Studentati, entro il 2027 100mila posti letto. Ma resta il divario tra Nord e Sud

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Introduzione

Una ricerca di Scenari Immobiliari fotografa la situazione in Italia dei posti letto per studenti: al momento se ne contano 85mila, ma è previsto un aumento fino a 100mila unità entro il 2027, grazie a nuove operazioni residenziali, soprattutto al Nord. Il settore, insomma, è in fermento.

 

Ma attenzione: tale fotografia mostra una copertura territoriale di posti letto estremamente eterogenea, confermando le diverse velocità di crescita e di adattamento sul territorio italiano. E tale disomogeneità aumenta il divario tra i poli universitari del Nord e quelli del Mezzogiorno, incidendo sul calo significativo di iscrizioni nelle università del Sud.

 

Per quanto riguarda i canoni d’affitto nelle città a forte vocazione universitaria (Bari, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Lecce, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Roma, Torino e Venezia) si registrano variazioni significative: affittare una stanza costa mediamente il 12% in più rispetto agli scorsi 12 mesi. Le città più "care" sono Milano e Venezia

Quello che devi sapere

I posti letto per studenti in Italia

  • Oggi in Italia ci sono oltre 85mila posti letto per studenti, con una crescente presenza di strutture di student housing gestite da operatori specializzati in linea con gli standard internazionali. E nei prossimi tre anni questo numero vedrà un aumento di circa 28mila posti letto, con la maggior parte delle aperture di nuove strutture previste nel 2026, per arrivare a un’offerta che complessivamente supererà le 100mila unità entro il 2027. È quanto emerge dal rapporto "Lo student housing da mercato di nicchia a comparto maturo" realizzato da Scenari Immobiliari (istituto indipendente di studi e di ricerche sui mercati immobiliari) per Re.Uni, l'associazione che riunisce i tre principali player del settore student housing italiano (Camplus, CampusX e Joivy) e bedStudent

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Lo scenario futuro

  • Visto che il numero degli studenti presso le università tradizionali è atteso stabile nel breve periodo e che la quantità di offerta di alloggi per studenti è prevista in crescita, si stima che il tasso di copertura possa raggiungere il 15% entro tre anni, limitando il divario nazionale con la media europea. L’attività immobiliare prevista nei prossimi anni verrà sviluppata soprattutto nei principali poli universitari del Nord, con Milano, Torino, Padova e Bologna che confermano il loro ruolo primario mentre Roma e Firenze acquisiscono maggiore rilevanza. Gli sviluppi previsti restituiranno una geografia della residenzialità per studenti universitari non omogenea: oltre il 75% dei posti letto saranno sviluppati nelle Regioni settentrionali, meno del 5% nei territori del Mezzogiorno e la restante quota, circa il 20%, nelle zone del Centro Italia. Va poi sottolineato, oltre alle città citate in precedenza, l’interesse per i capoluoghi secondari come Aosta, Bolzano e Bergamo. Parallelamente il report evidenzia la necessità di espandere i territori consolidati allargando il perimetro comunale verso contesti urbani provinciali come Sesto San Giovanni e Novate Milanese. Questa distribuzione non omogenea dei posti letto in pipeline aumenterà il divario tra i poli universitari del Nord e quelli del Mezzogiorno, incidendo sul calo significativo di iscrizioni nelle università del Sud, il cui il tasso di copertura dei posti letto è sotto la media nazionale (8,8%)

Alloggi per studenti fuori sede

  • Grazie a investimenti pari a circa 210 milioni di euro nell’ultimo trimestre del 2023, di cui poco più di 180 milioni di euro localizzati a Milano (erano stati 130 milioni nel trimestre precedente), e un volume complessivo di 700 milioni di euro (pari all’11% circa del totale), le asset class residenziali continuano a essere catalizzatori di interesse per investitori, operatori e sviluppatori dei fondi di private equity che operano nel mercato immobiliare nazionale, soprattutto per i comparti Build to rent (BtR), Build to sell (BtS) e student housing. Insomma, le tematiche legate al vivere contemporaneo e le nuove esigenze connesse al tema dell’abitare sostengono l’interesse degli investitori anche per quanto riguarda gli alloggi per gli studenti fuori sede. L’eterogeneità della domanda di riferimento ha portato gli investimenti a raggiungere quota 315 milioni di euro rappresentando il 45% dei volumi complessivi riferiti al comparto residenziale. Più del 70% del capitale investito in studentati ha origine straniera

