Guerra in Ucraina, i rincari delle materie prime alimentari

Economia

Giorgio Rizza

©IPA/Fotogramma

Tra le conseguenze della guerra in Ucraina oltre all'impennata dei costi energetici, ci sono anche gli aumenti di grano e mais spinti dal clima di incertezza che rischiano di contribuire ad una ulteriore crescita dell'inflazione anche nel nostro Paese

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Non solo gas ed energia, la guerra in Ucraina adesso comincia a farsi sentire anche sulle materie prime alimentari, soprattutto sui cereali per il blocco delle attività dei porti i Mariupol e Odessa. Un clima di assoluta incertezza sui tempi per la ripresa delle esportazioni, come sottolinea Confagricoltura, tradotto dai mercati con il balzo delle quotazioni mondiali alla Borsa di Chicago.

L’impennata di mais e grano

Il mais è ai massimi dal 2013, per il grano valori che non si vedevano dal 2008. Russia e Ucraina insieme infatti valgono 1/3 del commercio mondiale di grano, il 19% per quello del mais e l’80% delle esportazioni di olio di girasole. E così, mentre gli operatori si affannano alla ricerca di fonti alternative, in un settore già sotto pressione per la siccità che ha ridotto la disponibilità da Sud America, Stati Uniti e Canada, i prezzi aumentano. La prima settimana di guerra ha già portato a un +13% per il grano tenero e a un +29% per il mais a livello mondiale. Una situazione che si farà sentire anche nel nostro Paese che importa il 64% del grano tenero che consuma per pane, farina e biscotti e il 53% del mais per l’alimentazione del bestiame, con l’Ucraina secondo fornitore.

I rincari della pasta non legati alla guerra

Meno preoccupante è invece la situazione per la regina della nostra tavola, la pasta, fatta solo di grano duro che non proviene né dalla Russia né dall’Ucraina. Anche lei rischia però di subire qualche ritocco verso l’alto. Un 10% in più secondo Federalimentari che si aggiunge all’altro 10% già applicato a fine 2021. Ma qui, come del resto in tutto il settore agroalimentare, pesa lo scenario da tempesta perfetta tra rincari dell’energia, dei carburanti, dei trasporti e degli imballaggi che contribuiscono a spingere verso l’alto l’inflazione di casa nostra, in salita ormai da otto mesi consecutivi e che per i beni alimentari a febbraio è arrivata al +4,7% rispetto all’anno precedente.

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