurare una pace duratura". Confindustria ritiene "che sia giunto il momento per l’economia italiana ed europea di un 'whatever it takes' della politica economica, che abbia però un chiaro indirizzo nell’allocazione delle risorse e degli effetti da realizzare, come da noi auspicato negli assi illustrati, per contenere e compensare gli effetti dell’arretramento della domanda privata evidenti e conseguenti a quanto sta accadendo". Per Confindustria è "indispensabile un’ampia convergenza nazionale sugli obiettivi e le proposte" illustrate "tra forze politiche, governo, istituzioni territoriali e parti sociali".