Gender Pay Gap, ecco cos'è il divario retributivo di genere

Economia

Domenico Motisi

Foto: Archivio Getty

Si tratta della discriminazione salariale di genere, ovvero la differenza tra la retribuzione di uomini e donne. In Italia è poco superiore al 5% se si considera il salario lordo orario a parità di impiego. Molto più alte le percentuali sul Gpg complessivo

Quando si parla di "Gender Pay Gap" o "Gender Salary Gap" si intende la differenza tra la retribuzione di uomini e donne a parità di ruolo e di mansione. E' un indice, dunque, che misura  la discriminazione salariale di genere. Esistono due tipi di Gender Pay Gap: il cosiddetto Gpg "grezzo", ovvero quello basato sulla differenza media della retribuzione lorda oraria (al lordo di tassazione e contribuzione per il lavoratore/lavoratrice), e il Gpg complessivo, che invece prende in considerazione, oltre al salario orario, anche il numero medio mensile delle ore retribuite e il tasso di occupazione femminile.

Gender Pay Gap, a che punto è l'Italia

Per quanto riguarda i dati relativi al Gender pay gap in Italia, se si prende in considerazione la valutazione "grezza" di questo fattore, il nostro Paese risulta tra i più virtuosi in Europa. La differenza salariale tra uomini e donne, in base ai dati forniti da Ocde, è pari al 5.6% su una media totale del 13.8%. Ciò vuol dire che, a parità di impiego, se un uomo in Italia guadagna un euro in un’ora, una donna guadagna 94.4 centesimi. Maglia nera in questa classifica all’Estonia, dove il Gpg calcolato sulla retribuzione lorda oraria è pari al 28.3%. Molto simili le percentuali pubblicate invece da Eurostat che, in base agli ultimi dati disponibili, classifica il Gpg italiano al 5.3%.

Il Gender Pay Gap complessivo in Italia

Se i dati del Gpg "grezzo" sembrano essere particolarmente positivi, comparati con le medie europee e mondiali, quelli calcolati sul Gpg complessivo fanno dell’Italia un Paese molto meno virtuoso. Nel momento in cui si prendono in considerazione altri fattori, come il gran numero di settori con prevalenza di personale femminile (nei quali le retribuzioni sono tendenzialmente più basse rispetto a settori a prevalenza maschile), il numero mensile delle ore retribuite, il numero dei lavoratori part time e il numero di donne in posizioni dirigenziali, ecco che - secondo i dati Eurostat - la differenza salariale complessiva passa addirittura al 43.7% su una media europea del 39%. Percentuali altissime che derivano da due aspetti in particolare: la grande quantità di impiegati/e nel settore privato (dove la differenza salariale è più alta rispetto al pubblico) e la differenza enorme tra il numero di uomini e quello delle donne in posizioni d’impiego che prevedono stipendi mediamente più alti. Secondo Istat, infatti, nel 2016 il 59% delle lavoratrici ha percepito, nel privato, una retribuzione oraria inferiore alla media nazionale, quota che scende al 44% per gli uomini. La quota di lavoratrici con retribuzione oraria elevata è pari, nel 2016, al 17,8% del totale femminile, contro il 26,2% di quello maschile.

Un problema lontano dalla sua soluzione

Quello del Gpg è stato uno degli argomenti maggiormente dibattuti anche durante l’ultimo World Economic Forum, al termine del quale è stato pubblicato un report dedicato che ha dimostrato come gli uomini guadagneranno più delle donne ancora per 202 anni. In base ai dati riportati, nel 2018 le donne in tutto il mondo hanno guadagnato il 63% di ciò che è finito nelle tasche degli uomini. Inoltre, attualmente, non c'è nessun Paese che ha raggiunto l'uguaglianza di genere, indipendentemente dal livello di sviluppo, dalla regione o dal tipo di economia. Lo Stato che più si avvicina a una parità assoluta è il Laos, dove le donne hanno raggiunto il 91% del salario maschile, mentre Yemen, Siria e Iraq sono i Paesi dove il gender gap nelle retribuzioni è più alto: le donne infatti percepiscono solo il 30% di ciò che guadagnano gli uomini. Inoltre, come sottolineano i dati riportati da Ipsos, la difficile risoluzione del problema legato al Gender Pay Gap è dovuta anche alla sottostima di questa realtà: negli Stati Uniti, per esempio, soltanto il 33% delle donne pensa che la differenza salariale sia uno degli argomenti per loro più importanti.

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