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Lavoro, cresce l'occupazione ma stipendi al palo

Economia

Simone Spina

Nuovo record del numero di persone che in Italia ha un impiego e disoccupazione in calo. Restiamo però ancora tra gli ultimi in Europa. Aumenti per gli stipendi regolati da un contratto collettivo, ma meno dell'inflazione. Inoltre, la metà di questi dipendenti attende da molti mesi il rinnovo degli accordi e gli adeguamenti dei salari

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Aumenta ancora il numero di italiani con un lavoro. Non è infatti mai stato così alto come a dicembre scorso, quando le persone con un posto, ci dice l’Istat, hanno superato i 23 milioni e mezzo.

Record di occupati ma lontani dai livelli europei

In rialzo anche il tasso di occupazione, cioè la percentuale di coloro che hanno un impiego, che sfiora il 62 per cento. Una quota, tuttavia, che continua a lasciarci in fondo alla classifica europea, dove – secondo le ultime rilevazioni – risultiamo ultimi, con divari ancora più ampi quando si tratta di donne.

Disoccupazione in calo

Nel contempo risulta in calo la disoccupazione, che scende al 7,2 per cento, un livello però superiore alla media continentale e che ci colloca nella graduatoria davanti solo a una manciata di Paesi (Grecia, Spagna e Svezia hanno fatto peggio di noi nei mesi scorsi).

Il mercato del lavoro va bene nonostante i tassi alti

C’è da dire che occupazione in rialzo e disoccupazione in flessione caratterizzano l’intera Eurozona. Un andamento che sembra contrastare le teorie economiche classiche, visto che con i tassi d’interesse più cari gli investimenti diventano più onerosi e il mercato del lavoro ne dovrebbe soffrire.

Stipendi in crescita ma non basta

Per quanto riguarda i salari, poi, l’Ufficio di Statistica spiega che l’anno scorso, in media, sono saliti del 3,1 per cento annuo. Si tratta solo delle retribuzioni di chi ha un contratto nazionale di lavoro, ma l’incremento registrato risulta molto al di sotto dell’inflazione, che nel 2023 è stata al 5,7 per cento.

Il carovita mangia gli aumenti dei salari

In pratica, questi stipendi in realtà sono diminuiti perché, nonostante la busta paga appaia più pesante, con quei soldi si possono comprare meno cose rispetto a prima a causa dei rincari. Inoltre, il rialzo – aggiunge l’Istat – è stato in larga parte dovuto all’anticipo dato agli statali che attendono il rinnovo del contratto. E in totale ad aspettare che gli accordi collettivi e i salari siano adeguati è la metà dei dipendenti.