![I titoli di Sky TG24 del 29 gennaio: edizione delle 13](https://videoplatform.sky.it/captures/494/2025/01/29/984006/984006_1738153099917_thumb_494.0000001.jpg)
Il presidente degli Stati Uniti è sempre stato molto critico nei confronti della condotta del governatore Powell, lamentandosi molto spesso degli alti tassi dei Fed Funds Rate. Ma quali sono le aspettative dei mercati?
La banca centrale americana (Federal Reserve) si riunirà stasera per la prima decisione di politica monetaria del 2025. Anche se c’è un ampio consenso tra gli analisti, che il governatore Powell possa lasciare i tassi di interesse invariati nel range 4,25%-4,5%, il meeting della Fed sarà particolarmente osservato, perché è il primo sotto l’amministrazione Trump 2.0. E, come noto, il presidente degli Stati Uniti è sempre stato molto critico nei confronti della condotta del governatore Powell, lamentandosi molto spesso degli alti tassi dei Fed Funds Rate.
Inoltre, il meeting del Federal Open Market Committee (FOMC), il braccio operativo della FED, arriva in un momento delicato per i mercati finanziari dopo le forti vendite di alcuni titoli tecnologici (in particolare Nvidia) scatenate dalla startup cinese nel settore dell’intelligenza artificiale, DeepSeek.
Fed, quali sono le aspettative dei mercati?
Gli analisti sono ampiamente concordi che la Federal Reserve non farà alcuna mossa di politica monetaria nel meeting di oggi e manterrà i tassi di interesse invariati nel range 4,25%-4,50% dopo averli abbassati di 1% nel corso del 2024 portandoli dal 5,5% al 4,5%.
Secondo il CME FedWatch Tool (la misura più seguita dagli analisti), gli investitori attribuiscono una probabilità vicina al 100% che il FOMC possa lasciare i tassi invariati in questa riunione. E non è sorprendente visto che i prezzi al consumo (CPI) restano abbondantemente sopra il target del 2%, al 2,9% su base annuale, con un solido mercato del lavoro sostenuto da un tasso di disoccupazione al 4,1% ed una buona crescita dei nuovi posti di lavoro negli ultimi mesi (i cosiddetti non farm payrolls).
![CPI](https://static.sky.it/editorialimages/ba715bc79fe6321ea45f28cacb5746531c80c40b/skytg24/it/economia/2025/01/29/fed-primo-incontro-trump/cpi.png)
Dall’altra parte l’indice preferito della FED, come misura dell’inflazione, il PCE ovvero l’indice dei prezzi delle spese per i consumi personali a novembre è cresciuto del 2,4% su anno. Mentre quello core depurato dai beni volatili come alimentari ed energetici del 2,8% sempre su base annuale.
![PCE](https://static.sky.it/editorialimages/0ce83c8cd3a3e9a1ca8eca1a6025d52545cd84b5/skytg24/it/economia/2025/01/29/fed-primo-incontro-trump/pce.png)
“L’inflazione sta rallentando, ma non si è ancora stabilizzata su livelli sicuri,” ha dichiarato l’ex presidente della Fed di Dallas, Robert Kaplan, in una recente intervista a CNBC. “In un contesto di incertezze macroeconomiche, la scelta più prudente è quella di mantenere la politica monetaria invariata”.
Tuttavia, osservando le precedenti previsioni dei membri del comitato FOMC sul livello dei tassi a fine anno (pubblicate a dicembre) emerge che nel 2025 la banca centrale americana dovrebbe effettuare almeno altri due tagli dei tassi. Le scelte dipenderanno sempre a seconda dell’andamento dell’inflazione e del mercato del lavoro. I mercati finanziari, invece, scontano con maggiori probabilità un solo taglio dei tassi di interesse, probabilmente durante l’estate.
Oltre ai dati relativi al mercato del lavoro, l’aumento dei prezzi resta l’incognita sulle implicazioni delle future politiche del presidente Trump. Da un lato, la sua promessa di riduzione della spesa pubblica potrebbe avere effetti disinflazionistici. Dall’altro, misure come nuovi dazi sulle importazioni di beni negli Stati Uniti e una politica più restrittiva sull’immigrazione potrebbero generare pressioni inflazionistiche, aumentando i costi di produzione e i salari nel mercato del lavoro.
Le pressioni di Trump sulla Fed
Donald Trump non ha mai nascosto la sua insofferenza per le scelte della Federal Reserve. Durante il suo primo mandato (2017-2021), ha più volte attaccato pubblicamente il governatore Powell, da lui stesso nominato alla guida della Fed, accusandolo di mantenere i tassi troppo alti e arrivando a definirlo un “bonehead” (testone). Anche la scorsa settimana in occasione del World Economic Forum di Davos, Trump ha già lasciato intendere di voler esercitare pressioni per ottenere un abbassamento dei tassi.
“Chiederò che i tassi d’interesse scendano immediatamente. E lo stesso dovrebbe avvenire ovunque nel mondo. I tassi devono seguirci.”
Pur non nominando esplicitamente la Fed, il messaggio è stato chiaro: il presidente USA vuole tassi più bassi per sostenere la crescita economica e il mercato azionario. Tuttavia, Powell ha più volte ribadito che la Fed prende decisioni basandosi su dati economici e non su pressioni politiche.
![](https://static.sky.it/editorialimages/6a4d2f693b07e4dd4c649ddf44d71839af92a270/skytg24/it/economia/2024/06/12/taglio-tassi-fed/fed_ipa.jpg?im=Resize,width=375)
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Quali poteri ha Trump su Powell?
La risposta corretta è nessun potere legale.
Nonostante le recenti pressioni di Trump su Powell, il presidente degli Stati Uniti non ha il potere legale di licenziare il presidente della Fed o di dettare le sue decisioni di politica monetaria. Il Federal Reserve Act del 1913, che ha istituito la banca centrale americana e ne ha delineato la struttura, stabilisce chiaramente che il presidente della banca centrale viene nominato dal presidente statunitense, ma una volta confermato dal Senato, non può essere rimosso arbitrariamente.
Il presidente della Fed può essere rimosso solo per "cause legittime", il che significa gravi violazioni di legge o negligenza nel proprio incarico, e non per divergenze politiche. In altre parole nel caso di Jerome Powell non ci sono le condizioni necessarie per un’eventuale rimozione dall’incarico.
L’indipendenza della Federal Reserve è considerata un pilastro della stabilità economica americana, proprio per evitare che le decisioni di politica monetaria vengano influenzate da cicli politici a breve termine.