In Portogallo la prima miniera europea di litio entro il 2026, ma la popolazione protesta

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

Nel nord del Paese dovrebbe aprire nel 2026 il primo sito estrattivo in Europa di litio, essenziale per la costruzione di batterie elettriche. Ma la popolazione locale protesta contro il progetto. IL REPORTAGE

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I poco più di 160 abitanti di Covas do Barroso, una piccola comunità tra le colline del nord del Portogallo, temono di dover abbandonare la loro terra dove vivono da generazioni. A preoccuparli non è un’autostrada da costruire, né una nuova diga, ma una nuova miniera di litio, una delle prime in via di apertura in tutta Europa. Il litio è essenziale per la costruzione delle batterie elettriche, e oggi non vi è alcun sito estrattivo attivo nel continente. Secondo il Geological Survey degli Stati Uniti, il Portogallo è l’ottavo paese al mondo per riserve nel sottosuolo e il primo in Unione Europea di questo minerale, per quanto rappresentino meno dell’1 per cento del totale. Ecco perché il Portogallo rappresenta una sorta di laboratorio per quanto potrà accadere nel resto d’Europa, i cui governi stanno spingendo per l’apertura di nuove miniere. Anche in Italia, dove sono presenti 16 materie prime critiche su 34 su cui secondo il ministro Adolfo Urso “occorre investire e riattivare le potenzialità”. Un esempio sono i giacimenti di Cobalto presenti in Piemonte, come raccontato da un reportage di Sky TG24.

Striscioni contro la miniera a Covas do Barroso

“Sono contraria perché sono nata qui e amo il mio territorio” - ci dice Aida Fernandes, allevatrice e presidente del baldios di Barroso (un consorzio di proprietari terrieri) - “non credo in questo progetto, in ciò che tentano di venderci, che distruggerà per sempre questa regione. Siamo solo 70 persone, ma abbiamo i nostri diritti. È come essere tornati ai tempi della dittatura, di Mussolini o di Salazar”.

I motivi della protesta

Le preoccupazioni principali della popolazione locale riguardano la tutela della biodiversità – la zona è stata riconosciuta dalla Fao come patrimonio agricolo di rilevanza globale nel 2018 – e delle risorse idriche, per il timore che l’acqua possa essere contaminata dalla miniera e che le operazioni ne facciano un consumo eccessivo.

Nell’area sorgeranno quattro miniere a cielo aperto a poche centinaia di metri dalle prime case, da cui saranno estratte rocce granitiche contenenti spodumene, simili a quelle usate per la lavorazione della ceramica. Da questo minerale, attraverso la raffinazione, verrà successivamente ottenuto il litio. La produzione dovrebbe partire nel 2026, per circa 200.000 tonnellate di materiale roccioso che permetteranno di costruire circa 500.000 batterie di auto elettriche all’anno.

Roccia contenente spodumene e litio

"Una miniera modello per tutta Europa"

L’azienda che ha in mano il progetto è la britannica Savannah Resources, che ha ottenuto la licenza mineraria nel 2006 e ha messo sul piatto un investimento pari a 300 milioni di euro. Incontriamo l’amministratore delegato ad interim Dale Ferguson in un ufficio nella periferia di Lisbona, il giorno in cui Emanuel Proença viene annunciato come suo successore: “Il nostro è un buon progetto” - assicura il ceo – “è stato valutato da una commissione molto rigorosa per quanto riguarda l’aspetto ambientale e sociale: siamo soddisfatti di dover seguire questo insieme di regole decisamente stringenti, così da poter dimostrare al governo e alla comunità locale che facciamo le cose sul serio e che li ascoltiamo”.

Covas do Barroso

Savannah aveva presentato una prima versione del progetto nel 2020, che era stata tuttavia bocciata dall’Autorità portoghese per l’ambiente. A seguito di diverse modifiche, l’agenzia ha infine concesso il via libera preliminare al progetto. Tra i cambiamenti che hanno soddisfatto gli esperti compaiono la riduzione della superficie totale, la promessa di non prelevare acqua direttamente dal fiume Covas e di non lavorare durante la notte e l’apertura di una nuova strada. Ferguson garantisce che così “stabiliremo un gold standard nella regolamentazione per l’apertura di nuovi siti estrattivi. Vogliamo diventare la miniera modello per tutta Europa”. L’opinione degli abitanti di Covas è invece opposta: la valutazione positiva di impatto ambientale sarebbe un “atto politico” e non tecnico, e tra la popolazione locale prevale lo scetticismo sulla capacità del governo di verificare il reale rispetto delle condizioni concordate da Savannah.

