Se non investissimo più nulla contro il cambiamento climatico per la fine del secolo il Pil globale scenderebbe del 18 per cento. Sei volte peggio di quanto accaduto con la pandemia nel 2020. LO SKYWALL
Negli ultimi mesi, complice anche la crisi energetica che si è fatta sentire anche nelle bollette, si è molto discusso dei costi della transizione climatica. Rimane però poca chiarezza sui numeri di cui stiamo parlando. Numeri che possono sorprendere e offrire un po' di ottimismo.
Per gli eserciti si spende quanto servirebbe per il clima
Secondo un sondaggio di Reuters a cui hanno risposto 31 economisti climatici, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 - come si propongono di fare Ue e Usa - serviranno investimenti aggiuntivi per il 2 e il 3 per cento di Pil globale ogni anno per tre decenni. Si tratterebbe nell'arco di trent'anni di circa 44mila miliardi di dollari. Il Fondo Monetario Internazionale è invece parzialmente più ottimista a crede che possa essere sufficiente l'1 per cento in più all'anno.
Numeri monstre, che però si possono leggere sotto una luce più ottimista se si confrontano con spese che conosciamo meglio. Per esempio quella militare: ogni anno il finanziamento degli eserciti richiede il 2,35 per cento del Pil globale, proprio ciò che basterebbe per raggiungere la neutralità climatica. Per la pandemia invece la spesa globale volta a contrastare la crisi ha raggiunto il 16,5 per cento del Pil in un solo anno per l'Ocse: se l'economia ha retto a un tale sforzo, si può ritenere che una spesa annua del 2-3 per cento sia sostenibile.
7 dollari su 10 da privati
Per di più, a differenza delle spese militari e di quelle legate alla pandemia, contro il cambiamento climatico si mobiliteranno soprattutto investitori privati. L'Agenzia internazionale per l'energia si attende infatti che solo il 30 per cento degli investimenti arrivi dai bilanci degli Stati. Una dimostrazione è l'annuncio di mercoledì 3 novembre della Glasgow Financial Alliance for Net Zero di investire fino a 130 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari di capitali privati, da parte delle oltre 450 banche e assicurazioni che ne fanno parte.
Promessa mancata
Nonostante i soldi ci siano - secondo Mario Draghi "non sono un problema" - non sempre c'è la volontà politica di spenderli. Lo dimostra la difficoltà di mantenere la promessa di finanziare con 100 miliardi di dollari all'anno - pagati dagli stati ricchi - la transizione climatica dei paesi in via di sviluppo. Nonostante l'impegno sia previsto dall'Accordo di Parigi del 2015, non è stato ancora raggiunto e potrebbe esserlo solo entro il 2025.
Crisi climatica sei volte peggio il Covid
Ma quanto ci costerebbe invece l'innalzamento incontrollato della temperatura? È uno scenario possibile se i paesi continuassero con il "business as usual", cioè se non implementassero politiche climatiche. In questo caso, secondo Climate Action Tracker, la temperatura globale potrebbe crescere fino a quasi 4 gradi centigradi.
Se accadesse, secondo un'analisi della Banca Centrale Europea, il rischio default per le aziende europee potrebbe aumentare del 5 e mezzo per cento. In caso di aumento della temperatura oltre i 4 gradi, gli economisti sentiti da Reuters ritengono che il Pil globale potrebbe perdere il 2,4 per cento entro il 2030, il 10 per cento entro il 2050 e addirittura il 18 per cento alla fine del secolo. Tantissimo, considerato che la pandemia dell'anno scorso ha causato un calo del reddito globale "solo" del 3,1 per cento.