Una copertura eterogenea

  • Sempre secondo Scenari Immobiliari, l’interesse nel comparto è confermato dalla crescita del numero di operatori e dalla eterogeneità degli investitori coinvolti: lo student housing e i rendimenti attesi sono strumenti necessari per rendere bilanciato un portafoglio immobiliare, soprattutto grazie al consolidarsi, specialmente a livello locale, dei fondamentali in termini di domanda sia attuale che futura. L’Italia segue quanto già consolidato in altri Paesi europei: il branding e l’affidabilità di soggetti istituzionali svolgono un ruolo fondamentale per strutturare e formare le varie parti interessate, sia lato istituzioni che, per quanto riguarda l’utilizzatore finale, la correlazione e l’accrescimento che deriva dal settore dell’ospitalità, reali moltiplicatori per il comparto destinato agli studenti. La residenzialità per studenti fuori sede è, spiega il report, un’infrastruttura immobiliare. La fotografia attuale mostra una copertura territoriale di posti letto estremamente eterogenea, confermando le diverse velocità di crescita e di adattamento sul territorio italiano

Come cambiano i canoni da città a città

  • Secondo la ricerca, nel corso dell’ultimo anno, i canoni d’affitto nelle città a forte vocazione universitaria (Bari, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Lecce, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Roma, Torino e Venezia) hanno registrato variazioni significative: affittare una stanza costa mediamente il 12% in più rispetto agli scorsi 12 mesi, mentre l’incremento dei canoni nelle zone semicentrali è aumentato di poco meno del 5%. Bari è la città con la variazione più elevata, sopra al 30%; Lecce, Brescia e Bologna performano sopra la media riportando incrementi compresi tra il 15 e il 13% mentre Padova, Firenze e Milano aumentano di percentuali più contenute, confermando la maturità del mercato stesso. Di contro l’incremento dei canoni del libero mercato è più omogeneo rispetto ai 14 capoluoghi individuati: spiccano in tal senso le città di Palermo e Ferrara che, nell’ultimo anno, riportano incrementi in termini di iscritti e immatricolati ai corsi universitari

Gli affitti a Milano e Venezia

  • Per poter affittare una stanza singola nei quartieri universitari della città di Milano viene richiesto mediamente 10mila euro all’anno, corrispondenti a circa 340 €/mq/anno (ossia 860 €/stanza/mese), per la zona di Missori la richiesta arriva fino a 1.000 €/stanza/mese. 
  • La seconda città per livello elevato di canone è Venezia con 260 €/mq/anno (650 €/stanza/mese). 
  • In queste due città il canone per una stanza singola è circa il 45% (per Milano) e il 18% (per Venezia) superiore a quanto richiesto dal libero mercato. L’incremento negli ultimi 5 anni è rispettivamente del 18 e del 17%

I posti letto erogati da Dsu

  • In Italia l’offerta abitativa a carattere istituzionale rivolta a studenti universitari, ossia quella delle residenze convenzionate con gli organismi regionali per il Diritto allo studio (Dsu) e delle residenze presso i Collegi universitari di merito (Ccum), vede una componente più numerosa nei posti letto offerti dai Dsu, che erogano servizi rivolti allo studente attraverso appositi fondi regionali. Dei 49mila posti letto in studentati presenti su tutto il territorio nazionale, quelli erogati da Dsu sono poco meno di 44mila, quasi il 90% dell’offerta complessiva, a cui si aggiungono i poco più di 5mila posti letto presso i Collegi universitari di merito (Ccum). In rapporto al numero di studenti fuorisede, la copertura dei posti letto offerti dal mondo strutturato si attesta al 7,3%. Tra le città del Nord Italia, Pavia mostra una dimensione dell’offerta di molto superiore alla media ma ancora al di sotto del benchmark considerato adeguato. Torino mostra dei livelli di poco superiori al dato nazionale, mentre città come Padova, Milano e Bologna confermano la loro capacità attrattiva a fronte di una attività immobiliare legata alla sfera sociale ancora poco adeguata

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