Recovery Fund, veto di Ungheria e Polonia al bilancio Ue. Berlino: "Siate responsabili"

Economia

Nuova battuta d'arresto per il pacchetto da oltre 1.800 miliardi, che comprende il Bilancio Ue e il Recovery Fund, con lo stop arrivato dai due Paesi. II ministro degli Affari europei tedesco e presidente di turno del Consiglio Ue, Michael Roth, avverte: “Non è tempo di veti ma di agire velocemente e in uno spirito di solidarietà. In caso di blocco, gli europei pagherebbero un prezzo alto"

Nuova battuta d'arresto per il pacchetto da oltre 1.800 miliardi, che comprende il Bilancio Ue e il Recovery Fund, con il veto di Polonia e Ungheria, in uno showdown annunciato, che lascia l'Unione Europea di nuovo in bilico. A stretto giro la reazione di Berlino: “Chiedo a tutti, nell'Ue, di essere responsabili, non è tempo di veti ma di agire velocemente ed in uno spirito di solidarietà. In caso di blocco, gli europei pagherebbero un prezzo alto. Restiamo impegnati a risolvere le questioni" pendenti "al più presto”, ha dichiarato il ministro degli Affari europei tedesco e presidente di turno del Consiglio Ue, Michael Roth, prima della videoconferenza Affari generali, commentando quanto avvenuto ieri (16 novembre) alla riunione degli ambasciatori dei 27, dove è arrivato il veto.

Lo scontro

Il teatro del nuovo scontro è stata proprio la riunione dei 27 ambasciatori presso l'Unione, il Coreper, chiamati a dare il via libera politico agli accordi preliminari raggiunti dai negoziatori di Consiglio e Parlamento europeo su Budget 2021-2027 e Risorse proprie. I dossier, su cui è necessario un assenso unanime, sono stati presi in ostaggio da Budapest e Varsavia come ritorsione, perché non hanno invece potuto bloccare il provvedimento che stava loro più a cuore, ovvero l'ok all'intesa sulla condizionalità che subordina l'erogazione dei fondi dal Bilancio europeo al rispetto dello stato di diritto. Dossier che richiede la maggioranza qualificata, più facile da raggiungere.

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La posizione di Ungheria e Polonia

Viktor Orban e Mateusz Morawiecki, a capo di esecutivi già finiti nel mirino di Bruxelles per le loro riforme illiberali, si erano opposti in tutti i modi di fronte alla condizionalità sullo Stato di diritto. Lo avevano già fatto sapere con dichiarazioni a mezzo stampa, ripetute in due distinte lettere inviate alla Commissione nei giorni scorsi. Inoltre, il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs, lo aveva confermato anche in un'intervista ieri, nonostante i tentativi di convincimento della cancelliera Merkel. Tanto che Kovacs subito dopo il veto ha twittato: “Eravate stati avvertiti".

Misiani: "C'è rischio slittamento"

Sul tema, è intervenuto anche il viceministro all'economia Antonio Misiani, rispondendo in un'intervista a Radio Capital sulla possibilità di un ulteriore slittamento  del Recovery dopo lo stop di Polonia e Ungheria: "C'è questo rischio", ha detto. "Noi - ha poi aggiunto Misiani- sosteniamo la mediazione tra Parlamento europeo e Consiglio , è una posizione ragionevole  e ci aspettiamo che i governi che pongono il veto tornino sulle loro posizioni ". 

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