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Pubblico impiego, ingiusto attendere anni per la liquidazione

Economia

Simone Spina

Anche sette anni, per uno statale, per avere la buonuscita che spetta quando si va in pensione o si lascia l'impiego. Adesso la Corte Costituzionale ha dichiarato che tutto questo è illegittimo e che il Parlamento deve rimediare per accorciare i tempi, salvaguardando però i conti pubblici. Nel privato, il trattamento di fine rapporto arriva nel giro di tre mesi

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Non è giusto fare attendere anni ai dipendenti pubblici per dar loro la liquidazione che spetta quando si va in pensione: è incompatibile con la Costituzione. A dirlo è la Consulta, che rivolge un invito – definito “pressante” - al Parlamento per cambiare le cose.

Fino a sette anni per la buonuscita

E’ quindi illegittimo che gli impiegati dello Stato, o altro ente pubblico, ricevano il trattamento di fine rapporto (soldi dello stipendio accantonati durante la loro carriera) a rate e a distanza di due, ma nei casi estremi anche sette anni, dal momento in cui lasciano il lavoro. Nel privato, di norma, la buonuscita arriva dopo tre mesi, ma la decisione della Corte (simile a quella di qualche anno fa) non obbliga subito la politica a ricalcare i tempi delle aziende ma a intervenire in modo graduale.

Salvaguardare i conti pubblici

Non bisogna, quindi, rimediare al passato, anche perché in questo caso lo Stato dovrebbe spendere tanti miliardi da rischiare di far saltare i bilanci dell’Inps. E non si deve, nell’immediato futuro, dare tutta la liquidazione ai 150mila dipendenti pubblici che l’anno prossimo – si prevede – lasceranno il posto. Un rimedio, comunque, è necessario.

Liquidazione a rate, l'origine del "ritardo"

La scelta di ritardare le liquidazioni nel pubblico impiego risale a più di dieci anni fa, quando il governo guidato da Mario Monti adottò questa misura per dare respiro alle finanze pubbliche nel pieno della crisi del debito. Da allora, però, nulla è cambiato, se non la possibilità di ottenere un anticipo del trattamento di fine rapporto dietro il pagamento di un prestito agevolato.