Menarini: corte appello, assolti Aleotti

Toscana
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Riformata la sentenza di primo grado

(ANSA) - FIRENZE, 5 DIC - La corte di appello di Firenze, riformando la sentenza di primo grado, ha assolto i fratelli Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, figli del patron Sergio Aleotti nel processo Menarini dove erano imputati di riciclaggio. Disposta anche la restituzione agli Aleotti di tutte le somme sequestrate durante l'inchiesta: furono all'inizio 1,2 miliardi di euro di cui oggi, chiuse tutte le pendenze tributarie, residuavano circa 700 milioni di euro.
    "Siamo felici di questa decisione della corte d'appello che ha assolto Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti rispetto a tutti i capi d'imputazione. Sono trascorsi moltissimi anni dall'inizio di questa dolorosa vicenda, ma finalmente il giudice ha riconosciuto l'estraneità degli azionisti di Menarini dai fatti per cui erano accusati ingiustamente", si legge in una nota del Gruppo Menarini. Carlo Colombini, consigliere d'amministrazione, sottolinea che i giudici hanno riconosciuto la correttezza del Gruppo, che non ha mai "gonfiato" i prezzi dei farmaci.


   

"Difficile dire che ce lo aspettavamo: la verità è speravamo". Così Lucia e Giovanni Alberto Aleotti commentano la sentenza della corte d'appello di Firenze che oggi li mandati assolti. "I nostri avvocati ci dicevano che tecnicamente era tutto a posto, ma lo avevano detto anche prima della sentenza di primo grado... Per fortuna questa volta c'è stata una corte che ha approfondito, ha studiato davvero gli atti, ha voluto leggere e capire", dicono. "Noi sapevamo quello che abbiamo fatto, o meglio quello che non abbiamo mai fatto, aggiunge Alberto Giovanni. I due fratelli, che avevano seguito tutto il processo e che stamani erano all'apertura dell'ultima udienza, avevano poi lasciato il tribunale: "in certi momenti preferisci stare con i tuoi familiari, e noi volevamo stare con la nostra mamma". Poi, dopo la telefonata degli avvocati, il via ai festeggiamenti anche in azienda, "ma tutto improvvisato, non avevamo messo bottiglie in fresco, anche per scaramanzia", conclude Lucia Aleotti.

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