Salva-casa, dai beneficiari alle novità: cosa sapere sul piano annunciato da Salvini
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Prima delle Europee dovrebbe arrivare il provvedimento sulla casa già reso noto dal ministro dei Trasporti: l’intenzione è quella di regolarizzare le difformità o irregolarità strutturali di un’abitazione, togliendo la pratica della doppia conformità. All’attenzione del ministero dei Trasporti ci sono anche gli immobili precedenti agli anni ’60, che spesso non hanno la documentazione dello stato reale
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- Il salva-casa come un condono edilizio? Matteo Salvini lo ha chiarito subito: “Non sarà un condono edilizio perché un condono significa sanare chi costruisce la villetta sulla spiaggia o dove non si può costruire: lì c'è la ruspa. Ma se uno ha dei problemi da anni per una cameretta o un bagno in più, per me quello va regolarizzato”
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- In questo modo il ministro dei Trasporti spera di rimandare al mittente le obiezioni della premier Meloni, che aveva chiesto di non renderlo un condono edilizio. “Entro maggio vareremo un provvedimento per regolarizzare e sanare tutte le piccole irregolarità interne dentro alle mura domestiche”, aveva annunciato Salvini a inizio mese, durante la presentazione del suo libro
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- Il piano salva-casa sembra essere dunque l’altra carta che Salvini ha deciso di calare, insieme alla candidatura del generale Vannacci, in vista delle elezioni europee. “Mentre l'Europa ha imposto una nuova tassa sulla casa, che la chiama casa green, io sto lavorando per regolarizzare e sanare tutte le piccole irregolarità che ci sono nelle quattro mura di casa”, aveva dichiarato lo stesso Salvini a Mattino 5
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- L’obiettivo del piano salva-casa sembra essere chiaro: regolarizzare le difformità o le irregolarità strutturali di un’abitazione. Secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano è rappresentato da abitazioni che presentano piccole o grandi difformità rispetto a quanto registrato dal Catasto
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- L’intervento allo studio del Mit, però, riguarderebbe solo le difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma che oggi non sono sanabili per la disciplina della "doppia conforme" che non consente di conseguire il permesso né di permettere i cambi di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee
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- La “doppia conformità” prevede che per sanare situazioni realizzate senza permessi o in difformità dai permessi, è necessario che l’immobile sia conforme sia alle regole del tempo nel quale sono stati materialmente realizzati che alle regole del tempo nel quale viene chiesta la sanatoria. Secondo il Mit, se venisse eliminato questo requisito si potrebbero snellire le pratiche, limitando al rispetto di uno solo dei due tempi
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- Secondo la nota del Mit, l’obiettivo è tutelare i piccoli proprietari immobiliari che attendono la regolarizzazione delle loro posizioni e che, magari, proprio per questo non riescono a ristrutturare o vendere la propria casa. Per alleggerire anche il lavoro degli uffici tecnici comunali, si starebbe prevedendo di intervenire anche sulle procedure amministrative per garantire ai cittadini risposte certe in tempi certi
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- In sostanza la norma aiuterebbe chi compra una casa sulla base di una planimetria che non corrisponde allo stato effettivo dell’organizzazione degli spazi interni, che potrebbe così essere regolarizzata. Inoltre, sanerebbe anche la situazione degli immobili costruiti prima degli anni ’60, quando non è raro che non abbiano la documentazione dello stato reale
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- La norma potrebbe intervenire anche sulla dichiarazione di stato legittimo degli immobili. Prima del 1967 non erano ancora previsti i titoli edilizi; dunque, l’obiettivo sarebbe quello di far coincidere lo stato di fatto dell’immobile con lo stato legittimo, sanando così tutte le piccole irregolarità
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- Ovviamente, sanare le irregolarità non sarà gratis. L’idea è di far pagare le difformità quanto più si distanziano dalle regole di conformità edilizia. Intanto, c'è chi, a spanne, ha calcolato fra 8 e 10 miliardi di euro l’introito che riceverebbero i Comuni da questa misura. Una stima ufficiosa, visto che il Mit non si esprime direttamente sulla materia e rimanda i calcoli alle associazioni che partecipano alle riunioni del tavolo tecnico "Piano Casa e semplificazione delle norme per l'edilizia"