Contratti, Cnel: solo una minima parte firmata da sigle rappresentative
LavoroAudizione del presidente del Cnel, Tiziano Treu, alla XI Commissione della Camera: “Contro il dumping contrattuale -ha detto- occorre la misurazione della rappresentanza”
"Solo una minima parte dei contratti censiti risulta essere siglato dalle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative. E’ importante avere criteri di misurazione della rappresentanza, passo fondamentale per contrastare dumping contrattuale e salari bassi". Lo ha detto il presidente del Cnel Tiziano Treu, in audizione davanti alla XI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera sulle proposte di legge relative a rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, rappresentatività sindacale ed efficacia dei ccnl. "Molti accordi nazionali - si legge nella memoria depositata alla Camera -portano la firma di sindacati minori, poco noti, che presentano sempre più spesso caratteristiche di multisettorialità. Ciò rende tali accordi applicabili trasversalmente e indistintamente a più ambiti produttivi. La conseguenza di tale trasversalità consiste nel venir meno delle tradizionali linee di demarcazione che hanno segnato nel tempo i vari “mercati del lavoro” esistenti a livello di territori, di distretti o di filiera".
A dicembre 2019 censiti 900 accordi
I numeri del Cnel mostrano che, considerando i soli contratti collettivi vigenti (perché rinnovati, oppure in attesa di rinnovo perché scaduti ma di fatto ancora in vigore), si sia passati dai 580 accordi nazionali censiti nel giugno 2013 ai quasi 900 del dicembre 2019. Al 14 gennaio 2020 risultano depositati al Cnel 834 contratti relativi ai lavoratori dipendenti del settore privato e 19 ccnl per i lavoratori dipendenti del settore pubblico. Nel settore privato a poco più della metà dei lavoratori dipendenti si applicano i ccnl del settore contrattuale distribuzione, terziario e servizi (36% del totale dei lavoratori, pari a circa 4,7 milioni di persone) e del settore contrattuale meccanico (18% del totale dei lavoratori, pari a circa 2.4 milioni di persone). Tuttavia, nonostante il numero elevato di ccnl vigenti, la maggior parte delle imprese tende ad applicarne un numero ristretto.
Tre contratti coprono 70% lavoratori
In tutti i settori contrattuali (tranne che nel settore poligrafici e spettacolo) i primi 3 ccnl maggiormente applicati coprono almeno il 70% dei lavoratori. Nel settore distribuzione, terziario e servizi (dove risultano vigenti 227 ccnl) i primi 3 maggiormente applicati coprono l’81% dei lavoratori. Nel settore meccanico risultano vigenti 37 ccnl, ma i primi 3 maggiormente applicati coprono addirittura il 98% dei lavoratori. Nel complesso 39 ccnl su un totale di 834 (si tratta dei primi 3 ccnl maggiormente applicati in ciascuno dei 13 settori contrattuali) si applicano all’82% dei lavoratori. Ricordiamo che questi sono dati comunicati all’Inps dalle aziende tramite il flusso informativo Uniemens, relativi ai valori medi derivanti dalle dichiarazioni trasmesse nell’anno 2018.