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Fisco, riforma lontana: nodi patrimoniale e flat tax

Economia

Simone Spina

Entro luglio il governo vuole definire i pilastri del nuovo sistema di tassazione. Ma sulle proposte arrivate dal Parlamento non c'è intesa tra i partiti. A dividere, le imposte sui patrimoni e  sui lavoratori autonomi. Accordo, invece, sull’idea di ridurre il prelievo sui redditi medi

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Meno tasse per chi guadagna tra 1500 e 2600 euro netti al mese. E’ questo uno degli obiettivi sui quali c’è concordanza di vedute a livello politico per la riforma del Fisco in lavorazione in parlamento. Una revisione complessiva che, a causa della giungla di norme che ingarbugliano la materia, non sarà facile da disegnare entro luglio come auspicato.

Mettere mano a imposte, detrazioni e lotta all’evasione, senza compromettere i conti pubblici, è uno dei propositi del Piano italiano per la ripresa legato al Recovery Fund. E l’Europa, nel dare il primo via libera ai fondi che ci spettano, ha ricordato che il nostro sistema è inefficiente in molti punti.   

Tra questi, il peso sul cosiddetto ceto medio, sul quale l’idea che trova i partiti d’accordo è quella di ridurre l’imposizione tra chi guadagna fra 28mila e 55mila euro lordi all’anno. La misura riguarda oltre sette milioni di contribuenti ma non è stata decisa nel concreto la ricetta: per trovare una soluzione bisognerà giocare tra aliquote e detrazioni, mentre il bonus 100 euro dovrebbe sparire.

Concordanze di vedute sull’addio all’Irap, una delle imposte che grava sulle imprese e che verrebbe assorbita nei tributi già esistenti. Novità anche per altre imposte sulle aziende, con l’obiettivo di semplificare le procedure.

In alto mare, invece, il futuro delle tasse legate alla casa, e su altri patrimoni, e il nuovo regime per i lavoratori autonomi.  Nel centrosinistra ci sono proposte per aumentare i balzelli su chi possiede grandi ricchezze e sulle eredità, ma al centrodestra non piacciono.

E non c’è accordo neanche sulla flat tax e il regime forfettario per le Partite Iva, cioè il prelievo secco (a prescindere dalla crescita dei guadagni) e rate più diluite per i versamenti.