Carrello della spesa, tra calo delle vendite ed effetto inflazione: i dati di NielsenIQ
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L’aumento dei prezzi ha portato gli italiani a comprare meno prodotti nel 2023: infatti, secondo i dati pubblicati su Il Sole 24 Ore, la Gdo ha registrato un calo delle vendite dell’1,7%. In picchiata i dati relativi a ortofrutta, latte scremato e birra, mentre registrano segno positivo le gomme da masticare, l’olio da girasole e le uova
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- Il 2023 è stato un anno non eccezionale per il carrello della spesa degli Italiani. Il bilancio del mondo della moderna distribuzione ha un segno meno con un calo dell’1,7% dei volumi mentre per l’acquisto di prodotti del largo consumo confezionato i consumatori hanno speso l’8,3% in più a causa di un’inflazione che nell’anno ha raggiunto l’11,3%
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- Come ha rilevato Il Sole 24 Ore, che ha pubblicato i dati di NielsenIQ in anteprima, l’inflazione ha provocato una crescita esponenziale dei listini: la variazione di prezzo medio è stata del +10,3% ma per molti prodotti di prima necessità, dalla pasta all’olio extravergine d’oliva i listini sono cresciuti del 20-30% e oltre
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- Qual è stata la strategia degli italiani per difendersi? “Hanno ridotto la spesa dove possibile, acquistando formati più piccoli per evitare gli sprechi. Dopo il boom dei volumi del 2020, gli anni 2021 e 2022 sono stati caratterizzati da controcifre negative. Ci si aspettava un nuovo equilibrio nel 2023, ma non è stato così”, ha dichiarato al quotidiano economico Rossella Cernuto, Senior analytics executive di NielsenIQ
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- In calo le vendite di tutti i canali, che mostrano un segno negativo. In particolare, si segnala la situazione dei liberi servizi, che segnano un -4,5%, e dei discount, con un -2,2% del volume di vendita. Le uniche eccezioni sono gli superstore, che mostrano un +0,8%, e gli specialisti drug, che hanno invece un +2,5%
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- I marchi industriali registrano una lieve flessione, con il calo di un punto percentuale, mentre i prodotti con il marchio del distributore a fine 2023 toccano una quota di mercato del 31,5% sempre a valore. Situazione decisamente migliore per quanto riguarda le promozioni, che hanno registrato una minima crescita di tre decimi di punto al 23,3%
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- In termini di calo dei volumi le vendite hanno penalizzato soprattutto le bevande (-3,4%) e i surgelati (-3,1%), mentre registrano una leggera flessione sia il cibo confezionato e il reparto dei prodotti per animali, che mostrano un -0,3% e un -0,9%
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- Quali sono i prodotti che registrano gli incrementi maggiori? Tra tutti spiccano le gomme da masticare che segnano un +45%, a cui seguono l’olio di girasole (+17,3%), usato soprattutto in sostituzione dell’olio di oliva, e le uova (+8,3%)
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- Presenti poi nella lista anche altri prodotti, come yogurt greco, frutta secca, alimentazione proteica ed integratori, che segnano tutti una crescita a doppia cifra. Per la colazione, invece, da segnalare la crescita dei frollini (+5%), biscotti tradizionali dal prezzo inferiore e soprattutto oggetto di molte promozioni
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- Quali sono, invece, i prodotti che scendono? Tra i cali principali si segnala quello della birra (-5,5%), categoria che per la Gdo vale circa 1,5 miliardi, a cui si aggiunge quello delle cole con zucchero (-5,1%) e del vino rosso Docg e Doc, categoria che vale poco più di 700 milioni. Segno meno anche per prodotti per la colazione come le merendine (-6%), il caffè macinato (-5,4%), il latte fresco parzialmente scremato (-13,5%)
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- Segno meno anche per tanta ortofrutta. I prezzi alle stelle hanno dimezzato le vendite delle ciliege, delle arance tarocco (-35%), delle fragole d’importazione vicine al -22%. L’olio extravergine di oliva, pilastro della dieta mediterranea, accusa un -14%. Rinunce anche per piatti a valore aggiunto come il sushi (-17%), il salmone affumicato (-9%), il prosciutto crudo (-6,1%) e anche per il tonno in scatola, che scende del 7%