Fisco, chi evade di più e come funziona il concordato preventivo per gli autonomi. I DATI
Oltre la metà dei contribuenti in Partita Iva risulta agli occhi del Fisco "inaffidabile" e per le casse dello Stato il successo del nuovo strumento di accertamento reddituale dipenderà dall’efficacia dei controlli in caso di mancata adesione. Di questo si è parlato nella puntata del 30 maggio di "Numeri", approfondimento di Sky TG24
- La recente polemica sul redditometro ha riacceso i riflettori sul tema del fisco anche in vista della prossima manovra, quando il governo dovrà reperire risorse per confermare nel 2025 una serie di misure economiche dal taglio del cuneo fiscale alla riforma dell’Irpef. La lotta all’evasione si concentra in particolare tra i contribuenti autonomi e passa anche attraverso nuovi strumenti come il concordato preventivo in partenza da ottobre. Di questo si è parlato nella puntata del 30 maggio di Numeri, approfondimento di Sky TG24
- Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia sulle dichiarazioni del 2023, su una platea totale di 2,7 milioni di Partite Iva, oltre la metà (55,9%) ottiene un Indice sintetico di affidabilità (Isa) inferiore a 8 e di conseguenza risulta inaffidabile. Al contrario è affidabile il 44,1% (Isa superiore a 8)
- I dati del Ministero mostrano come i contribuenti autonomi inaffidabili dichiarino in media un reddito di 22mila euro su ricavi di 294mila euro. Al contrario le partite Iva affidabili dichiarano 78mila euro su ricavi da 365mila
- La fetta maggiore di evasione arriva dall’Irpef degli autonomi. Una parte, che in passato era ancora più consistente, è rappresentata dall’Iva. Altre quote provengono poi anche dalle imposte a carico delle imprese come Ires e Irap. Solo una minima parte del nero arriva dall'Irpef dipendenti
- Secondo i dati del Mef in 5 anni l’evasione dell’Iva si è dimezzata passando da 35,6 miliardi di euro nel 2017 a 18,1 miliardi nel 2021
- Per circa 2,7 milioni di Partite Iva è in arrivo il concordato preventivo, uno strumento di accertamento fiscale che nelle intenzioni del governo dovrebbe facilitare il dialogo tra soggetti autonomi e l’erario. Per la durata di 2 anni l’Agenzia delle Entrate propone un reddito imponibile che il contribuente può accettare, entro il 15 ottobre, in cambio di minori controlli
- Per lo Stato il successo delle risorse recuperate tramite il concordato preventivo dipenderà da quanti contribuenti di fatto aderiranno. Secondo le stime l’esito positivo dell’operazione potrebbe portare nelle casse dello Stato fino a 2 miliardi di euro all'anno
- L'adesione al concordato preventivo dipenderà dal timore da parte di alcuni contribuenti nel ricevere controlli mirati. Viceversa potrebbero non aderire coloro che contano di incassare più di quanto previsto dalle Entrate. L'incognita maggiore riguarda i soggetti che evadono di più di quanto proposto dal Fisco
- La lotta all’evasione fiscale si misura inoltre nella capacità dello Stato di rendere efficaci gli accertamenti per chi deciderà di non aderire al concordato preventivo. Come tuttavia afferma la Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022 le probabilità concrete di essere soggetti a controlli fiscali sono molto limitate, pari al 4%
- Le entrate in arrivo dal nuovo strumento fiscale potranno solo in parte finanziare la conferma di misure economiche per il 2025 come il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef, il cui costo supera i 21,7 miliardi di euro