Partite Iva, arriva il concordato (senza sanzioni) sui redditi 2018-2022: cosa sapere

Economia
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Introduzione

Le partite Iva e gli autonomi che aderiscono al concordato preventivo biennale 2024-25 possono ora accedere a un "ravvedimento speciale" per gli anni 2018-2022 grazie a un emendamento della Maggioranza al decreto Omnibus. La norma consente di pagare un'imposta sostitutiva parametrata al punteggio di affidabilità fiscale per sanare le somme evase, appunto, nel periodo 2018-2022.

 

Si dovrà dichiarare solo una minima parte delle somme evase: dal 5% per gli affidabili (indice Isa uguale a 10) al 50% per quelli con indice Isa inferiore a 3. L'imposta è del 10% se l'Isa è pari ad almeno 8, del 12% se va da 6 a 8 e leggermente più alta, ossia 15%, per chi è sotto il 6. E c'è un regime speciale per il periodo 2020-21, quello in cui il mondo è stato investito dal Covid-19, con lockdown e chiusure diffuse. Per tali anni, l'imposta è diminuita del 30%

Quello che devi sapere

La "sanatoria"

  • I contribuenti che aderiscono al concordato preventivo biennale potranno accedere a un "ravvedimento speciale" per gli anni 2018-2022. A permetterlo è un emendamento riformulato della Maggioranza al decreto Omnibus. Tale provvedimento consente di pagare un'imposta sostitutiva parametrata al punteggio di affidabilità fiscale per sanare le somme evase, appunto, dal 2018 al 2022

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Più tempo per i controlli

  • Il via libera all'emendamento è arrivato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato a fine settembre. La norma, oltre alla "sanatoria" sulle somme del periodo 2018-2022, prevede anche più tempo per i controlli: per le partite Iva soggette agli Isa che non aderiscono al ravvedimento, i termini di decadenza dell'accertamento in scadenza il 31 dicembre 2024 sono prorogati al 31 dicembre 2025. E per quelle che invece aderiscono, sono prorogati fino al 31 dicembre 2027

Il concordato preventivo biennale

  • Facciamo un passo indietro. In cosa consiste il concordato preventivo biennale 2024-2025, nel quale ora viene inclusa anche la "sanatoria" per il periodo 2018-2022? Si tratta sostanzialmente di un accordo tra il Fisco e le partite Iva per far arrivare qualche miliardo in più al bilancio pubblico. Sapendo, secondo le stime del ministero dell'Economia, che l'Irpef dei lavoratori autonomi è evasa per circa il 70%, l’Agenzia delle entrate propone le tasse da pagare per i due anni a venire e il contribuente può accettare o meno questa proposta. In cambio avrà, appunto, minori controlli e qualche vantaggio

La ratio dell'emendamento

  • Ma perché il governo ha deciso di proporre quell'emendamento? Semplice: l'esecutivo è a caccia di risorse per finanziare la Legge di Bilancio. Il concordato serve ovviamente ad aumentare il gettito, ma non basta. Il problema, infatti, rimane uno: bisogna convincere milioni di lavoratori autonomi a pagare molte più tasse di quante ne pagano oggi: le partite Iva considerate "inaffidabili" dovranno dichiarare quanto quelle "affidabili" nel proprio settore, arrivando a volte a raddoppiare o triplicare il reddito dichiarato

Uno strumento "appetibile"

  • Ed è qui che entra in campo il ravvedimento fiscale per il periodo 2018-2022. Per convincere le partite Iva a pagare più tasse, come detto, si è pensato a qualche vantaggio, in modo tale da rendere più appetibile questo strumento. E allora, chi aderisce al concordato può dichiarare i redditi "nascosti" al Fisco tra il 2018 e il 2022, i quali verranno tassati tra il 10 e il 15%. Inoltre, non sarà tassata almeno la metà dei redditi. Facciamo un esempio: un professionista che ha dichiarato 30mila euro nel 2018 - contro i 60mila guadagnati realmente - aderendo al concordato pagherebbe certamente più tasse ma comunque molto meno rispetto a chi ha dichiarato l'intera cifra fin da subito

