Taglio cuneo fiscale, cosa succede a chi guadagna poco più di 35mila euro l'anno
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Le categorie che beneficeranno maggiormente della misura, tra le più importanti della Manovra e simbolo della politica economica del governo Meloni, sono operai e under 35. Ma l'Ufficio parlamentare di bilancio ha avvertito su una possibile trappola: superata anche di un solo euro la soglia dei 35.000 euro di reddito per cui è prevista la decontribuzione, se ne perdono ben 1.100. Converrebbe, quindi, guadagnare di meno
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- Tra le misure più importanti della Manovra c’è il taglio del cuneo, misura simbolo della politica economica del governo Meloni. Le categorie che ne beneficeranno maggiormente sono operai e under 35. Ma il provvedimento nasconde una possibile trappola
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- La trappola è questa: superata anche di un solo euro la soglia dei 35.000 euro di reddito per cui è prevista la decontribuzione, se ne perdono ben 1.100. Con il conseguente rischio di disincentivare l'aumento delle buste paga e il rinnovo dei contratti
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- A fare i calcoli è l'Ufficio parlamentare di bilancio che, enucleando le platee dei beneficiari della norma che da sola assorbe nel 2024 circa 10 miliardi di euro, invita a "riflettere sulla necessità della sua riproposizione alla luce della dinamica dei rinnovi contrattuali e, più in generale, del problema del sostegno dei lavoratori a rischio di povertà". Il taglio del cuneo, sottolinea ancora, “è finanziata temporaneamente in deficit: un’eventuale ulteriore estensione richiederà l'individuazione di misure di copertura strutturali"
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- L'Upb spiega che la conferma della decontribuzione - 7 punti fino a 20.000 euro e 6 punti da 20.000 a 35.000 euro - premia i redditi bassi e medi, in particolare quello degli operai, incrementando la capacità redistributiva del complesso del prelievo contributivo e fiscale
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- A questo si aggiunge la revisione dell'Irpef che riduce da 4 a 3 le aliquote e limita la detraibilità delle spese non sanitarie sopra i 50.000 euro di reddito. Il beneficio in questo caso è di 75 euro annui per i redditi da lavoro dipendente tra 8.000 e 15.000 euro, mentre tra 15.000 e 28.000 il vantaggio aumenta progressivamente con il reddito fino a un massimo di 260 euro. Oltre i 50.000 euro il beneficio, invece, può azzerarsi per effetto del taglio delle detrazioni per oneri e spese non sanitarie
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- Anche l'effetto combinato dei due interventi - taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote - è più consistente per gli operai, con un vantaggio medio della categoria del 3,4% dell'imponibile. Seguono gli impiegati con un più contenuto 1,9%. Per i pensionati l'incidenza del beneficio e il beneficio assoluto risultano inferiori a quelli di operai e impiegati
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- “La decontribuzione premia sempre, in rapporto al reddito, in modo particolare i più giovani, soprattutto entro i 35 anni", ha detto inoltre la presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari in audizione sulla Manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. "Dalle analisi Upb, l'intervento sull'Irpef risulta sostanzialmente neutrale dal punto di vista della redistribuzione. Includendo anche la decontribuzione, l'impatto diventa progressivo", ha spiegato
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- L'impatto di cuneo e Irpef si intreccia con la decontribuzione per le lavoratrici madri che beneficeranno, secondo l'Upb, di una riduzione di contributi di circa 1,5 miliardi. La platea, stando alle rilevazioni dell'Istat, è di circa 800mila mamme: 600mila con due figli e 214mila con tre o più figli, pari all'8,4% delle donne occupate. Si tratta al 90% di lavoratrici italiane, prevalentemente residenti al Nord (il 57% nel caso delle mamme con due figli ed oltre il 61% per le mamme con tre) e di età già avanzata
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- La conferma del taglio del cuneo "garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro bassi e medi. La modalità per fasce fa però cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione di 35.000 euro lordi, con una perdita di circa 1.100 euro con il superamento di tale soglia per un solo euro", ha avvertito la presidente dell'Upb Cavallari
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- In altre parole, chi ha un reddito entro i 35mila euro ci guadagna perché versa meno contributi e si ritrova con uno stipendio lordo più alto. Chi è subito sopra questa soglia perde il taglio del cuneo e deve versare più Irpef: intasca, così, uno stipendio netto probabilmente più basso rispetto a quello che avrebbe intascato se il suo stipendio lordo fosse stato più basso (e quindi fosse rientrato nei 35mila)
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- "Nell'eventualità di ulteriori proroghe vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale", ha aggiunto Cavallari. Chi si trova vicino alla soglia dei 35mila euro, infatti, cercherebbe di non superarla e non accetterebbe aumenti che lo porterebbero a guadagnare meno