L'Europa a rischio dipendenza cinese

Secondo le previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia il consumo di litio è destinato a moltiplicarsi per quattro entro il 2030 e a correre ancora di più in Unione europea. Tuttavia oggi, a parte i siti estrattivi portoghesi dedicati al feldspato utile alla lavorazione della ceramica, non c’è alcuna miniera di litio attiva sul suolo europeo: l’Ue dipende esclusivamente dall’estero, in un mercato delle materie prime dominato dalla Cina. Ecco perché la Commissione ha proposto a marzo un nuovo regolamento per accelerare l’apertura di nuove miniere, in modo da estrarre almeno il 10 per cento del litio necessario dal sottosuolo europeo entro il 2030. Il governo portoghese vuole essere in prima linea e sfruttare le riserve del sottosuolo. La segretaria di Stato per l’Energia e il Clima Ana Fontoura Gouveia illustra la strategia a Sky TG24: “Non vogliamo essere un paese che semplicemente estrae questi minerali. Noi vogliamo piuttosto estrarli, raffinarli e poi produrre le batterie elettriche. Abbiamo ricevuto quasi 9 miliardi di euro di proposte di investimento in questa filiera, favorendo le società che prevedono di mantenere l’intera catena del valore in Portogallo”.

torta

Investimenti che secondo le stime del Ministero dell’Ambiente portoghese potrebbero creare 8mila posti di lavoro, anche nella regione di Covas do Barroso che ha perso nell’ultimo mezzo secolo metà della sua popolazione. Per questo il governo ha recentemente rivisto la legge sullo sfruttamento delle risorse mineraria, per velocizzare i processi di autorizzazione e allo stesso tempo aumentare le garanzie per la popolazione locale. “Le miniere hanno certamente un impatto” – chiarisce Gouveia – “noi vogliamo essere certi che, qualsiasi esso sia, possiamo ridurlo al minimo o compensare la popolazione locale. Specialmente in questa fase in cui l’estrazione di litio è ancora una novità per la comunità”.

Caso già finito in tribunale

Ma è evidente che a Covas qualcosa si è rotto nel dialogo tra l’azienda e la comunità locale. Il motivo ce lo spiega Nelson Gomes, presidente dell’associazione "Unidos em defesa de Covas do Barroso": “Loro ci vogliono far credere che si tratti di salvare il pianeta. Ma è esattamente il contrario. Non ha alcun senso continuare a distruggere aree verdi, la biodiversità, risorse idriche. Noi sappiamo perfettamente che il litio serve solo ad alimentare l’industria automobilistica”.

 

Elettrificazione contro tutela del territorio, due gambe della lotta al cambiamento climatico che almeno all’apparenza si trovano su due barricate opposte a Covas do Barroso. E non è il solo conflitto che appare sullo sfondo di questa vicenda: “perché dovremmo distruggere tutto questo ecosistema per permettere a qualcuno di guidare un’auto elettrica da qualche altra parte?” si chiede Aida Fernandes. È una nuova frattura geografica, tra grandi città che puntano sull’elettrico per liberarsi dallo smog e campagne che non vogliono vedere sventrato il proprio sottosuolo alla ricerca di materie prime critiche. Lúcia Dias Mó, presidente del consiglio cittadino del paese, lo dice chiaramente a Sky TG24: “Non possono chiederci di accettare sacrifici che non farebbero nemmeno a Lisbona”.

La battaglia per i terreni

La battaglia di Covas sarà ancora lunga. Savannah è chiamata ora a presentare un piano operativo che rispetti i paletti previsti dall’Agenzia per l’ambiente. E dovrà poi acquistare i terreni su cui iniziare gli scavi: per ora si è assicurata 93 ettari di terreno sui quasi 600 che fanno parte della concessione mineraria. I terreni mancanti per lo più sono di proprietà di due baldios, consorzi gestiti da allevatori e contadini locali, che hanno rifiutato ogni offerta di acquisto o affitto, nonostante i prezzi offerti superassero quelli di mercato secondo Savannah. L’esito che tutti a parole vorrebbero evitare è l’esproprio dei terreni, nonostante la società scriva di non essere disposta a rinunciarvi “nel solo caso in cui non sia possibile trovare un accordo”.

 

La vicenda è già finita in tribunale, a cui si è rivolto il comune di Boticas, di cui fa parte Covas do Barroso: “Io non sono un fondamentalista” – spiega il sindaco Fernando Queiroga – “ci sono altre due miniere che creano ricchezza. Ma sul litio noi faremo ogni cosa in nostro potere per bloccare l’esplorazione, ricorrendo ai tribunali portoghese e perfino quelli europei. Non ho mai visto una miniera nascere contro il volere della popolazione”.

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