La dichiarazione dal 5% al 50%

  • Bene, ora entriamo nel dettaglio del provvedimento. I contribuenti che intendono usufruire del "ravvedimento operoso" devono aderire al concordato entro il prossimo 31 ottobre. Così facendo avranno accesso a due strumenti: il pagamento di aliquote ridotte, da 3 al 15%, sui maggiori redditi dichiarati nel 2024 e nel 2025, e la "sanatoria" per gli anni 2018-2022, senza interessi o sanzioni. Il contribuente deve dichiarare una minima parte della somma evasa: dal 5% per i contribuenti più "affidabili" (con indice Isa uguale a 10) al 50% per quelli con l'indice sotto il 3

Le imposte sostitutive

  • Su tale imponibile si pagherà un'imposta sostitutiva, che è differente a seconda dell'Isa: 10% se è pari ad almeno 8, 12% se va da 6 a 8 e leggermente più alta, ossia 15%, per chi è sotto il 6. C'è poi un regime speciale per il periodo 2020-21, quello in cui il mondo è stato investito dalla pandemia di Covid-19, con lockdown e chiusure diffuse. Per tali anni, l'imposta sostitutiva è diminuita del 30% Il tutto si potrà pagare in un'unica soluzione entro il 31 marzo 2025 (entro il 30 novembre 2024 relativamente all'anno 2018) oppure in 24 rate mensili. Anche l'Irap è sanabile, con un'aliquota un'aliquota unica del 3,9%

L'impatto sulle casse dello Stato

  • Per quanto riguarda gli effetti sui conti dello Stato, gli introiti non sono quantificabili perché non si conosce quante persone aderiranno. Secondo le stime, dovrebbero essere nell'ordine di 2 o 3 miliardi. La misura comunque ha un costo, spalmato nei prossimi cinque anni, di circa un miliardo di euro. E c'è anche da sottolineare che il concordato preventivo del 2004 portò a risultati deludenti

L'allarme dei commercialisti

  • A lanciare un allarme sul nuovo provvedimento è il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio. "Per il concordato preventivo biennale è necessaria una proroga della scadenza del 31 ottobre", giacché "le modifiche normative al nuovo istituto sono state emanate solo ad agosto inoltrato, e l'indispensabile circolare dell'Agenzia delle entrate è stata diramata il 17 settembre". Insomma, in un contesto "nel quale permangono dubbi interpretativi", i commercialisti, "che devono elaborare le proposte e valutarle con i contribuenti loro assistiti, lamentano evidenti difficoltà dovute all'esiguo tempo disponibile". Ecco perché, per il vertice della categoria, lo slittamento è assolutamente necessario per evitare "un insuccesso della misura"

"Un rinvio nell'interesse di tutti"

  • Secondo de Nuccio, "per evitare che il poco tempo disponibile non consenta ai soggetti interessati di effettuare le necessarie valutazioni ed eventualmente di aderire alla proposta concordataria, è necessario valutare un congruo differimento del termine attualmente fissato al 31 ottobre". E tutto ciò non solo, spiega il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, "nell'interesse dei nostri iscritti e dei loro assistiti, ma anche per far sì che il nuovo strumento di compliance possa avere la diffusione auspicata dal legislatore"

"Un passo decisivo"

  • Infine, il numero uno dei commercialisti ha sottolineato che nell'ambito dell'iter di conversione del decreto Omnibus, l'introduzione decisa dal governo del "ravvedimento speciale" per le annualità dal 2018 al 2022 "può assumere una importanza decisiva" nella valutazione dei contribuenti della proposta concordataria

Per approfondire: concordato preventivo, l'impatto per lo Stato