I paesi europei iniziano a compiere i primi passi formali per l’approvazione dei piani di ripresa. Il governo ellenico approva il recovery plan, che invierà a Bruxelles prima del 30 aprile
Tra i paesi più avanti nella corsa al Recovery Fund (CLICCA PER IL MONITORAGGIO DI SKY TG24) c'è la Grecia, nella crisi del debito del 2011 brutto anatroccolo dell’Ue ma sul recovery già elogiata dal commissario europeo Valdis Dombrovskis. Il governo ellenico, guidato da Kyriakos Mitsotakis, ha approvato la propria proposta del piano di recupero che porterà al paese 32 miliardi di euro, di cui 19 da sussidi. Si tratta di 160 azioni, tra progetti di spesa e riforme, che potranno mobilitare altri 25 miliardi di euro di investimenti privati, o almeno queste sono le intenzioni. L’obiettivo è quasi raddoppiare la potenza di fuoco grazie ai fondi privati, attraverso meccanismi di co-finanziamento. Il piano greco - dopo essere stato presentato in forma di bozza a dicembre - ora dovrà passare dal Parlamento, prima di essere spedito formalmente a Bruxelles entro il 30 aprile.
E l'Italia?
Se l’iter greco appare chiaro, ci sono invece dubbi su quello italiano. Il governo Conte aveva pubblicato la prima proposta ufficiale del piano il 12 gennaio, qualche mese o settimana dopo quanto avevano fatto Francia, Spagna e Germania. Da allora il Parlamento italiano ha lavorato per pubblicare un giudizio e questa settimana si esprimerà attraverso due relazioni. Che però inevitabilmente prenderanno in considerazione un piano ormai datato, su cui il governo Draghi sta lavorando a modifiche che non lo stravolgeranno ma saranno comunque sostanziali. E su cui non è ancora chiaro se ci sarà il tempo per un nuovo passaggio in Parlamento, prima del 30 aprile data di termine per la presentazione.
Scadenza il 30 aprile
Anche se dalla Commissione europea hanno chiarito da tempo che la scadenza di fine aprile non è assolutamente ultimativa. Per ora infatti nessun paese ha ancora inviato il proprio piano, e manca ancora la ratifica di più di 10 parlamenti nazionali (i paesi in bianco nella cartina) al nuovo debito europeo che finanzierà il Next Generation Eu. Tra cui quello tedesco, bloccato dalla corte suprema su ricorso del partito di estrema destra Afd.